Mexico e cartillas
Scritto da: Achille Lorenzi 01/11/2004 11.09...Qual era la posizione dei Testimoni di Geova in relazione a queste «pratiche illegali» connesse all’applicazione di quella legge?
Brani tratti da “
Crisi di coscienza”, pp. 173-182
Riesco a capire perché la coscienza imponga ad alcuni di tenersi lontano dalla lotta politica e dalla feroce competizione che generalmente caratterizza la politica di un partito. Tuttavia, il particolare che mi fece seriamente meditare sulla situazione creatasi in Malawi fu che esso era, ed è tuttora,
uno stato monopartitico: il Partito del Congresso del Malawi è il partito che governa il paese, e nessun altro partito viene riconosciuto. Pertanto,
de facto, esso corrisponde al governo stesso, all’«autorità sovrana». Se una persona poteva conservare la cittadinanza, cioè l’appartenenza alla comunità politica nazionale, senza violare l’integrità verso Dio, quale evidenza c’era che, per mostrare sottomissione all’insistenza del governo (espressa a partire dallo stesso capo di stato in giù), l’acquisto, da parte di
tutti, di una tessera del partito al potere avrebbe costituito, di per sé, una violazione del’integrità verso Dio? Mi chiedevo allora, e lo faccio ancor’oggi quanto grande sia la differenza. ... È vero che in Malawi non era stata approvata nessuna specifica
legge che esigesse l’acquisto della tessera, ma un tale cavillo sarebbe stato considerato determinante da Gesù Cristo di fronte alle pubbliche dichiarazioni fatte dalle autorità al potere? Come avrebbero agito i cristiani del primo secolo alla luce dell’esortazione dell’apostolo: «Rendete a tutti ciò che è dovuto, a chi chiede la tassa, la tassa; a chi chiede il tributo, il tributo; a chi chiede timore, tale timore; a chi chiede onore, tale onore»?
Allora come adesso, la sottomissione a quella pretesa sarebbe stata certamente condannata da alcuni come «compromesso», una «concessione» alle pretese delle autorità politiche. Eppure, sono sicuro che ai giorni di Gesù esistevano molti devoti ebrei che consideravano la sottomissione alla richiesta di un ufficiale dell’odiato Impero romano di trasportare dei bagagli per un miglio, una cosa altrettanto detestabile; molti avrebbero preferito subire punizioni e maltrattamenti piuttosto che aderire ad una tal richiesta. Invece, Gesù esortò ad essere disposti ad andare, non solo per un miglio, ma per due! Senza dubbio, a molti dei suoi ascoltatori questo consiglio parve ripugnante, ebbe il sapore di una vile resa in luogo di una risoluta adesione ad una posizione di non collaborazione col potere straniero, gentile.
Alla fine, di una cosa fui certo: avrei voluto essere molto sicuro che la posizione assunta fosse solidamente basata sulla Parola di Dio e non su semplici ragionamenti umani, prima di assumerla o di pubblicizzarla, specialmente in considerazione delle gravi conseguenze che avrebbe provocato. Non ero più convinto che le Scritture fornissero un sostegno chiaro ed
inequivocabile alla direttiva sancita nel caso della situazione creatasi in Malawi. Potevo capire che uno potesse sentirsi spinto dalla sua coscienza al rifiuto di acquistare la tessera e, in questo caso, egli doveva rifiutarsi, in armonia con il consiglio dell’apostolo in Romani 14:1-3,23; ma non riuscivo a spiegarmi perché si doveva imporre la valutazione della coscienza di uno su quella di altri riguardo a questo problema, né perché questa posizione doveva essere presentata come una rigida norma alla quale altri dovevano sottoporsi, specialmente in considerazione dello scarso sostegno offerto dalla Scrittura e dai fatti.
In contrapposizione con questi precedenti relativi al Malawi, considerate, ora, le informazioni che vennero a galla nel corso della discussione del Corpo Direttivo in merito al problema del servizio sostitutivo. Molte delle affermazioni, fatte dai membri in relazione a questo problema, rispecchiavano l’atteggiamento rigido, ostinato, suggerito ai Testimoni del Malawi. In quelle circostanze furono fatte alcune affermazioni di questo genere:
«Anche se esiste solo un minimo rischio o dubbio di compromesso, non si dovrebbe fare».
