Metallo - II parte

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GildorTheKing
00martedì 2 agosto 2005 08:42
PREFAZIONE:
scommetto che pensavate che fossi morto, vero? E' che questa seconda parte è stato un parto difficile, avevo già pronte la III e la IV, anche un paio di parti più in là (non preoccupatevi, non sarnno tutte così lunghe ;), ma la II mi ha fatto proprio dannare. Poi l'altro giorno: zac! Ed è finalmente nata. Spero che la gradirete. Come stile non ha nulla a che vedere con la I e nemmeno con le successive, ma in fondo mi piaceva così. Buona lettura ;)
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METALLO - II PARTE

Le sirene di un’ambulanza stanno gracchiando, mentre le luci rosse e azzurre si spandono nell’aria artigliando le ombre della notte, lacerandole con i loro bagliori intermittenti. Sono questi gli avvoltoi della moderna tecnologia, che girano in tondo in cerca di carne fresca. Sono avvoltoi e colombe al tempo stesso, che gracchiano il loro richiamo da una parte all’altra della città, mentre le gomme stridono sull’asfalto.

Immagina una di quelle palle con dentro i palazzi, quei souvenir che trovi in tutte le località in cui ci sia qualcosa da vedere (ma anche in quelle in cui non c’è un accidenti di niente), quelle palle cha hanno un piccolo edificio e la neve (finta, ovviamente) al loro interno, le capovolgi e fai nevicare. Immagina di esserci tu dentro. Immagina che quella palla sia la tua macchina. Immagina che all’improvviso una mano titanica la afferri e la capovolga. Una. Due. Tre volte. Non scende la neve, ma davanti ai tuoi occhi si formano tanti piccoli brillantini di luce, che esistono solo nel tuo cervello, però effettivamente è come se nevicasse. Un attimo prima eri seduto nella tua auto, solidamente ancorata all’asfalto dalla forza di gravità. Che invenzione la forza di gravità! Forse non te ne sei mai reso conto, ma la gravità ti è sempre stata amica, e ha sempre tenuto la tua dannata macchina incollata alla strada. Una curva troppo stretta? Un terreno accidentato? E la cara vecchia gravità ti ha voltato le spalle. Ciao ciao. Ed il mondo è andato sottosopra. Ed è scesa quella nevicata di lucciole ubriache e bagliori. Forse non hai sentito nessun rumore, perché la tua mente era troppo impegnata a pensare ad altro. A cosa pensavi mentre la tua macchina faceva le capriole? A quello che avevi mangiato a colazione? Al dubbio che tua moglie ti tradisca? Al fatto che ti piacciono i cannoli siciliani? No, non dirlo! Tanto non ha nessuna importanza, perché te ne dimenticherai al risveglio, in maniera irrimediabile; ricorderai solo una gran confusione e nulla di più. Se ti risveglierai… Per cui ora non pensare più e goditi il momento.

L’ambulanza fa reclamo: voglio il giusto riconoscimento! Tutte queste macchinette sportive che al semaforo si bullano rombando chi si credono di essere? Perché tutti voi stupidi umani vi vantante di loro e sbavate loro dietro? Ed io? Io non faccio forse un lavoro più spericolato ed eccitante? Quelle sceme fanno brum brum a fianco delle utilitarie, se la tirano correndo per qualche rettilineo, magari si concedono qualche curva azzardata. Ma a me che corro come una matta dalla mattina alla sera, sfidando tutte le leggi della fisica e del buon senso nessuno fa mai un complimento. In fondo non chiedo tanto, un sorriso, un bambino che si fa una foto accanto a me, una pacca sul cofano… Invece no, hanno tutti gli occhi per queste macchine longilinee e dallo sguardo aggressivo, stupidi veicoli anoressici ed alcolizzati (avete una minima idea di quanto devono?), auto che io potrei divorare in una sfida in città! Puah!

Lo senti quel suono? Sono le trombe del paradiso o le urla dell’inferno? Ha importanza? Tanto tu non puoi muoverti lo stesso, imprigionato come sei nella tua bara di vetro e lamiere, e loro stanno comunque arrivando. Ha senso agitarsi? No, ormai non serve più, tanto vale prenderla con filosofia e starsene buoni buoni. Bravo! Sei steso (o almeno credi, perché con tutto quel sottosopra hai smarrito ogni punto di riferimento) e non riesci proprio a muovere un muscolo. Possibile che in tutto quel volteggiare tu sia riuscito a sentire quel singolo crak? Possibile che fosse proprio la tua schiena? Beh, a questo punto sei pronto anche ad accettare l’esistenza di Babbo Natale,e poi il fatto che non hai più sensibilità in tutto il corpo avrà un significato, no? Ma sai qual è la cosa più incredibile? Non lo avresti mai pensato neanche lontanamente, ma non te ne frega un cazzo. Sia quel che sia per te non ha più la minima importanza, vorresti solo chiudere i tuoi occhi e dormire. Ma le trombe del paradiso (o le urla dell’inferno) sono sempre più vicine e non ti lasciano riposare. Sembra quasi che si siano parcheggiate direttamente nelle tue orecchie. E come se non bastasse adesso senti anche dei passi concitati: sono arrivati gli angeli (o i demoni) e ti toccano dappertutto, di parlano, vogliono che parli. Oh, ma insomma, cosa deve fare uno per dormire un po’? Ammazzarsi?

