La Chiamata - 1

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maxis35
00domenica 2 ottobre 2011 21:51
Chi manderĂ² ? ... manda me !

1 La Chiamata :

1a  Ascolta : il Signore ti sta chiamando.

Mettersi in ascolto è saper distinguere la voce del Signore dalle altre.

  Partito di lì, Elia incontrò Eliseo figlio di Safàt. Costui arava con dodici paia di buoi davanti a sé, mentre egli stesso guidava il decimosecondo. Elia, passandogli vicino, gli gettò addosso il suo mantello. Quegli lasciò i buoi e corse dietro a Elia, dicendogli: «Andrò a baciare mio padre e mia madre, poi ti seguirò». Elia disse: «Va' e torna, perché sai bene che cosa ho fatto di te».Allontanatosi da lui, Eliseo prese un paio di buoi e li uccise; con gli attrezzi per arare ne fece cuocere la carne e la diede alla gente, perché la mangiasse. Quindi si alzò e seguì Elia,entrando al suo servizio.[1]                                                           
E
liseo è chiamato ad essere profeta, cioè  colui che parla per conto di Dio.  Essere profeta è essere anche poeta che proclama la bellezza e la misericordia di Dio, usando le Parole di Dio stesso che sono poesia incomparabile. E’ un compito, perciò, veramente speciale quello a cui è chiamato Eliseo. Egli dopo aver  risposto “SI” alla chiamata di  Dio, da un taglio netto al passato bruciando i suoi attrezzi di lavoro e salutando gli amici. Agli undici Gesù disse : “Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad  ogni creatura”[2]. Quando apparve a loro dopo la resurrezione Gesù rimproverò gli apostoli per la loro incredulità. Anche molti di noi sono scettici e rispondono pigramente all’invito di Gesù . Un po’ per sfiducia nelle proprie capacità, un po’ per pusillanimità, molti di noi non si ritengono adeguati a questo compito e aspettano prima di agire che qualcuno affidi loro esplicitamente questo incarico. Eppure testimoniare Gesù dovrebbe essere caratteristica di ogni cristiano. Il più delle volte sono richiesti servizi molto semplici. “Rievangelizzazione”, non significa semplicemente, che dobbiamo essere noi a ripetere quello che già altri fanno, pensando che noi lo faremmo meglio, perchè siamo più bravi. Bisogna scoprire nuove forme, meglio ancora occorre  riscoprire quelle forme genuine ormai dimenticate da secoli. Pensiamo ai grandi santi; Francesco corre letteralmente per le strade, incurante della gente ad annunciare la bellezza di Dio e la magnificenza della Povertà. Lui “Alter Cristus”, non si vergogna di spogliarsi di tutte le sue ricchezze e del suo prestigio, per annunciare la buona novella. Le persone venivano convertite, tramite lui, a migliaia in maniera meravigliosa. La straordinarietà consisteva nella semplicità e nell’amore che Francesco manifestava, spinto da un impulso meraviglioso dello Spirito Santo. Gli uomini volenterosi d’oggi sembrano confusi, non sanno dare ragione della speranza che è in loro, sembrano pensare che non è tempo di andare ad annunciare la lieta novella. Per questo infatti, dicono,  vi sono mezzi ben più potenti che non il semplice andare personalmente. Tutti - aggiungono - dovrebbero sapere dove sono le chiese ; in ogni paese ve n’è più di una. Non commettiamo l’ipocrisia dell’uomo che dalla sua lontananza afferma : ci penserà il buon Dio, darà a ciascuno il suo[3] ; lasciamo fare a lui. Molti dei nostri fratelli non entrano nelle chiese, anzi sembrano essersene allontanati. Esse oggi per lo più, salvo gli orari delle funzioni sono chiuse, perchè nessuno le frequenta negli altri orari. E’ raro trovare, anche se possibile, la chiesetta accogliente col suo prete in costante preghiera disponibile alla testimonianza, all’ascolto ed alla preghiera come era solito fare il curato di Ars. Coloro che le frequentano, sono per lo più raccolti nei loro gruppi; raramente aprono le braccia ai nuovi venuti. Si fa fatica a scambiarsi un segno di pace, e le funzioni sembrano tante rappresentazioni in cui gli attori recitano una parte, sempre la stessa in maniera stanca. Vi sono nuovi movimenti religiosi dalle connotazioni più variegate, che pur non possedendo la Verità, attraggono a se moltissime persone deluse da tutta la confusione che la società del progresso tecnico ha provocato in loro.Vi è bisogno di spiritualità; l’uomo moderno ha capito che non può fare a meno di dare la