I Domenica dopo Pentecoste - SS. Trinità

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enricorns
00sabato 6 giugno 2009 15:50
Messa vigiliare della I domenica dopo Pentecoste - SS. Trinità

VANGELO DELLA RISURREZIONE

Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Marco 16, 9-16

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, il Signore Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato».
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!
enricorns
00sabato 6 giugno 2009 16:04
Letture Rito Ambrosiano
 
Es 33,18-23;34.5-7a; Sal 62; Rm 8,1-9b; Gv 15,24-27
 
 
 
LETTURA
Lettura del libro dell’Esodo 33, 18-23; 34, 5-7a


In quei giorni. Mosè disse al Signore: «Mostrami la tua gloria!». Rispose: «Farò passare davanti a te tutta la mia bontà e proclamerò il mio nome, Signore, davanti a te. A chi vorrò far grazia farò grazia e di chi vorrò aver misericordia avrò misericordia». Soggiunse: «Ma tu non potrai vedere il mio volto, perché nessun uomo può vedermi e restare vivo». Aggiunse il Signore: «Ecco un luogo vicino a me. Tu starai sopra la rupe: quando passerà la mia gloria, io ti porrò nella cavità della rupe e ti coprirò con la mano, finché non sarò passato. Poi toglierò la mano e vedrai le mie spalle, ma il mio volto non si può vedere». Allora il Signore scese nella nube, si fermò là presso di lui e proclamò il nome del Signore. Il Signore passò davanti a lui, proclamando: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà, che conserva il suo amore per mille generazioni».

SALMO
Sal 62

® Ti ho cercato, Signore, per contemplare la tua gloria.
O Dio, tu sei il mio Dio, dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua.
Così nel santuario ti ho contemplato,
guardando la tua potenza e la tua gloria. ®

Poiché il tuo amore vale più della vita,
le mie labbra canteranno la tua lode.
Così ti benedirò per tutta la vita:
nel tuo nome alzerò le mie mani. ®

Come saziato dai cibi migliori,
con labbra gioiose ti loderà la mia bocca.
Quando nel mio letto di te mi ricordo
e penso a te nelle veglie notturne,
a te che sei stato il mio aiuto,
esulto di gioia all’ombra delle tue ali. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 8, 1-9b

Fratelli, non c’è nessuna condanna per quelli che sono in Cristo Gesù. Perché la legge dello Spirito, che dà vita in Cristo Gesù, ti ha liberato dalla legge del peccato e della morte. Infatti ciò che era impossibile alla Legge, resa impotente a causa della carne, Dio lo ha reso possibile: mandando il proprio Figlio in una carne simile a quella del peccato e a motivo del peccato, egli ha condannato il peccato nella carne, perché la giustizia della Legge fosse compiuta in noi, che camminiamo non secondo la carne ma secondo lo Spirito. Quelli infatti che vivono secondo la carne, tendono verso ciò che è carnale; quelli invece che vivono secondo lo Spirito, tendono verso ciò che è spirituale. Ora, la carne tende alla morte, mentre lo Spirito tende alla vita e alla pace. Ciò a cui tende la carne è contrario a Dio, perché non si sottomette alla legge di Dio, e neanche lo potrebbe. Quelli che si lasciano dominare dalla carne non possono piacere a Dio. Voi però non siete sotto il dominio della carne, ma dello Spirito, dal momento che lo Spirito di Dio abita in voi.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 15, 24-27

In quel tempo. Il Signore Gesù disse ai suoi discepoli: «Se non avessi compiuto in mezzo a loro opere che nessun altro ha mai compiuto, non avrebbero alcun peccato; ora invece hanno visto e hanno odiato me e il Padre mio. Ma questo, perché si compisse la parola che sta scritta nella loro Legge: “Mi hanno odiato senza ragione”. Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio».
enricorns
00sabato 6 giugno 2009 16:16
Commento al Vangelo del 7 giugno
La Trinità è il cuore della fede cristiana
Ss. Trinità 
05.06.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