«Non ci dev’essere compromesso ... Inoltre è necessario far capire chiaramente che una posizione di neutralità, di ‘non far parte del mondo’, tenendosi lontani dalle armi del mondo — la religione, la politica e la guerra — non sostenendole direttamente né indirettamente, è la posizione che sarà benedetta da Geova. Non vogliamo aree grigie, desideriamo conoscere esattamente la nostra posizione in qualità di cristiani che non si abbassano a compromessi».
« . . . svolgere un lavoro civile in sostituzione del servizio militare . . .costituisce un tacito o implicito riconoscimento del proprio impegno nei confronti della macchina bellica di Cesare . . .Pertanto, non si può chiedere a un cristiano di sostenere un apparato militare né direttamente né indirettamente »
«Se un Testimone di Geova dicesse ad un giudice di essere disposto ad accettare un lavoro in un ospedale o un altro lavoro simile, ciò equivarrebbe ad un ‘ accordo ‘ col giudice, e significherebbe la perdita della sua integrità verso Dio»,
«Accettare il servizio sostitutivo civile costituisce una specie di sostegno morale all’intero ordinamento»
«Dobbiamo mantenere una posizione uniforme in tutto il mondo. Dobbiamo essere fermi sulla questione ... Se con cedessimo ai fratelli questa libertà di scelta, avremmo dei problemi ... bisogna educare le coscienze dei fratelli».
«Se cediamo a Cesare, allora non diamo nessuna testimonianza»
«Coloro che accettano questo servizio sostitutivo scelgono di percorrere la strada più comoda»
Quello che sorprende è che, in quel preciso tempo, quelli che si esprimevano con queste affermazioni così categoriche ed ostinate, conoscevano la situazione esistente in Messico [descritta nel post precedente, ndr]
Qual era la posizione dei Testimoni di Geova in relazione a queste «pratiche illegali» connesse all’applicazione di quella legge? La lettera del Comitato di filiale prosegue dicendo:
«I giovani proclamatori del Messico non hanno avuto difficoltà in relazione al servizio militare. Sebbene le leggi sul servizio militare siano molto precise, generalmente esse non vengono applicate alla lettera. Se un proclamatore, giunto all’età dell’arruolamento, non si presenta spontaneamente ad un Distretto militare, non viene convocato d’ufficio. D’altra parte, coloro che già possiedono il proprio ‘foglio di congedo’ e si trovano inclusi tra i riservisti, non sono mai stati richiamati. Essi devono solo preoccuparsi di far aggiornare il loro ‘foglio di congedo’ quando sono trasferiti da una riserva ad un’altra, ma ciò non implica nessuna formalità se non quella di presentarsi in un ufficio per farsi modificare il ‘foglio di congedo’. Quest’ultimo è diventato un documento d’identificazione; se ne fa quest’uso quando si cerca lavoro, sebbene non sia indispensabile. Invece, per ottenere il passaporto, questo documento è indispensabile. Una persona non può lasciare il paese senza il ‘foglio di congedo’, a meno che non si procuri uno speciale permesso da parte delle autorità militari. I proclamatori che vogliono procurarsi un ‘foglio di congedo’ si recano in uno dei Distretti militari, si fanno registrare ed ottengono subito il loro ‘foglio di congedo’, naturalmente questo non è completo, cioè non è legalizzato. Quindi, per legalizzarlo, essi si recano da qualcuno noto per la sua influenza o direttamente da un impiegato. Per ottenere la legalizzazione del documento essi devono pagare una certa somma di danaro (in base a quanto viene loro chiesto). In questo modo i proclamatori, o la maggioranza di loro che lo possiedono, si procurano il ‘foglio di congedo’».
