L'autrice mi ha messo a disposizione un brano del romanzo, ve lo propongo per stuzzicare la vostra curiosità:
"Sono un cittadino che abita in Corso Monte Grappa. Vi scrivo per segnalarvi il disagio di tutta questa zona della città dovuto ai lavori per la nuova fermata della metropolitana, iniziati da qualche settimana. Il rumore e le vibrazioni provocati dagli scavi anche nelle ore notturne sono insopportabili e ci impediscono di dormire. Ieri notte alle ore 4:00 ancora non era stato possibile prendere sonno. Le pareti e il pavimento tremavano a tal punto da far cadere dei soprammobili nell’appartamento sopra il mio. Così abbiamo chiamato i vigili, per l’ennesima volta!"...
La roccia scura schizzava via a scaglie sotto ogni nuovo colpo di martello pneumatico. L’operaio, con le braccia che tremavano per le forti vibrazioni, pensava fra sé che se la sarebbe aspettata più dura quella pietra, che avrebbe fatto maggiore resistenza invece che sbriciolarsi così facilmente, ma che, nonostante tutto, quello fosse davvero un maledetto lavoro. E per di più notturno.
Gli scavi per la nuova fermata della metropolitana erano iniziati ormai da qualche settimana e la fatica cominciava a farsi sentire. Dentro quel tunnel faceva un caldo angosciante nelle sere di agosto, quando la città è avvolta da una cappa di umido soffocante. Nessun temporale estivo, non una bava d’aria. Gli uomini lavoravano soltanto con i pantaloncini corti, ma nonostante questo erano sempre grondanti di sudore e, sotto il caschetto, gli occhialini di protezione si appannavano continuamente.
E poi c’erano quelle dannate lampade: servivano a illuminare l’intera galleria, ma da esse usciva una temperatura insopportabile. Veniva voglia di spaccarle tutte ogni tanto e di andare al mare a farsi un bagno. Ma non si poteva. Bisognava continuare a martoriare la terra, senza sosta, notte e giorno, soprattutto la notte, con gli abitanti della zona che si lamentavano continuamente per le vibrazioni e il rumore che non li faceva dormire. Già, come se non bastasse lavorare fino alle cinque di mattina! Ci mancava anche doversi interrompere per andare a parlare con il poliziotto della volante di turno che rispondeva alle segnalazioni dei cittadini inferociti.
Tutto inutile. Permessi, autorizzazioni, cartacce di ogni genere: erano assolutamente in regola, «perfettamente in bolla» come si dice nel gergo dei cantieri. Lamentarsi era fiato sprecato. Loro piuttosto sì che avrebbero dovuto farsi sentire.
Quel buco di tunnel di via Canevari era veramente un piccolo inferno sotto terra.
[Modificato da GenoaJackson 04/12/2015 00:13]