SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE

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enricorns
00sabato 24 gennaio 2009 20:31
MESSA VIGILIARE DELLA DOMENICA ULTIMA DI GENNAIO
SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE - festa

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 11-18


Maria stava all’esterno, vicino al sepolcro, e piangeva. Mentre piangeva, si chinò verso il sepolcro e vide due angeli in bianche vesti, seduti l’uno dalla parte del capo e l’altro dei piedi, dove era stato posto il corpo di Gesù. Ed essi le dissero: «Donna, perché piangi?». Rispose loro: «Hanno portato via il mio Signore e non so dove l’hanno posto». Detto questo, si voltò indietro e vide Gesù, in piedi; ma non sapeva che fosse Gesù. Le disse Gesù: «Donna, perché piangi? Chi cerchi?». Ella, pensando che fosse il custode del giardino, gli disse: «Signore, se l’hai portato via tu, dimmi dove l’hai posto e io andrò a prenderlo». Gesù le disse: «Maria!». Ella si voltò e gli disse in ebraico: «Rabbunì!» – che significa: «Maestro!» –. Gesù le disse: «Non mi trattenere, perché non sono ancora salito al Padre; ma va’ dai miei fratelli e di’ loro: “Salgo al Padre mio e Padre vostro, Dio mio e Dio vostro”». Maria di Màgdala andò ad annunciare ai discepoli: «Ho visto il Signore!» e ciò che le aveva detto.
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!


 Messa nel giorno
SANTA FAMIGLIA DI GESU', MARIA E GIUSEPPE - festa


LETTURA
Lettura del profeta Isaia 45, 14-17

Così dice il Signore: / «Le ricchezze d’Egitto e le merci dell’Etiopia / e i Sebei dall’alta statura / passeranno a te, saranno tuoi; / ti seguiranno in catene, / si prostreranno davanti a te, / ti diranno supplicanti: / “Solo in te è Dio; non ce n’è altri, / non esistono altri dèi”». / Veramente tu sei un Dio nascosto, / Dio d’Israele, salvatore. / Saranno confusi e svergognati / quanti s’infuriano contro di lui; / se ne andranno con vergogna / quelli che fabbricano idoli. / Israele sarà salvato dal Signore / con salvezza eterna. / Non sarete confusi né svergognati / nei secoli, per sempre.

SALMO
Sal 83

Rit.: Beato chi abita la tua casa, Signore.
L’anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente. ®

Anche il passero trova una casa
e la rondine il nido dove porre i suoi piccoli,
presso i tuoi altari, Signore degli eserciti,
mio re e mio Dio. ®

Beato chi abita nella tua casa:
senza fine canta le tue lodi.
Beato l’uomo che trova in te il suo rifugio
e ha le tue vie nel suo cuore. ®

EPISTOLA
Lettera agli Ebrei 2, 11-17

Fratelli, colui che santifica e coloro che sono santificati provengono tutti da una stessa origine; per questo non si vergogna di chiamarli fratelli, dicendo: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, / in mezzo all’assemblea canterò le tue lodi»; / e ancora: / «Io metterò la mia fiducia in lui»; / e inoltre: / «Eccomi, io e i figli che Dio mi ha dato». Poiché dunque i figli hanno in comune il sangue e la carne, anche Cristo allo stesso modo ne è divenuto partecipe, per ridurre all’impotenza mediante la morte colui che della morte ha il potere, cioè il diavolo, e liberare così quelli che, per timore della morte, erano soggetti a schiavitù per tutta la vita. Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Abramo si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli, per diventare un sommo sacerdote misericordioso e degno di fede nelle cose che riguardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Luca 2, 41-52

In quel tempo. I genitori del Signore Gesù si recavano ogni anno a Gerusalemme per la festa di Pasqua. Quando egli ebbe dodici anni, vi salirono secondo la consuetudine della festa. Ma, trascorsi i giorni, mentre riprendevano la via del ritorno, il fanciullo Gesù rimase a Gerusalemme, senza che i genitori se ne accorgessero. Credendo che egli fosse nella comitiva, fecero una giornata di viaggio e poi si misero a cercarlo tra i parenti e i conoscenti; non avendolo trovato, tornarono in cerca di lui a Gerusalemme. Dopo tre giorni lo trovarono nel tempio, seduto in mezzo ai maestri, mentre li ascoltava e li interrogava. E tutti quelli che l’udivano erano pieni di stupore per la sua intelligenza e le sue risposte. Al vederlo restarono stupiti, e sua madre gli disse: «Figlio, perché ci hai fatto questo? Ecco, tuo padre e io, angosciati, ti cercavamo». Ed egli rispose loro: «Perché mi cercavate? Non sapevate che io devo occuparmi delle cose del Padre mio?». Ma essi non compresero ciò che aveva detto loro. Scese dunque con loro e venne a Nàzaret e stava loro sottomesso. Sua madre custodiva tutte queste cose nel suo cuore. E Gesù cresceva in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini.


La preghiera e il pensiero del giorno
 
Beato chi abita la tua casa, Signore.
 
 
 Is 45,14-17; Sal 83; Eb 2,11-17; Lc 2,41-52

Tu sei un Dio nascosto, Dio d'Israele, salvatore. ( Is 45)

Il profeta ci assicura che il Dio d'Israele è un Dio che si cura del suo popolo, non interviene in maniera prodigiosa, ma non abbandona i suoi fedeli, ogni altro idolo sarà distrutto. La sua piena vicinanza con l'umanità è data proprio da Gesù Cristo che per salvare ogni creatura umana si è fatto uomo, fratello di coloro che voleva salvare, sancendo la piena unione di Dio con l'umanità. E l'apostolo Paolo ribadisce che Gesù non si pende cura degli angeli, ma dei figli di Abramo e per essi ha vinto la morte.
In questa solennità della Sacra Famiglia, Gesù ci insegna il profondo legame tra figlio e genitori mutuato dalla sua piena unione con il Padre.Egli è modello di ogni crescita dell'uomo secondo l'intenzione divina poichè a ogni uomo è affidato il progetto di Dio.

