salmo 146:4

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speranza!
00giovedì 27 luglio 2006 15:17
Ciao a tutti!

Qualcuno sa spiegarmi salmo146:4

"il suo spirito se ne esce, egli torna al suo suolo, in quel giorno periscono in effetti i suoi pensieri"

Dopo che lo spirito ha lasciato il corpo, la persona è cosciente o no? [SM=g27833]




[SM=g27827]: Speranza [SM=g27827]:
Polymetis
00giovedì 27 luglio 2006 15:33
La parola tradotta con "pensieri" indica i disegni, i progetti, il salmo sta dicendo che la morte priva l'uomo delle possibilità realizzative che egli ha sotto il sole, non c'è progettualità nello scheol, è impossibile portare avanti i disegni che avevamo in vita. “In quel giorno periscono in suoi progetti” è una traduzione più consona.
Ad ogni modo da come è posta la domanda dovresti rivedere il tuo approccio alla questione. La verità non sta in un versetto o in un libro ma nel concerto della rivelazione, né quello che è insegnato in un versetto è necessariamente d'accordo con quanto affermato altrove in altri versetti. La Bibbia è stata scritta nel corso dei secoli e la cultura ebraica ha cambiato parere su molte cose, s'è evoluta. Quanto ai destini dell'anima per le fasi più arcaiche dell'Antico Testamento essa sopravvive in uno stato umbratile negli inferi, ma questa non è l'escatologia neotestamentaria.

Ad maiora
(Mario70)
00giovedì 27 luglio 2006 18:45
re: morte
Insomma speranza pure tu ma che domande fai?
E' ovvio che le scritture scomode che ci portano lontano dalla spiegazione ufficiale riguardo all'anima, non vanno assolutamente analizzate in quanto ci possono distogliere da quella teologia aristotelico-platonica che con fatica ha avuto la meglio nel corso dei secoli.
Devi fare una scelta, quindi commettere eresia intellettualmente parlando, esamina solo le scritture che parlano di anima immortale (se le trovi mostramele anche a me [SM=g27830] ) e lascia stare le altre... sono superate!
Ciao Mario
speranza!
00venerdì 28 luglio 2006 11:45
Per Polymetis: grazie per la precisazione: periscono i "progetti".

Per Mario:
Buongiorno Mario!
Sono contenta per te perchè vedo che sei di buon umore e hai voglia di fare battute!! [SM=x570867] [SM=x570867]
Immagino che qualsiasi scrittura io possa citarti tu diresti che ho compiuto un'eresia, una scelta per sostenere la mia tesi.
Allora citami tu delle scritture e io potrò farti la stessa obiezione, è ovvio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Qui non si tratta di citare scritture e chi ne cita di più ha ragione, ma di capire il senso complessivo delle scritture!

Come si può conciliare la morte dell'anima, o meglio, per capirci e parlare della stessa cosa, la morte dell'io consapevole e la resurrezione? La mia ragione mi dice che deve esserci necessariamente una continuità, qualcosa che resta, altrimenti non sono io che risorgo e ne sono cosciente ma è al massimo un mio clone.
Se sbaglio, illuminami.


Ciao Speranza! [SM=x570892]


[Modificato da speranza! 28/07/2006 11.48]

Polymetis
00venerdì 28 luglio 2006 13:08
"quanto ci possono distogliere da quella teologia aristotelico-platonica"

Dell'anima non tratta la teologia ma l'escatologia (o la psicologia in senso etimologico nonché l'antropologia filosofica), e quanto alla concezione dell'anima aristotelico-platonica essa esiste quanto la politica berlusco-bertinottiana. E' tragico come la WTS sia riuscita a convincervi che l'etichetta "platonico" o "aristotelico" sia qualcosa da affibiare ad un concetto per denigrarlo; è terribile constatare come si sia giunti alla banale e ingenua equazione platonico=babilonico=pagano. Ma hanno mai letto una riga di Aristotele questi spargitori di etichette o seguono solo la retorica di Brooklyn?
Tra l'altro qualche mese fa ho passato un'intera discussione a cercare di spiegare a gente che non aveva mai letto una riga di Platone o Aristotele che l'immortalità dell'anima così come concepita dai cattolici non c'entra nulla con la dottrina platonica, ma è stato pressoché vano. Tuttavia per chi volesse una mia confutazione dei frullati di citazioni copiati dalle riviste della WTS su questo punto si veda questo link:
83.211.3.34/viewmessaggi.aspx?f=47801&idd=243

L'incapacità filosofica di distinguere l'immortalismo dal dualismo è una pecca incolmabile.

"con fatica ha avuto la meglio nel corso dei secoli"

Con tua buona pace l'immortalità dell'anima era già conosciuta dagli agiografi neotestamentari e dai padri apostolici: Policarpo, Giustino, Ignazio, ecc.

