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Hanno la fissa della felicità.
E’ una realtà a quanto pare!
Ora sei felice? Sei più felice di prima?
Questa è una domanda che gli A. dei TDG hanno imparato a memoria, tant’è che
comincio a pensare gliela abbiano insegnata alle adunanze proprio per loro.
Quando un TDG ti rivolge una domanda del genere, dopo alcuni mesi che non frequenti più le adunanze che hai frequentato per 35 anni, significa che o ragiona poco o non sa ragionare.
Perché?
Come può una persona che ha visto venir meno, in quattro e quattro otto, alcune certezze che riteneva tali da una vita e che vede venir meno i suoi affetti e le sue amicizie, rispondere che è felice?
Lo potrà divenire col tempo, ma se è una persona “normale “ non lo potrà essere finché non si sarà fatto una ragione del perché della situazione in cui si ritrova, e per alcuni passeranno anche anni.
E’ così difficile capire? A quanto pare per i TDG è molto difficile!
Non sanno calarsi nei panni degli altri perché non hanno imparato come si fa e perché significa riflettere sui sentimenti che altri provano e che possono essere diversi dai loro.
Non è come andare in predicazione ad offrire due riviste o a citare la presentazione imparata a memoria il giovedì sera e riportata sul M. del R. (non per tutti, ma per la maggior parte dei TDG è così).
Così preferiscono fare domande “amorevoli” ( Nietzsche avrebbe detto idiote), con l’intento di instillare sensi di colpa (non sei più felice perché hai lasciato l’organizzazione di Geova).
Loro sono felici perché rimangono lì, nel loro guscio, ghettizzati e cercando di ghettizzare altri.