parte che spetta al proprio spirito. Se questo da un lato apre le porte alla speranza, dall’altro si presta a essere manipolato talvolta in maniera pericolosa. Il mondo intero è diventato terreno fertile per l’evangelizzazione[4]; occorre rispondere colpo su colpo alla minaccia dilagante del secolarismo che vuole sostituire la menzogna alla verità. Occorre essere preparati ed informati su tutto ciò che accade intorno. Questa è la risposta all’attuale esigenza di rievangelizzazione e alle influenze negative provenienti dalla cultura postmoderna. Essa si propone di far riscoprire la purezza originaria della nostra fede in conformità alla Chiesa Cattolica ed al suo Magistero. Non possiamo più starcene fuori dalla mischia ad osservare, occorre rimboccarsi le maniche e darsi da fare, affinché sia fatta chiarezza in questa epoca in cui la nostra fede appare offuscata dalla dilagante diffusione di cultura non conforme alla dottrina e all’etica cristiana cattolica. Abbiamo bisogno, come Chiesa,  di aumentare la nostra conoscenza teologica e spirituale, per sapere comunicare le verità più profonde con le parole più semplici. ·       E’ perciò importante fare “teologia” ; ossia approfondire con tutta la nostra intelligenza, per sete di chiarezza, quanto ci è stato dato di vivere con il cuore : vedere nella luce ciò che è stato ricevuto nell’amore. ·       E questo in armonia con la Chiesa, alla quale Dio ha confidato i segreti del suo cuore.[5] Se sentiamo in noi forte il desiderio di fare qualche cosa per diffondere e difendere la sana dottrina che i nostri padri ci hanno fedelmente trasmesso, se in noi vi è la necessità implacabile di accendere ovunque il Fuoco sacro dell’amore e della misericordia di Dio, allora possiamo affermare con certezza : ·       Chi ci chiama  è proprio il Signore.   
“E avvenne che, mentre era in viaggio e stava per avvicinarsi a Damasco, all'improvviso lo avvolse una luce dal cielo  e cadendo a terra udì una voce che gli diceva: «Saulo, Saulo, perché mi perseguiti?”.[6]  
Saulo, mentre camminava verso Damasco, cadde a terra abbagliato da una luce fortissima, quando il Signore Gesù lo chiamò alla sua sequela. Vi è da considerare che Saulo, era cresciuto con profitto negli studi alla scuola del grande maestro fariseo Gamaliele, il più celebre degli anni 20 (lo stesso di cui si parla in Atti 5,35-40). Saulo già dall’adolescenza mostra un appassionato interesse per lo studio della Legge e della Tradizione. Possiede, infatti, una penetrazione di spirito sorprendente per la sua età. Animato da sacro zelo, finiti gli studi, il rabbino Saulo diventa uno dei più ardenti difensori dell’integrità dottrinale ebraica. E così, uomo di principi fondamentalisti, diviene persecutore della Chiesa cristiana nascente. [7]  Ma il Signore ha altri progetti per lui, lo avvolge con la sua luce e lo costituisce ministro e testimone della santità del Regno dei Cieli. L’operato di San Paolo è stato tale da guadagnarsi l’appellativo di Apostolo.  
Mentre passava vicino alla chiesa di San Damiano, fu ispirato a entrarvi. Andatoci, prese a farvi orazione fervidamente davanti all’immagine del Crocifisso, che gli parlò con commovente bontà: “Francesco non vedi che la mia casa sta crollando ? Va’ dunque a restaurarmela”.[8]     
Francesco ascoltò la voce del Crocifisso che lo chiamava e ne restò sconvolto a tal punto da rinunciare ad ogni ricchezza per seguire Gesù in Povertà. Comincia la sua attività, con una semplicità addirittura commovente, cercando di riparare tutte le chiesette nei dintorni di Assisi ; tale gli pareva fosse la richiesta del Signore Gesù.  Da giovanotto di mondo dedito all’avventura, al diletto e al corteggiamento delle belle ragazze coi suoi amici signorotti, diviene discepolo di Cristo, sposo della Povertà e con sè trascina mirabilmente nella splendida conversione anche i suoi amici di ventura. Rinuncia alle ricchezze accumulate dal padre, ad una vita rispettata dalla società del tempo, a tutti i piaceri che la sua posizione gli permette per abbracciare la Povertà evangelica avendo come unica ricchezza il Vangelo e i suoi insegnamenti. Fa voto di Povertà, Castità, ed Obbedienza, e abbraccia una Croce tanto grande che lo porterà alle Stimmate della santità. I progetti della Divina Provvidenza sono sempre sconvolgenti e misteriosi.   
 
