Le piante del Parco per il medico: in Liguria il primo laboratorio d'Europa

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vanni-merlin
00venerdì 16 giugno 2006 19:43
Fitomedicina: alle Cinque Terre verranno prodotti e commercializzati i farmaci
che esaltano i principi attivi del verde dell'Appennino


Le piante del Parco per il medico
in Liguria il primo laboratorio d'Europa


di CLOTILDE VELTRI
Malva, lavanda, origano, salvia. Le piante officinali del Mediterraneo per curarsi meglio. Salvaguardando il territorio attraverso una piccola rivoluzione culturale e ambientale. Questo l'obiettivo ambizioso del primo Laboratorio Mediterraneo di fitomedicina che viene inaugurato formalmente nel corso di un convegno di due giorni alle Cinque Terre, in Liguria.

La struttura, prima in Europa, avrà il compito di produrre e commercializzare fitomedicinali, ovvero medicinali a base di erbe naturali dell'Appennino. Niente a che vedere con la omeopatia o con la cosiddetta medicina alternativa. "La fitomedicina appartiene, in tutto e per tutto, alla grande famiglia della medicina tradizionale solo che sfrutta al meglio le proprietà complessive delle piante" spiega Antonio Perna, docente di sociologia economica all'Università di Messina, tra i relatori del convegno.

La fitomedicina è una sorta di evoluzione della medicina tradizionale, con un apparente ritorno - dal punto di vista della prassi - alle 'cure della nonna' a base di erbe, in realtà con un rigorosissimo approccio scientifico fatto di anni di ricerca e di studio. E di consapevolezza: è il medico a dover fare la diagnosi e a prescrivere la cura. "Attenti a non confondere la fitomedicina con la stregoneria come troppo spesso capita", sottolinea con vigore Roberto Michele Suozzi, farmacologo, presidente dell' Accademia di fitomedicina e scienze naturali organizzatore dell'evento ligure insieme al presidente del Parco, Franco Bonanini.

Per capire cosa sia esattamente la fitomedicina bisogna fare un passo indietro, insieme a Perna: "La medicina tradizionale è stata per anni flagellata dal cosiddetto 'riduzionismo' per cui i ricercatori ragionavano unicamente in termini di causa-effetto: dalle piante si estraeva un solo principio attivo che serviva poi a realizzare il farmaco. Le altre potenzialità della pianta, invece, si buttavano via".

Da circa quindici anni i ricercatori hanno iniziato a comprendere che isolare un unico elemento può essere uno sperpero in termini di risorse, ma anche di effetti per la salute del malato. Le piante, se apprezzate nella loro complessità, possono moltiplicare i benefici. In caso di piccoli malanni, possono essere usate - sempre dietro consulto medico - senza far ricorso ai farmaci da banco. Con notevole risparmio per il portafogli. Per dire, "i fiori d'arancio in infusione alcolica hanno grandi capacità rilassanti. Somministrati a pazienti ansiosi - che non abbiano patologie conclamate - fanno meglio dell'abusato Lexotan", dice Suozzi.

La fitomedicina, pur non avendo superato completamente un certo ostracismo culturale, inizia a conquistare discrete fette di mercato. "Tanto che anche le stesse case farmaceutiche cominciano a muoversi", racconta Perna con una malcelata soddisfazione.

Non a caso il Laboratorio che sta per prendere le mosse in Liguria si rivolgerà innantitutto all'importante bacino turistico che gravita intorno alle Cinque Terre. Dai tre ai quattro milioni di visitatori e potenziali acquirenti di prodotti della fitomedicina che saranno commercializzati nei punti vendita mesis a disposizione dal Parco nazionale.

La prospettiva economica non è secondaria per un progetto come il Laboratorio del Mediterraneo per realizzare il quale il Parco delle Cinque Terre ha preventivato una spesa, in due anni, di circa 350 mila euro. "Una spesa davvero contenuta se si pensa all'impatto culturale che può avere un'idea di questo genere", argomenta Perna.

Il laboratorio impiegherà una decina di persone tra studiosi e operatori. Soprattutto sarà cuore di un programma di ricerca e di formazione diffusa: "Organizzeremo corsi per operatori, ma anche per i cittadini. Qualche giorno fa il ministro della Sanità, Livia Turco, ha parlato di 'medicina territoriale'. Niente di più giusto e condivisibile, è esattamente quello che vogliamo fare noi in Liguria", è la filosofia di Suozzi.

E che il Laboratorio del Mediterraneo nasca in Liguria è frutto di una felice sinergia tra ricercatori e Parco nazionale delle Cinque Terre: "L'idea iniziale era di realizzarlo in Calabria - racconta Perna, per lungo tempo presidente del Parco nazionale dell'Aspromonte - poi l'allora ministro Matteoli commissariò molti parchi tra cui quello reggino: ne ho parlato con Bonanini che si è subito entusiasmato". Un'altra occasione mancata per il Sud.


(16 giugno 2006)


da: www.repubblica.it/2006/06/sezioni/scienza_e_tecnologia/fitomedicina-liguria/fitomedicina-liguria/fitomedicina-ligu...

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