la vicenda si complica e finirà al fotofinish (ma si può? Solo per l'elezione di un lander...)
Atene, i fondi non arrivano
Il ministro dell'Economia greco George Papacostantinou
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Berlino prende tempo, ma per evitare il crac servono 9 miliardi
in due settimane
MARCO ZATTERIN
CORRISPONDENTE DA BRUXELLES
La Grecia promette altre misure correttive per il 2011 e il 2012, la Germania tiene duro. Il cocktail fra pressioni politiche e la paura d’uno tsunami finanziario che dall’Egeo si trasmetta al resto dell’Ue è servito ieri a rendere più omogenei i toni con cui si parla di Atene in crisi. I dubbi e le reticenze politiche registrati nel fine settimana hanno irritato parecchie capitali e tenuta alta la pressione sui titoli di stato ellenici, i cui interessi sono volati ai massimi dal ’98.
E’ un processo che si fatica a sbloccare sino in fondo. E non è una buona cosa, perché entro fine maggio Atene deve rimborsare 20 miliardi di debito al mercato: cifra che, in queste condizioni di difficoltà a finianziarsi sul mercato, può affondare Atene. Il ministro Papaconstantinou ha dichiarato che Italia, Francia, Olanda e Spagna sono pronte a pagare. Forse basta, forse no. Certo la Grecia deve raccogliere almeno 9 di quei 20 miliardi entro la metà del mese. «Dobbiamo salvare la nostra casa comune», ha esortato il ministro degli Esteri Franco Frattini ragionando sulle posizioni tedesche. Il fluire degli eventi dice che l’euro che ha pagato ancora pegno su tutte le monete e forato quota 1,33 col dollaro.
I tecnici di Ue, Fmi e Bce sono in Grecia da quattro giorni, parlano di come erogare i 45 miliardi di prestiti bilaterali promessi per consentire al governo Papandreou di tirarsi fuori dal rischio bancarotta, al 5% invece che al nove. L’asse portante della visita riguarda però il prolungamento dell’orizzonte del risanamento. «Per i prossimi anni la Grecia è impegnata a ridurre il deficit in modo sostanziale, controllare il debito e fare le riforme strutturali per avere un’economia competitiva - ha detto il ministro delle Finanze, George Papaconstantinou -. Tutto questo si tradurrà in politiche e misure concrete che saranno annunciate quando il negoziato sarà stato completato».
Atene ha diffuso un comunicato per esprimere questo pensiero, con la evidente speranza di rasserenare gli animi tedeschi scossi dalle elezioni regionali del 9 maggio. Da che è stata chiesta l’attivazione del meccanismo di aiuto Ue/Fmi, a Berlino i mal di pancia non si contano, soprattutto nella compagine cristiano democratica della cancelliera Merkel. La quale, ieri, è stata costretta a smentire che si stia pensando a cacciare i greci della moneta unica euro.
Se i mercati le credono, forse l’euro tornerà su. Non aiutano le parole del presidente della Bundesbank e candidato alla Bce, Axel Weber, che è tornato a contestare come «problematico» il ruolo del Fmi nella vicenda. E’ la seconda volta in una settimana che l’uomo della Buba si mette di traverso, gli speculatori troveranno pane per i loro denti affilati. A convincerli che non siamo sull’orlo della catastrofe prova il numero uno in carica all’Eurotower, Jean-Claude Trichet, per autodefinizione «fiducioso su una rapida soluzione della crisi». Parla da zio saggio. Lui sa bene ciò che riassume la ministra francese Christine Lagarde, e cioè che l’attitudine dell’Ue verso Atene è in questa fase «un po’ caotica». Solo che non lo dice.
A Parigi ne hanno discusso il presidente francese Nicolas Sarkozy e quello della Commissione José Manuel Barroso. «Siamo d’accordo sulla necessità di un’azione rapida e risoluta contro la speculazione che interessa la Grecia al fine di assicurare la stabilità della zona euro», hanno dichiarato a fine colloquio. E’ un chiaro invito a restare compatti, a evitare il peggio. Se cadesse la Grecia per mancanza di sostegno da parte di Eurolandia, spiegano fonti diplomatiche, «si potrebbe facilmente immaginare un attacco della speculazione verso i paesi dove la situazione della finanza pubblica non è certo florida».
Per quanto possa apparire poco morale, e indigesto per i contribuenti, la maggior parte dei paesi dell’Eurozona è persuasa che Atene non possa essere lasciata sola. C’è tempo per un lieto fine: la Grecia completa il piano triennale; l’Eurozona la finanzia a prezzo da saldo; i tedeschi votano nella Ruhr; la Merkel torna europeista; i mercati capiscono che il match è chiuso. Può funzionare. Anzi, deve. Perché l’alternativa potrebbe essere una tempesta finanziaria da cui non si salverebbero nemmeno i rigorosissimi tedeschi.
il sonno della ragione genera mostri
caro m'è il sonno, e il più l'esser di sasso
mentre che 'l danno e la vergogna dura
Non veder, non sentir m'è gran ventura.
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Ne plurimi valeant plurimum (Cicero)