Sono rimasto shockato e profondamente rattristato nell'apprendere l'omicidio ( o meglio l'esecuzione ) di Hrant Dink, davanti ai suoi uffici in Istanbul.
E' questa la reazione a caldo di Serj, intervistato qualche ora dopo il tragico evento, anche se si è appreso solamente in settimana.
Ho incontrato Hrant Dink alla premiere di "Screamers" a Los Angeles. Carla Garapedian, la giornalista che ha realizzato con noi il documentario. Carla ha intervistato Hrant durante il film e lui spiega come in Turchia vengano utilizzati codici penali di vecchio stampo, come l'Articolo 301, per impedire a persone come Hrant, Orhan Pamuk o altri giornalisti, scrittori, attivisti per i diritti civili di "insultare o offendere l'essere Turchi."
Nel suo giornale, Agos, Hrant ha realizzato un articolo molto importante su gli Armeni in Turchia: è stato molto attento ad non insultare nessuno, vivo o morto, parlando del Genocidio Armeno o altri argomenti scottanti, che potevano essere presi negativamente e farlo incarcerare.
Ha invece cercato realmente di capire perchè così tante persone in Turchia negano il loro passato, del perchè è così importante avere una vera democrazia dove tutti possono parlare liberamente senza pensare ad una punizione.
Non era un fanatico o un estremista, era una persona umile e gentile, desiderosa della verità a cui importava della Turchia, la sua patria, e del suo essere Armeno, la sua cultura e le sue radici. Desiderava un ponte di comprensione tra Armeni e Turchi per lasciare indietro il dolore del passato.
La differenza tra Hrant Dink e Orhan Pamuk e gli altri scrittori e giornalisti incriminati per l'Articolo 301 era che Hrant era di origini Armene, e per questo é stato visto come un traditore peggiore rispetto agli altri Turchi di discendenza Turca.
Nel suo ultimo articolo ha reso chiaramente erano un numero impressionate di minacce di morte che avrebbero dovuto metterlo a tacere. Sentiva che la sua vita era in estremo pericolo e chiedeva aiuto per la sua sicurezza alle forze dell'ordine, ma nessuno ha fatto niente. Quando i suoi amici lo incoraggiavano a lasciare la Turchia, diceva che se andava via ora si sarebbe reso colpevole di lasciare la battaglia per la democrazia nel suo paese, e questo non lo avrebbe fatto stare bene. Io stesso non sono un eroe, e probabilmente un pensiero sull'andare via lo avrei fatto.
Ed é stato bello quando ci siamo conosciuti, che continuava a dirmi che ero un eroe per le mie battaglie, mentre per tutto il tempo ero io a sentire dentro di me che l'eroe era lui. E' facile per noi che viviamo in America parlare così, la peggior cosa che ci può accadere é venire criticati: mentre lui si doveva confrontare con la prigionia, le minacce, le pressioni psicologiche ed infine con la morte.
E' stato ucciso, brutalmente, in pieno giorno, con una pallottola nella testa, un'altra splendida anima zittita per sempre. Il suo caso, e il caso di Orhan Pamuk anni fa, e altri casi del genere in Turchia, mi fanno credere sempre più che quello che faccio, e quello che fanno le associazioni umanitarie, e quello che fa Amnesty International, per far conoscere la verità, siano cose importanti. E anche Hrant lo sapeva.
[ Tradotto più o meno male da me ]
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