Mondi virtuali in recessione, la crisi tocca anche l'avatar

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vanni-merlin
00domenica 30 novembre 2008 18:43
Mondi virtuali in recessione, la crisi tocca anche l'avatar
Google chiude dal 2009 il suo esperimento di ambiente sociale 3D, Lively. Second Life resiste ma l'entusiasmo è scemato e la Reuters abbandona la sua redazione fatta di pixel

di BENEDETTA PERILLI


Torino C'E' CRISI: lo dice il fornaio, lo ripete il manager e ora lo sa bene anche l'avatar. Se fino ad oggi i mondi virtuali erano cresciuti lontano dalle minacce di fallimento ecco che anche sulle "seconde terre" inizia a soffiare vento di recessione. Anche se sarebbe corretto parlare di bufera almeno per quanto riguarda le sorti di Lively, l'ambiente virtuale tridimensionale lanciato nello scorso luglio da Google come autorevole concorrente di Second Life, il mondo virtuale per eccellenza. Ebbene a quattro mesi di distanza dalla sua nascita l'azienda di Mountain View informa attraverso il blog ufficiale che a partire dal 2009 il sito verrà chiuso.

Nato con lo scopo di far interagire gli utenti dei prodotti Google attraverso un ambiente interattivo popolato da avatar e stanze all'interno delle quali colloquiare con gli altri utenti come in una chat virtuale, Lively è stato, a detta di Google, "un rischio che non ha ripagato le aspettative". Nonostante alcuni punti forza - come la facilità di accesso all'applicazione che non richiede alcun programma ma solo la navigazione su browser, e alcune debolezze (Lively è stato concepito solo per sistemi operativi Windows) - la seconda vita di Google chiude i battenti lasciando numerosi interrogativi sulle sorti dei mondi virtuali. Da parte di Google arriva solo un consiglio: "Invitiamo gli utenti a catturare il duro lavoro svolto all'interno della comunità con video e immagini delle loro stanze".

In tempi di crisi parole del genere dovrebbero mettere sull'attenti anche gli oltre sedici milioni di abitanti di Second Life che, pur non essendo in alcun modo minacciati da un'eventuale chiusura, non avranno certo preso bene l'ultima notizia che li riguarda. La comunità 3D sviluppata nel 2003 dall'azienda americana Linden Lab perde, di fatto, la copertura mediatica della Reuters. Poco interessante, ecco come sembra agli occhi della maggiore agenzia di stampa del mondo il microcosmo virtuale. Fine delle trasmissioni insomma. I corrispondenti dalla seconda vita se ne vanno. L'ultima notizia apparsa sul sito Reuters dedicato a partire dal 2006 a Second Life risale al 30 settembre. Da allora, nonostante i concitati momenti delle elezioni presidenziali statunitensi e l'attiva partecipazione della comunità alla lunga notte elettorale, nessuno dei due redattori-avatar, Adam e Eric Reuters pseudonimi per i giornalisti Adam Pasick e Eric Krangel, ha avuto niente da scrivere.

A spiegare le ragioni di questa eccezionale chiusura, nonostante solo pochi giorni fa la notizia di un divorzio avvenuto in seguito ad un tradimento online proprio su Second Life aveva occupato le cronache dei principali quotidiani internazionali, è Eric Reuters, un ex inviato che ha lavorato su Second Life per un anno e mezzo: "Second Life non sta morendo ma la curiosità e l'eccitazione degli utenti sono scomparsi. La gente è stanca di sprecare centinaia di ore guadagnando quantità insignificanti di denaro, di sperimentare il cambio di sesso o di specie, di intraprendere conversazioni random con sconosciuti o meglio ancora di fare dello pseudo sesso".

Dalla Reuters smorzano i toni e fanno sapere che l'agenzia continuerà a coprire le attività del mondo virtuale non più all'interno di un sito dedicato ma utilizzando lo spazio della rubrica di tecnologia.

Meno attenzioni mediatica dunque su Second Life ma non solo. Iniziano a circolare anche le prime voci di un "credit crunch" virtuale dovuto alla crisi finanziaria americana. Anche se la moneta in circolo all'interno della comunità, il Linden dollar, è stata l'unica a reggere il cambio con il dollaro durante la crisi dello scorso ottobre, alcuni studiosi di economia del mercato virtuale lanciano l'allarme. "Al di là del gradimento degli utenti la situazione finanziaria di Second Life non è prevedibile", ha spiegato Robert Bloomfield, ricercatore della Cornell University di Ithaca, New York. "Questo non è solo un gioco ma una vera e propria piazza finanziaria cresciuta senza regolamentazioni, tra comportamenti scorretti, presunte frodi e libero mercato. Nessuno sa come potrebbe andare a finire".

Mark Kingdon, l'amministratore delegato della Linden Lab, sembra invece saperlo bene e in una recente intervista rilasciata al sito americano Silicon.com risponde: "Battage mediatico e successo non sono concetti intercambiabili. Uno nasce dalla curiosità e dal saper anticipare i tempi con prodotti rivoluzionari come l'iPod, il Nintendo Wii e Second Life che oggi fanno parte della cultura popolare. La curiosità può scemare ma non il successo. Su di noi hanno investito aziende come Cisco, IBM, Orange, Vodafone: a Second Life la crisi non è mai arrivata".

(26 novembre 2008)


da: www.repubblica.it/2008/03/sezioni/scienza_e_tecnologia/social-networking/crisi-sl-mondi/crisi-sl-mo...
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