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V Domenica di Pasqua

Ultimo Aggiornamento: 09/05/2009 18:39
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09/05/2009 18:28
 
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Messa vigiliare della Domenica V di Pasqua

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Matteo 28, 8-10

Abbandonato in fretta il sepolcro con timore e gioia grande, le donne corsero a dare l’annuncio ai suoi discepoli. Ed ecco, il Signore Gesù venne loro incontro e disse: «Salute a voi!». Ed esse si avvicinarono, gli abbracciarono i piedi e lo adorarono. Allora Gesù disse loro: «Non temete; andate ad annunciare ai miei fratelli che vadano in Galilea: là mi vedranno».
Cristo Signore è risorto! Alleluia, alleluia!
® Rendiamo Grazie a Dio! Alleluia. alleluia!
Letture Rito Ambrosiano
 
At 7,2-8.11-12a.17.20.30-34.36-42a.51-54; Sal 117; 1Cor 2,6-12; Gv 17,1b-11
LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 7, 2-8. 11-12a. 17. 20-22. 30-34. 36-42a. 44-48a. 51-54

In quei giorni. Stefano rispose: «Fratelli e padri, ascoltate: il Dio della gloria apparve al nostro padre Abramo quando era in Mesopotamia, prima che si stabilisse in Carran, e gli disse: “Esci dalla tua terra e dalla tua gente e vieni nella terra che io ti indicherò”. Allora, uscito dalla terra dei Caldei, si stabilì in Carran; di là, dopo la morte di suo padre, Dio lo fece emigrare in questa terra dove voi ora abitate. In essa non gli diede alcuna proprietà, neppure quanto l’orma di un piede e, sebbene non avesse figli, promise “di darla in possesso a lui e alla sua discendenza dopo di lui”. Poi Dio parlò così: “La sua discendenza vivrà da straniera in terra altrui, tenuta in schiavitù e oppressione per quattrocento anni. Ma la nazione di cui saranno schiavi, io la giudicherò – disse Dio – e dopo ciò usciranno” e mi adoreranno in questo luogo. E gli diede l’alleanza della circoncisione. E così Abramo generò Isacco e lo circoncise l’ottavo giorno e Isacco generò Giacobbe e Giacobbe i dodici patriarchi. Su tutto l’Egitto e su Canaan vennero carestia e grande tribolazione e i nostri padri non trovavano da mangiare. Giacobbe, avendo udito che in Egitto c’era del cibo, vi inviò i nostri padri. Mentre si avvicinava il tempo della promessa fatta da Dio ad Abramo, il popolo crebbe e si moltiplicò in Egitto. In quel tempo nacque Mosè, ed era molto bello. Fu allevato per tre mesi nella casa paterna e, quando fu abbandonato, lo raccolse la figlia del faraone e lo allevò come suo figlio. Così Mosè venne educato in tutta la sapienza degli Egiziani ed era potente in parole e in opere. Passati quarant’anni, gli apparve nel deserto del monte Sinai un angelo, in mezzo alla fiamma di un roveto ardente. Mosè rimase stupito di questa visione e, mentre si avvicinava per vedere meglio, venne la voce del Signore: “Io sono il Dio dei tuoi padri, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe”. Tutto tremante, Mosè non osava guardare. Allora il Signore gli disse: “Togliti i sandali dai piedi, perché il luogo in cui stai è terra santa. Ho visto i maltrattamenti fatti al mio popolo in Egitto, ho udito il loro gemito e sono sceso a liberarli. Ora vieni, io ti mando in Egitto”. Egli li fece uscire, compiendo prodigi e segni nella terra d’Egitto, nel Mar Rosso e nel deserto per quarant’anni. Egli è quel Mosè che disse ai figli d’Israele: “Dio farà sorgere per voi, dai vostri fratelli, un profeta come me”. Egli è colui che, mentre erano radunati nel deserto, fu mediatore tra l’angelo, che gli parlava sul monte Sinai, e i nostri padri; egli ricevette parole di vita da trasmettere a noi. Ma i nostri padri non vollero dargli ascolto, anzi lo respinsero e in cuor loro si volsero verso l’Egitto, dicendo ad Aronne: “Fa’ per noi degli dèi che camminino davanti a noi, perché a questo Mosè, che ci condusse fuori dalla terra d’Egitto, non sappiamo che cosa sia accaduto”. E in quei giorni fabbricarono un vitello e offrirono un sacrificio all’idolo e si rallegrarono per l’opera delle loro mani. Ma Dio si allontanò da loro e li abbandonò al culto degli astri del cielo. Nel deserto i nostri padri avevano la tenda della testimonianza, come colui che parlava a Mosè aveva ordinato di costruirla secondo il modello che aveva visto. E dopo averla ricevuta, i nostri padri con Giosuè la portarono con sé nel territorio delle nazioni che Dio scacciò davanti a loro, fino ai tempi di Davide. Costui trovò grazia dinanzi a Dio e domandò di poter trovare una dimora per la casa di Giacobbe; ma fu Salomone che gli costruì una casa. L’Altissimo tuttavia non abita in costruzioni fatte da mano d’uomo. Testardi e incirconcisi nel cuore e nelle orecchie, voi opponete sempre resistenza allo Spirito Santo. Come i vostri padri, così siete anche voi. Quale dei profeti i vostri padri non hanno perseguitato? Essi uccisero quelli che preannunciavano la venuta del Giusto, del quale voi ora siete diventati traditori e uccisori, voi che avete ricevuto la Legge mediante ordini dati dagli angeli e non l’avete osservata». All’udire queste cose, erano furibondi in cuor loro e digrignavano i denti contro Stefano.