 Preghiera ai santi :  O santi tutti del Cielo che avete testimoniato in terra con la vostra vita l’amore di Gesù, voi che camminate di fianco al Maestro e godete della sue attenzioni dolcissime, compiacetevi di intercedere presso di Lui affinché Egli ci conceda di seguirlo in questa piccola opera di evangelizzazione con intelligenza e disponibilità portando a tutti il dono dell’Annuncio della salvezza e della sua misericordia.     

1b) Questa chiamata è proprio per noi.

 
E
’ meraviglioso scoprire che Gesù chiama proprio noi ; il Maestro ci dice : “venite e vedrete” .

Ci ripetiamo spesso: “Dobbiamo evangelizzare! e andare sino ai confini della terra”  e poi ci ritroviamo sempre al punto di partenza adagiati nelle nostre comodità e ci accontentiamo di dirci, che evangelizzare significa dopotutto convertire noi stessi giorno per giorno. Se ci avete fatto caso, però, le chiamate che fa il Signore non sono sempre tutte uguali ; ad alcuni ha detto : «Seguitemi, vi farò pescatori di uomini», a un altro : «perchè mi perseguiti ?», a un altro ancora : «non vedi che la mia Casa sta crollando ? va’ dunque a restaurarmela !». E a noi che cosa sta dicendo ? Ma il Signore chiama solo i santi !.... Non è vero ! E’ vero proprio il contrario ! Gesù chiama anche noi peccatori, e ci chiama a convertirci per poi, divenuti suoi discepoli, andare a portare a tutti la Gioia che solo Lui sa fare scaturire dai nostri cuori. Allora noi piccolini, quando il Maestro ci chiama, non riusciamo a crederlo possibile ; facciamo fatica a capacitarcene. Se il Signore chiama proprio noi, che cosa faremo ? Ci insuperbiremo forse ? Ci sentiremo superiori agli altri o penseremo che, dopotutto, se il Signore ha scelto proprio noi, significa che siamo almeno un poco migliori degli altri. Converrà, invece, che ripetiamo : “Signore abbi pietà di noi servi inutili ; cui la tua misericordia ha concesso di ravvederci e di scoprire finalmente la Verità.” Certo che se il Signore viene a bussare alla nostra porta, noi dovremmo subito darci da fare a far ordine nella nostra casa, per renderla un poco decente e presentabile. Non sarà facile togliere le ragnatele della indifferenza, e far sparire tutte quelle brutte macchie dell’orgoglio. Ma armiamoci di santa pazienza e diamoci da fare. Riconosciamo con coraggio le crepe provocate dalla gelosia, dall’ira, dall’invidia, decidiamo veramente di fare pulizia. Ecco nella nostra casa oggi entra un principe ! Quale onore poter dire : “Accomodati Maestro, nella mia casa ! E’ piccola e misera, però io l’apro a Te !”. Sarà come una nuova primavera avere un ospite così meraviglioso ; noi ci sederemo ai suoi piedi e staremo a bocca aperta ad ascoltarlo.  E’ importante saper vedere i difetti della nostra anima, renderci finalmente conto con quanta tristezza abbiamo riempito il nostro cuore. Se non ne siamo capaci, chiediamolo in preghiera allo Spirito Santo, e se glielo chiederemo veramente con il cuore, certamente ci farà il grandissimo dono di  scoprire in noi i difetti, e che non accada anche a noi quello che è detto nel salmo dell’illuso :