La nostra ambulanza vomita per strada il suo carico umano. Guardando dall’alto sembrano tante piccole e laboriose formichine vestite di un arancio brillante. Tanti insettini con una ics sulla schiena. Arrivano altri mezzi, tutti sfavillanti di suoni e luci. Se passasse di là un bambino alto 22 metri avrebbe di che divertirsi. In poco tempo quel tratto di strada è un formicaio in piena attività, e stanno tutti lavorando attorno a quella che fino a mano di un’ora prima era chiaramente una macchina. Ora per chiamarla macchina sarebbe necessaria una buona dose di fantasia, o quanto meno ci vorrebbe una didascalia. Dentro quel rottame contorto pare ci sia un umano, e pare che sia ancora vivo, ma forse quest’ultima è un’affermazione un po’ troppo forte.
Le formiche, nelle loro diverse uniformi, corrono, urlano, imprecano, chiamano, tagliano, spaccano, tamponano, estraggono, posano. Sono riusciti a dividere i due relitti: quello meccanico verrà rimosso e possibilmente riciclato, quello umano non si sa, respira, ma le creature in tuta arancione, quelle contrassegnate dalla croce in rosso, hanno delle facce abbastanza perplesse. Caricano il corpo nella nostra ambulanza e poi tutti tornano freneticamente dentro i loro mezzi. Noi restiamo in quel tratto di strada. Fino ad adesso è stato una specie di discoteca all’aperto, pieno di gente, di luci psichedeliche e di suoni assordanti. Ma ora siamo in chiusura, i clienti sono pregati di pagare la loro ultima consumazione ed avviarsi verso le uscite. E la gente se ne va, le luci scemano ed anche il rumore va via via affievolendosi. Non passa molto, e restano solo alcuni vetri rotti, qualche pezzo di plastica e schegge di lamiera intinte di sangue. Un momento di silenzio, grazie. Assaporatelo. Poi passa una macchina. Poi un’altra ed un’altra ancora. Nel nostro tratto di strada la vita è tornata a scorrere.

L’ambulanza ferma davanti al pronto soccorso dell’ospedale principale. Gli infermieri corrono dentro spingendo la barella. Bisogna fare presto, non c’è un solo secondo da perdere. Medici e paramedici si raccolgono attorno al corpo sanguinante, rassettato quanto meglio il veloce trasporto ha permesso. La parola “emoraggia” risuona almeno 12 volte. La parola “frattura” 23.
“Spina dorsale?”
“Lesionata”
“Gravità della lesione”
“Massima”
“Cazzo!”
“Signore! Signore mi sente?”
Gli occhi spiritati di quel corpo esanime non vedono nulla; le orecchie non odono alcun suono; la bocca si muove, ma non proferisce parola. Il cervello è momentaneamente assente.
“Danni a livello cerebrale?”
“Non sembrerebbe”
“Prepariamolo per la TAC”
Entra un medico con la cartella clinica ed altri fogli in mano, la sua faccia è buia, preoccupata.
“Ha firmato?”
“Ha firmato”
“Allora procediamo?”
“Prognosi?… Ah… Oh… Ok…E’ già stata richiesta una TAC?”
“Sì”
“Allora muoversi, muoversi! Dobbiamo sbrigarci prima di perderlo!” poi rivolto al brandello d’uomo adagiato sulla barella “Capito figlio di puttana, non mollare, non mollare!”
“E’ stata avvista la famiglia?”
“Tu ne hai avuto il tempo?”
Uno sguardo bieco.
“Infermiera!”
“Sì?”
“Cerchi il numero di telefono nella cartella d’ingresso e chiami a casa di…” indica il blocco di carne pulsante, poi si rivolge al collega: “Loro stanno arrivando?”
“Sono qui da un pezzo, pronti ad ogni evenienza.”
“Razza di avvoltoi!”
“Siamo in un paese libero”
“Già… Andiamo, e che Dio ce la mandi buona.”
Amarganta
00venerdì 5 agosto 2005 17:12
Sire....
conoscevo già il Vostro stile....ma devo dire che questo racconto promette tanta suspanse tra la fantascienza e il triller....tra un presente che forse ancora ci è ignoto e un futuro ancor più oscuro....

Scrivi Sire, scrivi [SM=x832000]

e grazie...

Amarganta.... (quasi in ferie) [SM=x832004]
paranoimia
00venerdì 19 agosto 2005 13:51

L'aperitivo e l'antipasto li abbiamo avuti... ora famelici si attende il primo [SM=x832008]
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