Volleyball.it e i suoi editoriali

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AutorouteGab
00mercoledì 17 novembre 2010 15:07
Premetto che il direttore di quel sito non mi sta particolarmente simpatico da quando il sito ha aperto, lui leggeva e scriveva sul newsgroup it.sport.volley e ci ha sempre trattato con supponenza e superiorità, ma solo a me sembra che Muzzioli scriva quegli editoriali per criticare tutti e tutto senza mai dare qualche soluzione pratica o qualche esempio? Anche l'ultimo in cui si spara a zero sulla federazione a riguardo della gestione delle nazionali... mi sembra strano che sia lui il primo a non accettare che purtroppo il movimento italiano non è più quello che può produrre gli atleti dei tre mondiali vinti...
Poi critica la mancanza di comunicazione... insomma, a me sembra che a lui roda parecchio di non essere l'organo di comunicazione ufficiale della federazione...
alexl73
00martedì 30 novembre 2010 13:10
hai ragione da vendere!!!
Emi1973
00giovedì 2 dicembre 2010 12:55

Come darti torto?
genmaforever
00giovedì 2 dicembre 2010 13:17
Re:
Emi1973, 02/12/2010 12.55:


Come darti torto?




emi e' facile... si fa cosi'... gab... hai torto... non so su cosa... ma hai torto :p
Bada Ribeiro
00sabato 25 dicembre 2010 20:39

Gab


quell'editoriale l'ho letto allora e riletto ora. Una cosa è certa: è più facile criticare a cose fatte e facendo il giornalista che fare le cose bene stando in campo. E facendo entrambe le cose, una per lavoro e l'altra per passione / divertimento credo di saperlo abbastanza bene.


Però è anche vero che c'è una funzione critica del giornalismo ineludibile, soprattutto quando le cose vanno male (e qui le cose vanno proprio male), così come c'è la funzione di lode quando le cose vanno bene.

Ora, sulle questioni tecniche dovremmo aprire un'altra discussione, ma su quelle di comunicazione secondo me ha ragione da vendere. Organizziamo un mondiale in Italia e la massima visibilità che otteniamo da mamma Rai (ma non si era parlato anche di La7? Quelli per dire che riescono a trasformare in evento le innumerevoli batoste dell'italrugby?) è RaiSport, che in buona parte del paese non si vede. Mentre l'Italia giocava (non dico Egitto-Camerun, sempre che si sia giocata, dico l'Italia in campo) sulle reti Rai è andato in onda di tutto, comprese repliche di serie tv, ma la pallavolo no. E questo è quello che Magri ha sbandierato come un forte impegno televisivo.

Sullo spazio sui giornali direi che c'è poco da discutere: i soliti miseri trafiletti (la Gazza la solita misera pagina) e solo qualuno più attento si è degnato di fare una pagina per Bernardinho a mondiale vinto.

Il sito ufficiale dei mondiali era innavigabile. Una cosa immonda. E impossibile era trovare un contatto stampa. C'era una lunga procedura di accredito che alla fine ti dava diritto a sederti in tribuna (cosa che non ho fatto, e per la quale eventualmente avrei pagato il biglietto) ma non c'era modo di contattare qualcuno per avere qualche informazione o creare qualche notizia.

Si, creare qualche notizia, perché le notizie si creano. HO la sensazione che noi stiamo ancora pensando che siamo i più forti al mondo e la gente pende dalle labbra di Velasco, e invece siamo un movimento modesto e se vuoi avere visibilità devi creare le notizie. Creare dei personaggi. Renderli disponibili a fare cose con la stampa.

Io ho fatto servizi con l'Italia del rugby, con quella della ginnastica, con la pallanuoto Posillipo, con il canottaggio Aniene e con molti altri: è l'ufficio stampa che crea queste cose. Qui siamo ancora all'idea che l'ufficio stampa comunica i risultati (normalmente quando tutti i siti li hanno già messi online e si possono trovare su Google).


Io non so se Muzzioli roda perché non ha un ruolo, non mi interessa e peraltro nemmeno lo conosco. Ma faccio il suo stesso mestiere, e vista da lontano e rispetto a molti altri ambiti la pallavolo è tornata a essere lo sport dell'oratorio, e della buona volontà.