Per dirla in breve, in Messico gli uomini in età coscrivibile devono sottoporsi ad un certo periodo di addestramento militare della durata di un anno. Previa registrazione, l’iscritto riceve un certificato o «foglio di congedo» contenente gli spazi per la registrazione della partecipazione alle settimanali sedute di addestramento militare. E illegale e perseguibile legalmente che un impiegato registri una frequenza se l’iscritto non ha veramente partecipato all’addestramento; tuttavia, si possono -corrompere gli impiegati per ottenere proprio questo e molti messicani lo fanno. Secondo il Comitato di filiale questa pratica è comune anche tra i Testimoni di Geova messicani. Perché? Notate quanto la relazione della filiale continua a dire:
«La posizione dei fratelli messicani in relazione a questo problema fu esaminata anni fa dalla Società e abbiamo ricevuto istruzioni che abbiamo applicate ogni volta che i fratelli si sono rivolti alla Società per avere informazioni sull’argomento.
Quali erano le istruzioni impartite dalla Società, che la filiale messicana aveva applicato per anni? Come erano state fornite? Come le istruzioni impartite potevano accordarsi con la posizione assunta in Malawi e con le drastiche, inflessibili affermazioni fatte dai membri del Corpo Direttivo contro un pur «minimo rischio di compromesso», contro qualsiasi specie di «sostegno morale», «diretto o indiretto», dell’apparato militare?
...In una riunione con il Comitato di filiale del Messico … si disse che la terribile persecuzione subita dai Testimoni di Geova in Malawi, a motivo del loro rifiuto di comprare una tessera di partito, aveva turbato le coscienze di molti Testimoni messicani. Comunque, i responsabili della filiale messicana precisarono che i loro suggerimenti, dati ai Testimoni messicani, erano in piena armonia con le indicazioni che la filiale aveva ricevuto dal quartier generale mondiale. Quali erano queste indicazioni? Sarà difficile per qualcuno credere all’autenticità delle indicazioni date, eppure esistono le prove fornite dal Comitato di filiale ... La risposta della Società arrivò in una lettera di due pagine datata 2 giugno 1960. La seconda pagina trattava la questione milita re. Ecco la pagina della lettera che il Comitato di filiale mi consegnò, che conteneva il suggerimento della Società sulle questioni esposte:
La Torre del Vigia
Calzada Meichor Ocampo n. 71
Messico 4, D.F.
Messico
2 giugno 1960 (157) pagina due
Per quanto riguarda coloro che evitano l’addestramento militare offrendo denaro agli impiegati che si prestano al traffico, la stessa cosa accade in altre nazioni latino-americane, in cui dei fratelli hanno pagato alcuni addetti militari per ottenere l’esenzione dal servizio allo scopo di essere liberi di svolgere le proprie attività teocratiche. Se membri dell’apparato militare sono disposti ad accettare tale intesa col pagamento di una tassa, ciò è responsabilità di questi rappresentanti dell’apparato statale. In tal caso il danaro pagato non finisce nelle casse dell’apparato militare, ma appartiene all’individuo che prende parte all’intesa. Se le coscienze di alcuni fratelli permettono loro di accettare questo tipo di intesa per conservare la loro libertà, noi non abbiamo alcuna obiezione da muovere. Naturalmente, se si dovessero trovare in qual che difficoltà a motivo di questo comportamento, essi si addosserebbero tutte le conseguenze e noi non potremmo offrire loro alcuna assistenza. Tuttavia, se laggiù l’intesa è una cosa ricorrente ed è nota agli ispettori, che non effettuano indagini per verificare la veracità della documentazione, allora la cosa può essere tollerata a motivo dei vantaggi che ne derivano. Se sorgesse un ‘emergenza militare e questi fratelli fossero messi a confronto con i documenti attestanti la partecipazione alle marce, ciò li obbligherebbe a prendere una decisione. In quel caso non si potrebbero districare col semplice pagamento di una somma di danaro, la loro tempra sarebbe messa alla prova e sarebbero costretti a esprimere apertamente la loro posizione per provare d’essere a favore della neutralità cristiana in maniera determinante.
Con voi fedeli nell’opera del Regno