In questa domenica la Chiesa celebra il mistero che è il cuore della fede cristiana. Con i nostri fratelli ebrei e musulmani noi condividiamo la fede in un unico Dio - diciamo infatti all’inizio del Credo: “Credo in un solo Dio” - la fede cristiana professa che questo unico Dio è Padre, Figlio e Spirito Santo. Più volte nel Corano, libro santo dell’Islam, si legge: “Non dite tre”, riaffermando così la fede in un Dio unico che non conosce la Trinità cristiana. E nell’evangelo di oggi si dice del Padre, di Gesù il Figlio e dello Spirito Santo. Quante volte Gesù si rivolge al Padre, quante volte Lui ripieno di Spirito Santo promette ai discepoli il suo Spirito. La riflessione teologica dei primi secoli cristiani meditando questa triplice presenza ha elaborato la dottrina trinitaria. Tentiamo, allora, di avvicinarci al mistero di un solo Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Ogni volta che tracciamo sul nostro corpo il segno della croce noi professiamo la fede in un solo Dio che è Padre, Figlio e Spirito Santo. Tento di esprimere così questa verità che è il cuore della nostra fede cristiana.

La relazione al centro

All’inizio di tutto sta una relazione di amore che è appunto il legame tra il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo. Non una individualità, una singolarità solitaria ma una relazione. Potremmo dire che la sorgente di tutto è una relazione, come la vita ha, al suo principio, una relazione di amore tra l’uomo e la donna così tutto ciò che esiste ha una origine che è un nodo, un vincolo, una relazione di amore. Possiamo dirlo con altre parole: Dio nel quale crediamo è una storia, una vicenda che si manifesta come Padre, come Figlio e come Spirito Santo.
Come Padre: cioè principio da cui tutto proviene. Dio Padre: lo chiamiamo con il nome che riserviamo a Colui dal quale abbiamo avuto la vita. Ogni volta che diciamo: “Nel nome del Padre…”, riconosciamo che della vita non siamo padroni, non ne disponiamo, l’abbiamo ricevuta e per questo dono dobbiamo avere ogni giorno sulle labbra solo la parola della gratitudine e del ringraziamento. E quando diciamo “Nel nome del Figlio…”, riconosciamo che questo Dio dal quale tutto ha avuto origine è entrato nella nostra storia umana, l’ha condivisa fin nel nostro soffrire e morire. Il Dio di Gesù Cristo non è né lontano né inaccessibile ma ha il volto di Gesù figlio di Maria di Nazareth, ha il volto di ogni uomo soprattutto dei più piccoli e deboli tra gli uomini. E infine quando diciamo “…e nel nome dello Spirito Santo” riconosciamo che questo Dio abita nell’intimo dei nostri cuori, suscita in noi la voce della preghiera, ci richiama sulla via del bene e del vero. Padre, Figlio e Spirito Santo sono così anche i momenti di una storia: la storia di Dio che ha tanto amato il mondo fino a dare il suo Figlio e diffondere nei nostri cuori il suo Spirito. Ogni volta che tracciamo il segno della croce ricordiamo questa storia incredibile, storia di Dio Padre, Figlio e Spirito Santo, cioè mistero di relazione, vincolo, nodo di comunione.

Il volto di Dio

Ma, riconosciamolo, le nostre parole sono appena un maldestro tentativo di esprimere una realtà che ci sorpassa e che non possiamo comprendere, cioè afferrare e come rinchiudere nei nostri concetti e nelle nostre parole. Davvero felice la scelta della prima lettura: pagina suggestiva che esprime l’impossibilità per l’uomo di vedere il volto di Dio. La domanda accorata di Mosè è l’espressione di una fede profonda: Mosè, l’amico di Dio vorrebbe vedere in volto questo Dio che lo ha chiamato e costituito guida del suo popolo. Ma il volto di Dio non si può vedere, Dio nella sua identità non è afferrabile dall’uomo. Come Mosè così anche noi dobbiamo limitarci a vedere le spalle, la schiena di Dio. Deve bastarci questo indizio, senza la pretesa di disporre di Dio, senza la pretesa di rinchiuderlo nei nostri linguaggi, disperatamente inadeguati.
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