Omicidio del pescatore,
il killer ha sbagliato bersaglio?
NEW 09-02-2006
Ucciso da un proiettile di piombo con la punta spaccata a croce in quattro parti, affinché i frammenti sortissero con certezza l’effetto mortale. Sopravissuto per dieci, dodici, forse quindici secondi. Poi la fine. E’ stato assassinato così Massimiliano Trombin, il pescatore quarantenne di Ariano Polesine (Rovigo), freddato a Taglio di Po domenica pomeriggio e in un primo momento scambiato per una vittima della strada. Il risultato dell’esame autoptico reso noto ieri pomeriggio parla chiaro, mentre oscuro rimane il movente di un omicidio premeditato con perizia e al contempo consumato alla luce del sole, a ridosso della statale Romea, la strada principale che attraversa il Polesine e che ospita quotidianamente il traffico ordinario e pesante.
Dalla vita privata della vittima non emerge nessun elemento di rilievo: single, viveva con la madre, nessuna donna, nessuna compagnia fissa se non un paio di amici che frequentava nel weekend, nessun locale preferito, qualche rarissima serata in discoteca e un posto di rilievo nella locale associazione dei pescatori. Scartato il movente passionale, praticamente insostenibile, l’attenzione di tutti si rivolge proprio agli ambienti della pesca, anche se gli investigatori negano fermamente che vi sia, tutt’oggi, una pista più battuta di altre. Ma il paese è piccolo, la gente mormora e i pescatori sono noti per la loro efferata forza vendicativa da queste parti. Così, mentre vige il riserbo sull’inchiesta, la “vox populi” insinua ipotesi gravi, come il fatto che la vittima designata dell’esecuzione travestita abilmente da incidente, non fosse Massimiliano. Comunque sia, appare impossibile oggi pensare che il delitto sia maturato in un ambiente diverso da quello della pesca. Generosamente popolato ma altrettanto copiosamente defraudato delle sue risorse naturali, l’Adriatico è infatti da anni oggetto di pesca di frodo e teatro di violenti scontri tra i “padroni delle reti”. Le aree di pesca sono ben definite, come pure i tempi da rispettare per consentire la ripopolazione del mare, nel rispetto del ciclo della natura. Questo rispetto significa però mancato guadagno e poco conta che i finanziamenti dell’Unione Europea non manchino per garantire un equilibrato sfruttamento delle risorse: i pescatori spesso agiscono di frodo, di notte, a bordo di barchini velocissimi, con reti a strascico, benché rigorosamente vietate perché sfasciano la flora del fondo che serve da sostentamento alla fauna marina. Un passaggio in uno spicchio di mare di “proprietà” altrui e lo sgarro scatena il far west. Già in passato, tra il Polesine e Chioggia, si sono verificate sparatorie in mare aperto e qualcuno, per un pugno di vongole, ha già perso la vita. Ecco perché, da queste parti, che la vittima sia un pescatore, non può apparire come una semplice coincidenza.
[Modificato da lorette 11/02/2006 18.31]