   Poiché egli si illude con se stesso nel ricercare la sua colpa e detestarla.[9]   Per capire meglio il suo significato può essere utile rileggerlo nella forma corrente : Ha di sé una stima troppo grande per scoprire e odiare il suo peccato.[10]   Gesù stesso ce lo ha promesso :  “E quando sarà venuto [lo Spirito Santo], egli convincerà il mondo quanto al peccato, alla giustizia e al giudizio. Quanto al peccato, perché non credono in me; quanto alla giustizia, perché vado dal Padre e non mi vedrete più; quanto al giudizio, perché il principe di questo mondo è stato giudicato.”[11] Infatti non è facile vedere il proprio peccato e non è dato a tutti di poterlo scoprire. ·       la conoscenza e la fede, se mancano le azioni, sono solo presunzione.  Alcuni definiscono l’azione come veracissima conoscenza. Studiatevi dunque di mostrare fede e conoscenza piuttosto con le opere : chi infatti si è accecato affidandosi alla conoscenza soltanto udrà la parola :’Confessano di conoscere Dio, ma lo rinnegano con le opere’ “.[12]    E’ importante capire l’estrema importanza delle opere. Gesù infatti non dice “Studiate Dio e dimostrate a tutti la vostra conoscenza !”, ma dice : “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri; come io vi ho amato, così amatevi anche voi gli uni gli altri”[13] Lo studio e la conoscenza del Vangelo deve essere orientato a mettere in pratica questo insegnamento di Gesù, senza il quale non potremmo mai essere in grado di fare la volontà del Padre. Più di una volta su questo tema Gesù si confronta coi farisei, coi sadducei e coi dottori della legge.   Gesù disse loro: «Fate bene attenzione e guardatevi dal lievito dei farisei e dei sadducei».[14]   «Guai anche a voi, dottori della legge, che caricate gli  uomini di pesi insopportabili, e quei pesi voi non li toccate nemmeno con un dito!»[15] Quando pensiamo ai farisei o ai sadducei o anche ai dottori della legge ci viene sempre alla mente l’immagine di  personaggi d’altri tempi e non capiamo invece quanto siano attuali, perchè anche noi siamo talvolta farisei, talvolta sadducei e talvolta anche dottori della legge. Siamo farisei quando ci atteniamo alla legge scrupolosamente con intransigenza verso noi stessi e verso gli altri, facendo le cose non con il cuore ma con il codice alla mano, cercando cavilli che confermino il nostro comportamento. Siamo sadducei quando mettiamo in dubbio le promesse che Gesù ci ha fatto di un regno di pace e di gioia e pensiamo invece ad un cristianesimo fatto a nostra misura, ad un cristianesimo basato sull’elemosina e non sulla carità, che non crede più nella provvidenza di Dio e ha spento in se la fiamma dello Spirito Santo. Infine siamo dottori della legge quando insegniamo agli altri con sicurezza quale debba essere il loro comportamento ma non siamo in grado neppure di avere il minimo discernimento su come agire per amare il prossimo, proprio perchè non ci accorgiamo di quanto freddo ci sia nel nostro cuore e di quanta indifferenza per le esigenze degli altri.           


[1] RE 19-19,21 -  Questa Parola preceduta da Isaia 35 che decise l’inizio della mia piccola attività di evangelizzazione e che mi coinvolge tuttora, mi fu offerta in preghiera nel maggio del 1995, quando  completamente prostrato in adorazione* davanti al Santissimo, chiesi al Signore di manifestarmi la sua volontà  (* Metanìa - Profondo inchino fino a terra, completa prostrazione di tutto il corpo, faccia contro terra. Il suo significato indica contrizione perfetta, annientamento di sé davanti a Dio o superiore che è immagine di Dio. Viene dalla parola greca “metanoia” che significa conversione.

[dal glossario in : Tarcisio Mezzetti - .... e il deserto diventerà una città, Grafica A. Cristaldi Enna - 1997] ) . 

[2]  Mc 16,15

[3] Cfr. Massimiliano Troiani Un profeta per l’Africa - musiche originali di Marcello Marocchi e Giampiero Artegiani (FATMO Missionari Comboniani Verona 1996)

[4] In appendice A2 :  Nuova religiosità - sfida alla nuova Evangelizzazione.

 

[5] Cfr. Daniel Ange , Meditiamo con Teresa di Lisieux , LA “PICCOLA VIA” PER RITROVARE IL SORRISO, Paoline (MI 1994)

[6]  Atti 9

[7] Cfr. Paul Dreyfus, PAOLO DI TARSO - Un grande reporter sulle tracce dell’Apostolo, PIEMME (1993 Casale Monferrato)

[8] Cfr. Biblioteca francescana di Milano Fonti Francescane,  (P.P.F.M.C. MESSAGGERO DI S.ANTONIO EDITRICE Basilica del Santo IV edizione  Padova).

[9] Salmo 36,3 Bibbia C.E.I.

[10] Salmo 36,3 Bibbia Interconfessionale

[11] Gv 16,8-11

[12] Cfr. Giovanni Carpazio in Nicodimio Algorita e Macario di Corinto a cura di, traduzione M.Benedetta Artioli e M.Francesca Lovato della Comunità di Monteveglio, La Filocalia, Piero Gribaudi Editore (Torino 1982) ;  Tt. 1,16

[13]  Gv 13,34

[14]  Mt 16,6

[15]  Lc 11,46

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