SALMO
Sal 117

® Lodate il Signore e proclamate le sue meraviglie. oppure ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele:
«Il suo amore è per sempre». ®

Dica la casa di Aronne:
«Il suo amore è per sempre».
Dicano quelli che temono il Signore:
«Il suo amore è per sempre». ®

Mi avevano spinto con forza per farmi cadere,
ma il Signore è stato il mio aiuto.
Mia forza e mio canto è il Signore,
egli è stato la mia salvezza. ®

EPISTOLA
Prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 2, 6-12

Fratelli, tra coloro che sono perfetti parliamo, sì, di sapienza, ma di una sapienza che non è di questo mondo, né dei dominatori di questo mondo, che vengono ridotti al nulla. Parliamo invece della sapienza di Dio, che è nel mistero, che è rimasta nascosta e che Dio ha stabilito prima dei secoli per la nostra gloria. Nessuno dei dominatori di questo mondo l’ha conosciuta; se l’avessero conosciuta, non avrebbero crocifisso il Signore della gloria. Ma, come sta scritto: / «Quelle cose che occhio non vide, né orecchio udì, / né mai entrarono in cuore di uomo, / Dio le ha preparate per coloro che lo amano». Ma a noi Dio le ha rivelate per mezzo dello Spirito; lo Spirito infatti conosce bene ogni cosa, anche le profondità di Dio. Chi infatti conosce i segreti dell’uomo se non lo spirito dell’uomo che è in lui? Così anche i segreti di Dio nessuno li ha mai conosciuti se non lo Spirito di Dio. Ora, noi non abbiamo ricevuto lo spirito del mondo, ma lo Spirito di Dio per conoscere ciò che Dio ci ha donato.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 17, 1b-11

In quel tempo. Il Signore Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato. Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse. Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato. Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te. Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi».
09/05/2009 18:39
 
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Commento al Vangelo del 10 maggio
Gesù rivelazione del padre
V Domenica di Pasqua
08.05.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Pascal, il grande filosofo, scienziato e mistico francese del XVII secolo, custodiva cucita nella giubba una piccola pergamena sulla quale aveva tentato di confessare una bruciante esperienza mistica: il ricordo della notte del 23 novembre 1654, in cui, dopo mesi di incertezza e aridità, aveva sentito nuovamente l’appello della grazia e aveva esclamato: «Dio di Abramo, Dio di Isacco, Dio di Giacobbe, non Dio dei filosofi e dei dotti, Dio di Gesù Cristo».
Di Dio noi possiamo parlare appunto alla maniera dei filosofi e dei dotti, grazie alla nostra ragione che, partendo dalle cose create, è in grado di giungere fino al Creatore. I filosofi in molti modi hanno tentato di parlare di Dio: causa prima dell'universo; motore immobile che tutto muove; grande architetto o orologiaio che tutto mantiene nell'ordine. C'è una affermazione di Napoleone che presenta questa idea di Dio: «Io non nutro alcun interesse per l'Incarnazione, ma vi esorto vescovi, preti e funzionari a insegnare Dio signore e sovrano, reggitore del mondo, al quale dovete obbedienza sotto pena di inferno eterno». È una caricatura di Dio ridotto a garante e tutore dell'ordine.
Ma se vogliamo conoscere Dio dobbiamo volgerci a Gesù. E l’evangelo di questa domenica ci aiuta a scoprire il volto di Dio che in Gesù ci è rivelato, non attraverso un discorso su Dio, ma entrando nel dialogo tra Gesù e il Padre, entrando nella preghiera di Gesù: «Alzàti gli occhi al cielo, Gesù disse: “Padre...”». Certom Gesù ci parla di Dio - quante parole stupende ci raccontano il suo amore incondizionato, la sua instancabile ricerca anche dell’ultimo e più malconcio rottame umano -, ma soprattutto Gesù ci fa conoscere Dio parlando a Lui. Si conosce il volto di Dio solo in quel dialogo che è la preghiera, perché solo così lo si conosce non come un oggetto di cui parlo. ma come un tu al quale parlo, al quale mi apro e mi affido.