G
AutorouteGab
00martedì 28 dicembre 2010 19:20
Re:
Bada Ribeiro, 25/12/2010 20.39:


Gab


quell'editoriale l'ho letto allora e riletto ora. Una cosa è certa: è più facile criticare a cose fatte e facendo il giornalista che fare le cose bene stando in campo. E facendo entrambe le cose, una per lavoro e l'altra per passione / divertimento credo di saperlo abbastanza bene.


Però è anche vero che c'è una funzione critica del giornalismo ineludibile, soprattutto quando le cose vanno male (e qui le cose vanno proprio male), così come c'è la funzione di lode quando le cose vanno bene.

Ora, sulle questioni tecniche dovremmo aprire un'altra discussione, ma su quelle di comunicazione secondo me ha ragione da vendere.

[CUT]

Io non so se Muzzioli roda perché non ha un ruolo, non mi interessa e peraltro nemmeno lo conosco. Ma faccio il suo stesso mestiere, e vista da lontano e rispetto a molti altri ambiti la pallavolo è tornata a essere lo sport dell'oratorio, e della buona volontà.

G



Gerva, tu sei giornalista ed allenatore, capisci entrmbi i lati della medaglia. Tutto quanto tu hai detto e ho nerettato (e l'approfondimento che ho tagliato) è sacrosanto e di questo io non critico Muzzioli. Quello che gli critico è quel suo sottofondo saccente che mette in ogni suo editoriale, mi da quasi l'impressione di farlo proprio in quanto "bastian contrario". C'è sempre un sottofondo di "ve l'avevo detto io" che in un giornalista secondo me non si dovrebbe notare. Mi ha sempre dato l'impressione che il suo portale del volley italiano sia "il suo orticello" molto più che questo forum per Alex, Emi e tutti gli altri cileni.
Che dal lato marketing il volley è indietro anni luce da altri sport, come per esempio il Rugby è fuori da ogni dubbio. Che Muzzioli l'abbia capito, pure. Ma IO personalmente non ho capito se non fa nulla per dare una mano perché voglia starsene fuori (è più facile tenere le distanze e poter criticare liberamente) oppure se nessuno l'ha mai voluto a livello istituzionale.


Bada Ribeiro
00mercoledì 29 dicembre 2010 14:03
Re: Re:
AutorouteGab, 28/12/2010 19.20:



Gerva, tu sei giornalista ed allenatore, capisci entrmbi i lati della medaglia. Tutto quanto tu hai detto e ho nerettato (e l'approfondimento che ho tagliato) è sacrosanto e di questo io non critico Muzzioli. Quello che gli critico è quel suo sottofondo saccente che mette in ogni suo editoriale, mi da quasi l'impressione di farlo proprio in quanto "bastian contrario". C'è sempre un sottofondo di "ve l'avevo detto io" che in un giornalista secondo me non si dovrebbe notare. Mi ha sempre dato l'impressione che il suo portale del volley italiano sia "il suo orticello" molto più che questo forum per Alex, Emi e tutti gli altri cileni.
Che dal lato marketing il volley è indietro anni luce da altri sport, come per esempio il Rugby è fuori da ogni dubbio. Che Muzzioli l'abbia capito, pure. Ma IO personalmente non ho capito se non fa nulla per dare una mano perché voglia starsene fuori (è più facile tenere le distanze e poter criticare liberamente) oppure se nessuno l'ha mai voluto a livello istituzionale.






No, capire entrambi i lati mi pare eccessivo. Direi piuttosto che da entrambi i lati ci sono delle cose che fatico a capire, e talvolta i miei dubbi coincidono con quelli degli editoriali di Volleyball.it.

Si, il tono a volte è da professorino, o da ve l'avevo detto, ma anche questo mi pare un segno dell'asfissia in cui è caduta la nostra povera pallavolo. Anziché volare alto, siamo tornati al livello di sport da orticello: lui probabilmente avrà il suo, ma dal vertice federale in giù mi pare che ognuno coltivi bellamente il proprio.