"esamina solo le scritture che parlano di anima immortale "

Forse è questo il maggior problema dell'esegesi che vi ha lasciato in eredità la WTS: fare ricerca consiste nel cercare versetti. Tu hai due vesetti? Eccone altri tre che dicono l'opposto! Questa è la scienza che insegnano i lettralisti incapaci di un approccio olistico e diacronico.
enkidu
00venerdì 28 luglio 2006 17:18
Re:

Scritto da: Polymetis 28/07/2006 13.08
"quanto ci possono distogliere da quella teologia aristotelico-platonica"

Dell'anima non tratta la teologia ma l'escatologia (o la psicologia in senso etimologico nonché l'antropologia filosofica), e quanto alla concezione dell'anima aristotelico-platonica essa esiste quanto la politica berlusco-bertinottiana.



io a volte credo che la politica berlusco bertinottiana esista (vedasi indulto) [SM=x570869] [SM=x570870] [SM=x570895]
(Mario70)
00venerdì 28 luglio 2006 19:43
Re:

Scritto da: speranza! 28/07/2006 11.45
Per Polymetis: grazie per la precisazione: periscono i "progetti".

Per Mario:
Buongiorno Mario!
Sono contenta per te perchè vedo che sei di buon umore e hai voglia di fare battute!! [SM=x570867] [SM=x570867]
Immagino che qualsiasi scrittura io possa citarti tu diresti che ho compiuto un'eresia, una scelta per sostenere la mia tesi.
Allora citami tu delle scritture e io potrò farti la stessa obiezione, è ovvio!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Qui non si tratta di citare scritture e chi ne cita di più ha ragione, ma di capire il senso complessivo delle scritture!

Come si può conciliare la morte dell'anima, o meglio, per capirci e parlare della stessa cosa, la morte dell'io consapevole e la resurrezione? La mia ragione mi dice che deve esserci necessariamente una continuità, qualcosa che resta, altrimenti non sono io che risorgo e ne sono cosciente ma è al massimo un mio clone.
Se sbaglio, illuminami.


Ciao Speranza! [SM=x570892]


[Modificato da speranza! 28/07/2006 11.48]




Ciao carissima la mia posizione l'ho spiegata ampiamente in altri post che credo tu abbia letto...
Mi discosto dalla teologia ufficiale della maggioranza della cristianità in quanto non credo che l'anima sia immortale, mi discosto dai tdg i quali credono che con la morte non esistiamo piu fino alla ricreazione, aderisco al condizionalismo protestante sullo stato dormiente o inattivo dell'io in attesa di ricongiungersi ad un nuovo corpo nella resurrezione al tempo della seconda parusia di Cristo.
Questa ultima ipotesi o dotrina la trovo molto piu coerente con le scritture sia del vecchio che del nuovo testamento.
Giusto per amor di cronaca è ovvio che la filosofia platonica e quella aristotelica siano diverse (trovo stupido che si sottolinei cio) ma vedo chiaramente come la teologia cristiana post apostolica abbia fatto propri concetti risalenti ai due filosofi, sarebbe lungo spiegare quali e sinceramente non ne ho voglia.
Per enkidu: condivido perfettamente la tua battuta sull' l'indulto...
Saluti Mario
Polymetis
00venerdì 28 luglio 2006 20:08
"stato dormiente o inattivo dell'io in attesa di ricongiungersi ad un nuovo corpo nella resurrezione al tempo della seconda parusia di Cristo."

Ho già obiettato sull'insostenibilità concettuale della distinzione tra questa "incoscienza dell'anima" e la sua non esistenza. Dissi queste parole:

"Ho chiesto in che cosa (il sonno dell'anima) differirebbe dalla morte dell’anima, cioè la sua inesistenza. Dire che nello stato di sonno non si interagisce col l’esterno, e che soprattutto non si ha coscienza di sé, in che cosa differirebbe dal non esistere? Ma soprattutto che cosa è ciò che non ha rapporti con l’esterno né coscienza? E’ forse una specie di ectoplasma tipo Ghostbuster che se ne sta da qualche parte ammucchiato insieme a tanti altri? La mia domanda non era riferita a te che non credi al condizionalismo, ma a coloro che lo sostengono, è mio parere infatti che ad una riflessione matura tale condizione non voglia dire un emerito nulla. Non so cioè cosa voglio dire che questo qualcosa che resta conserverebbe l’individualità della persona ma in uno stato incosciente, perché quello che siamo, la nostra individualità, è proprio la nostra coscienza."

"Giusto per amor di cronaca è ovvio che la filosofia platonica e quella aristotelica siano diverse (trovo stupido che si sottolinei cio) ma vedo chiaramente come la teologia cristiana post apostolica abbia fatto propri concetti risalenti ai due filosofi, sarebbe lungo spiegare quali e sinceramente non ne ho voglia."

Come disse Giustino, tutto quanto di vero e di buono è stato espresso da chiunque appartiene a noi cristiani. Inoltre la filosofia aristotelica o quella platonica possono servire solo per dare una formulazione razionale al dato di fede e non ad istituirlo. Ad esempio il fatto che la Chiesa parli di transustanziazione riferendosi all'eucaristia, usando le categorie aristoteliche di sostanza e accidente, non implica che questa dottrina sia aristotelica, ma solo che s'è cercato di spiegare una dottrina già creduta da secoli in termini aristotelici. La filosofia ha fornito all'ortodossia i termini e gli strumenti logici, non le dottrine. Ci sono deviazioni dall'ortodossia in senso marcatamente platonico come in Agostino, ma questa non è la dottrina della Chiesa. Di questo ho già discusso nella discussione che ho linkato.

Ad maiora

[Modificato da Polymetis 28/07/2006 20.09]

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