Parlare di Dio e parlare a Dio

Un mio amico, lo scrittore Erri De Luca, una volta mi ha detto: «Io non sono credente anche se parlo molto di Dio, studio ogni mattina di buon’ora le sue parole, i testi sacri, Dio è oggetto delle mie ricerche. Ma a lui io non mi rivolgo come a un Tu, non gli parlo, non prego». Parlare di Dio e parlare a Dio. Tutti possono parlare o sparlare di Dio, tutti, atei compresi, che appunto versano fiumi di inchiostro per negarne l’esistenza. Parla a Dio solo chi si affida a lui, magari per contestarlo, per implorarlo, per gridargli rabbia o disperazione, per ringraziarlo o implorarlo. Non importa quel che si dice, basta volgersi a lui, dargli del tu proprio come a un amico.
L’evangelo di oggi è un frammento di una lunga, grande preghiera di Gesù al Padre. Gli evangelisti ripetutamente annotano le lunghe ore, soprattutto notturne, trascorse da Gesù in preghiera, in dialogo con il Padre. I momenti cruciali della sua vita sono segnati dalla preghiera. Ma quale il significato di tale preghiera? Nella preghiera è la comunione con il Padre che affiora e si fa parola. La preghiera di Gesù esprime il suo affidamento senza riserve al Padre. Pensiamo alla drammatica preghiera nella notte del Getsemani: Gesù ritrova la forza per dare la sua vita fino alla fine.
Infine, la preghiera di Gesù esprime la sua solitudine. Una solitudine che nasce dalla ricchezza d'essere sempre con Dio (Gv 16,32). A Gesù non bastava parlare con gli uomini, neppure bastava morire per i fratelli. Avverte una solitudine che solo Dio può colmare. La preghiera esprime la solitudine dell'uomo che si sente pellegrino verso l'Assoluto. Così la preghiera è segno che l'uomo è fatto per Dio. Ma nella preghiera di Gesù non c’è solo il volto del Padre. Ci sono i volti di uomini e donne, i volti di tutti, senza esclusioni.: «Io prego per loro, per coloro che tu mi hai dato perché sono tuoi...».

Una vita di donazione

Anche per noi Gesù ha pregato quell’ultima sera della sua vita, prima di andare a morire per noi: ha pregato chiedendo che, custoditi nel suo amore, fossimo una cosa sola: con e per gli altri, come Lui è uomo per gli altri, aperto, solidale, proteso nel dono di sè. Gesù progetta l'esistenza in termini di donazione, non di possesso. Si direbbe che la sua ansia è quella di condividere, di con-patire. Tale solidarietà trova il suo vertice nella croce, ma è la legge di tutta la sua esistenza. È venuto non per essere servito, ma per servire e dare la sua vita per tutti.
Gesù è rivelazione del volto di Dio e del volto dell'uomo. Un Dio col quale l'uomo entra in dialogo, un Dio alleato che è per noi, irrevocabilmente. Un Dio solidale con l'uomo. Un uomo aperto all’Altro, a un Tu, un uomo che al suo Dio parla così: Sia che viva, sia che muoia, io sono accanto a te e tu sei accanto a me, Mio Dio... Io non comprendo le tue vie, ma la mia via tu la conosci.
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