Siamo un movimento in cui da 20 almeno ci sono al vertice sempre le stesse persone, mi pare ormai come il tennis di Galgani, tutti attenti ai rapporti di potere e nessuno con veri slanci di innovazione. Servirebbe - a mio modestissimo parere - qualcuno con una visione strategica a lunghissimo termine, qualcuno in grado di tracciare una rotta, di segnare un cammino tecnico (a me pare utopico e assurdo inseguire i modelli di altre nazioni che hanno più fisico e più reclutamento, piuttosto cercherei di capire il modello francese, anche dal punto di vista tecnico), di rompere anche con i soliti metodi, anche dal punto di vista della comunicazione. Nel nostro momento migliore abbiamo inseguito la pay-tv, non capendo che la televisione per il volley non sarebbe mai stata la cassaforte del denaro ma sarebbe dovuta rimanere la cassa di risonanza per mantenere alta la popolarità e quindi dare impulso al reclutamento; ora siamo tornati alla Rai con servizi e telecronache rispetto alle quali la A2 trasmessa da SportItalia (con i limiti di palazzetti angusti, riprese spericolate e buchi di pubblico in tribuna) pare l'All Star Game dell'NBA, il mondiale ha avuto la visibilità che sappiamo.

Citando: continuiamo a farci del male, che prima o poi il fondo lo toccheremo e allora la lenta risalita sarà davvero emozionante...







Il Lupo3
00sabato 8 gennaio 2011 20:33
Re: Re: Re:
Bada Ribeiro, 29/12/2010 14.03:




No, capire entrambi i lati mi pare eccessivo. Direi piuttosto che da entrambi i lati ci sono delle cose che fatico a capire, e talvolta i miei dubbi coincidono con quelli degli editoriali di Volleyball.it.

Si, il tono a volte è da professorino, o da ve l'avevo detto, ma anche questo mi pare un segno dell'asfissia in cui è caduta la nostra povera pallavolo. Anziché volare alto, siamo tornati al livello di sport da orticello: lui probabilmente avrà il suo, ma dal vertice federale in giù mi pare che ognuno coltivi bellamente il proprio.

Siamo un movimento in cui da 20 almeno ci sono al vertice sempre le stesse persone, mi pare ormai come il tennis di Galgani, tutti attenti ai rapporti di potere e nessuno con veri slanci di innovazione. Servirebbe - a mio modestissimo parere - qualcuno con una visione strategica a lunghissimo termine, qualcuno in grado di tracciare una rotta, di segnare un cammino tecnico (a me pare utopico e assurdo inseguire i modelli di altre nazioni che hanno più fisico e più reclutamento, piuttosto cercherei di capire il modello francese, anche dal punto di vista tecnico), di rompere anche con i soliti metodi, anche dal punto di vista della comunicazione. Nel nostro momento migliore abbiamo inseguito la pay-tv, non capendo che la televisione per il volley non sarebbe mai stata la cassaforte del denaro ma sarebbe dovuta rimanere la cassa di risonanza per mantenere alta la popolarità e quindi dare impulso al reclutamento; ora siamo tornati alla Rai con servizi e telecronache rispetto alle quali la A2 trasmessa da SportItalia (con i limiti di palazzetti angusti, riprese spericolate e buchi di pubblico in tribuna) pare l'All Star Game dell'NBA, il mondiale ha avuto la visibilità che sappiamo.

Citando: continuiamo a farci del male, che prima o poi il fondo lo toccheremo e allora la lenta risalita sarà davvero emozionante...