Preghiamo col Salmo
L'anima mia anela
e desidera gli atri del Signore.
Il mio cuore e la mia carne
esultano nel Dio vivente.
enricorns
00domenica 25 gennaio 2009 21:45
Commento al Vangelo del 25 gennaio
Il ruolo educativo della famiglia
Santa Famiglia di Gesù, Maria e Giuseppe
Gv 20,11-18; Is 45, 14-17; Eb 2,11-17; Lc 2,41-52
23.01.2009

di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

In questa domenica la nostra Chiesa ambrosiana celebra la famiglia di Nazareth e festeggia le nostre famiglie. Notiamo come la collocazione di questa festa nel tempo dopo il Natale non sia insignificante. Questo tempo dopo il Natale ci fa vivere il mistero dell'Incarnazione, cioè il venire di Dio dentro la nostra umanità. L'incarnazione è così vera, così concreta che il Figlio di Dio ha amato con cuore d'uomo, ha pensato con mente d'uomo, ha lavorato con mani d'uomo, ha voluto avere una famiglia. L'evangelo di oggi ci ricorda che Gesù scese a Nazareth con Maria e Giuseppe ed era loro sottomesso e in quel contesto cresce in sapienza, età e grazia. Sono circa trenta lunghi anni di quella che viene chiamata “vita nascosta” di Gesù.
Di questi lunghi anni i Vangeli non ci hanno raccontato nulla ad eccezione della pagina odierna. Per trent'anni Gesù conduce una vita assolutamente ordinaria. E' singolare come nei cosiddetti Vangeli apocrifi questi anni siano invece raccontati con dovizia di particolari meravigliosi. La vita, i giochi del fanciullo Gesù sarebbero stati costellati di ingenui deliziosi episodi miracolosi… E invece quegli anni sono trascorsi nella più assoluta normalità, con una sola parentesi: l'episodio odierno che, non a caso, è situato non già nel nascondimento di Nazareth ma in Gerusalemme, nel Tempio.

Il coraggio di giocarsi la vita

Luca, già con questo episodio anticipa l'intenzione che guiderà l'intera esistenza di Gesù: camminare verso Gerusalemme, termine e senso della sua vita e della sua missione. Gesù si trattiene nel Tempio, in occasione del pellegrinaggio tanto caro alla pietà ebraica, e spiega questo suo comportamento con una difficile parola, tanto difficile che, nota l'Evangelista, né Giuseppe né Maria la comprendono. Gesù, con questa ardua parola, disvela la misteriosa profondità della sua esistenza, la sua vocazione, il suo esser chiamato ad una via non ordinaria.
Mi chiedo perché la Chiesa ci propone nella festa della famiglia questa pagina che ha un sapore “trasgressivo”? Gesù si sottrae ai doveri della famiglia in nome di una vocazione incomprensibile per Maria e Giuseppe.
Questa pagina ci dice che compito fondamentale della famiglia è quello di aiutare i suoi membri a scoprire e realizzare la propria vocazione. La famiglia, come nido, ha certo un compito protettivo e formativo ma allo scopo di creare il coraggio di giocarsi nella vita. Più che un nido deve essere un trampolino di lancio. Ogni famiglia vive, come Maria e Giuseppe, la fatica di comprendere il futuro dei propri figli evitando di farne semplicemente la copia delle proprie attese. Trovo coraggiosa, quasi provocatoria questa pagina evangelica letta nella festa della famiglia.

Chi ci ha introdotto alla fede?

Ma questa pagina ci ricorda anche che compito proprio della famiglia è quello d'esser luogo di trasmissione non solo della vita ma anche delle ragioni che rendono significativa la vita. Tra queste ragioni, la fede. Chiediamoci: da chi io ho conosciuto il Vangelo, chi me ne ha parlato? Chi ci ha accompagnati non già al Tempio di Gerusalemme ma nella chiesa del nostro battesimo, della prima comunione… Vengono subito alla mente dei volti, quelli dei nostri familiari. Come per Gesù i volti di Maria e Giuseppe. Il Vangelo è giunto fino a noi perché altri ce lo ha trasmesso, ce lo ha comunicato. I nostri familiari sono stati certamente i nostri primi educatori alla fede. Noi apparteniamo ad una lunga storia di credenti-comunicatori.
Nasce qui la responsabilità del credente adulto, del genitore: San Paolo ha una espressione efficace: «Ho creduto e perciò ho parlato» (2Cor 4,13). Non si può non comunicare quella fede che ci è stata donata. Il venir meno di un contesto ambientale che quasi automaticamente educava alla fede - assorbita con il latte materno - impone un lavoro di formazione della coscienza perché l'esperienza della fede sia frutto di una libera e consapevole adesione. E la famiglia, grazie alla trama di relazioni umane intense e stabili, può essere il terreno privilegiato per interpellare la coscienza.
Spesso la famiglia si ritiene impari al compito educativo perché soverchiata dalla forza invadente di altre agenzie “educative” (scuola, comunicazione di massa, ecc.) Eppure la famiglia, quando può contare su legami profondi di dedizione reciproca, dispone di un tessuto essenziale per il costituirsi della personalità e quindi per il compito educativo. Non ci sono grandi rami senza radici profonde: senza adulti maturi nella fede non ci sarà trasmissione della fede per le giovani generazioni
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