Premessa: non ho letto un cazzo (si può dire? [SM=g27828] ) degli editoriali di chicchessia, per lo meno non ultimamente. Per quel ricordo, concordo con Gab su tono e tematiche degli stessi.
Il mio intervento, "my 2 cents" ed è per certo quello il suo valore, è a più ampio respiro e tira in causa alcune pratiche decisamente italiane. Funziona in genere così, non so se altrove è uguale ma io ho esperienza solo dell'Italia: c'è qualcosa della quale nessuno se ne sbatte molto e che è una nicchia per gli amanti e appassionati. D'un tratto quel qualcosa, grazie appunto al cuore e all'attività degli appassionati, diventa campione del mondo. Fa il culo a tutti, soprattutto fa scuola a tutti. Allora ecco che arrivano quelli che per natura, convinzione, anche per buona fede, sia mai!, sono sempre pronti a correre in aiuto dei vincenti. Il movimento esce dalla nicchia. Poi, dato che tutte le cose umane vanno a cicli, campione del mondo se lo sei e sei veramente bravo, anzi, se sei la "squadra del secolo", lo resti per piu di un decennio. Lo resti finchè la tua scuola non la imparano anche gli altri. Poi, ovvio, gli altri capita che diventino piu bravi di te. Perchè a loro mancava il metodo, ma le risorse ne avevano il triplo delle tue fin dall'inizio. E a quel punto, quelli che in buona fede, per convinzione, e per natura accorrevano in aiuto del vincitore, di vincitore ne trovano un altro e ti saluto al cazzo. Rimangono quindi solo poche categorie: gli appassionati (qual è l'età media dei giocatori nei vari campionati?) e quelli che hanno il loro orticello e non possono mollarlo.
Siamo solo nel mezzo di un cambio generazionale, a mio parere.

Per quanto riguarda le politiche a lungo termine, non vorrei esser pressante e ripetitivo e assertorio nella mia disquisizione ma...per ragioni anagrafiche dell'organico dei centri di "potere" italiani, a me, personalmente, sentir parlare di "lungo termine" mi fa scappare tanti sorrisi...


Conscio che il mio intervento centri come la senape sui cannelloni (gentilmente offerta da un cameriere in un rinomato ristorante italiano della zona, acquisito da una famiglia di cinesi un paio di anni fa e gestita da cuochi messicani e portoricani) volevo solo dire che sono intervenuto perchè era tanto che non scrivevo e non potevo esimermi dallo scassare il cazzo...

Tante buone cose e buon 2011.

Bacioni.


AutorouteGab
00domenica 9 gennaio 2011 21:18
Lupastro, ci sei mancato...
Il Lupo3
00lunedì 10 gennaio 2011 07:20
Re:
AutorouteGab, 09/01/2011 21.18:

Lupastro, ci sei mancato...




Mi scuso in ritardo con te Gab e con Gerva per il mio intervento ortogonale al topic e beceramente qualunquista: in realtà avevo appena scritto un altro intervento che il forum non aveva accettato ed ero convinto che nemmeno questo sarebbe andato... [SM=x1676947]


Bada Ribeiro
00lunedì 10 gennaio 2011 11:47
Re: Re:
Il Lupo3, 10/01/2011 7.20:




Mi scuso in ritardo con te Gab e con Gerva per il mio intervento ortogonale al topic e beceramente qualunquista: in realtà avevo appena scritto un altro intervento che il forum non aveva accettato ed ero convinto che nemmeno questo sarebbe andato... [SM=x1676947]






No, qualunquista direi di no, a me pare più che altro cinicamente rassegnato (e non è polemica, può essere un sentimento anche nobile).

Sulle politiche a lungo termine: Keynes diceva che a lungo termine non ci saremo più, e quindi è meglio pensare al subito, ma se penso che il Brasile maschile nasce negli anni Novanta, quando noi vincevamo tutto e loro creavano nel paese una ventina di centri tecnici federali giovanili partendo dalla raccolta degli sponsor (ovvero dei soldi) e continuando per le strutture e quindi per i programmi, forse una occhiata a quello che fanno gli altri ci farebbe del bene. A cominciare - secondo me - da una profonda revisione dei programmi tecnici: come è possibile continuo a chiedermi che l'ultimo palleggiatore e l'ultimo opposto di livello internazionale siano nati nel 1976 e 1978, e dopo di loro (quasi) il nulla?

Anche l'ultimo editoriale di volleyball su come sono stati venduti gli eventi più importanti di questo 2010 appena finito mi pare francamente condivisibile. O sono solo io a essere ormai sfiduciato e brontolone?


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