I DOMENICA DI QUARESIMA

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enricorns
00sabato 28 febbraio 2009 23:11

MESSA VIGILIARE DELLA PRIMA DOMENICA DI QUARESIMA

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Marco 16, 9-18

Risorto al mattino, il primo giorno dopo il sabato, il Signore Gesù apparve prima a Maria di Màgdala, dalla quale aveva scacciato sette demòni. Questa andò ad annunciarlo a quanti erano stati con lui ed erano in lutto e in pianto. Ma essi, udito che era vivo e che era stato visto da lei, non credettero. Dopo questo, apparve sotto altro aspetto a due di loro, mentre erano in cammino verso la campagna. Anch’essi ritornarono ad annunciarlo agli altri; ma non credettero neppure a loro. Alla fine apparve anche agli Undici, mentre erano a tavola, e li rimproverò per la loro incredulità e durezza di cuore, perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risorto. E disse loro: «Andate in tutto il mondo e proclamate il Vangelo a ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvato, ma chi non crederà sarà condannato».
Cristo Signore è risorto!
® Rendiamo grazie a Dio!

DOMENICA I DI QUARESIMA

LETTURA
Lettura del profeta Isaia 57, 15 - 58, 4a

In quei giorni. / Isaia disse: «Così parla l’Alto e l’Eccelso, / che ha una sede eterna e il cui nome è santo. / “In un luogo eccelso e santo io dimoro, / ma sono anche con gli oppressi e gli umiliati, / per ravvivare lo spirito degli umili / e rianimare il cuore degli oppressi. / Poiché io non voglio contendere sempre / né per sempre essere adirato; / altrimenti davanti a me verrebbe meno / lo spirito e il soffio vitale che ho creato. / Per l’iniquità della sua avarizia mi sono adirato, / l’ho percosso, mi sono nascosto e sdegnato; / eppure egli, voltandosi, / se n’è andato per le strade del suo cuore. / Ho visto le sue vie, / ma voglio sanarlo, guidarlo e offrirgli consolazioni. / E ai suoi afflitti / io pongo sulle labbra: ‘Pace, / pace ai lontani e ai vicini / – dice il Signore – e io li guarirò’”. / I malvagi sono come un mare agitato, / che non può calmarsi / e le cui acque portano su melma e fango. / “Non c’è pace per i malvagi”, dice il mio Dio. / Grida a squarciagola, non avere riguardo; / alza la voce come il corno, / dichiara al mio popolo i suoi delitti, / alla casa di Giacobbe i suoi peccati. / Mi cercano ogni giorno, / bramano di conoscere le mie vie, / come un popolo che pratichi la giustizia / e non abbia abbandonato il diritto del suo Dio; / mi chiedono giudizi giusti, / bramano la vicinanza di Dio: / “Perché digiunare, se tu non lo vedi, / mortificarci, se tu non lo sai?”. / Ecco, nel giorno del vostro digiuno curate i vostri affari, / angariate tutti i vostri operai. / Ecco, voi digiunate fra litigi e alterchi».

SALMO
Sal 50

Rit.: Pietà di me, o Dio, nel tuo amore.
Pietà di me, o Dio, nel tuo amore;
nella tua grande misericordia cancella la mia iniquità.
Lavami tutto dalla mia colpa,
dal mio peccato rendimi puro.®

Sì, le mie iniquità io le riconosco,
il mio peccato mi sta sempre dinanzi.
Contro di te, contro te solo ho peccato,
quello che è male ai tuoi occhi, io l’ho fatto. ®

Ma tu gradisci la sincerità nel mio intimo,
nel segreto del cuore mi insegni la sapienza.
Distogli lo sguardo dai miei peccati,
cancella tutte le mie colpe. ®

EPISTOLA
Seconda lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi 4, 16b - 5, 9

Fratelli, se anche il nostro uomo esteriore si va disfacendo, quello interiore si rinnova di giorno in giorno. Infatti il momentaneo, leggero peso della nostra tribolazione ci procura una quantità smisurata ed eterna di gloria: noi non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne. Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli. Perciò, in questa condizione, noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste purché siamo trovati vestiti, non nudi. In realtà quanti siamo in questa tenda sospiriamo come sotto un peso, perché non vogliamo essere spogliati ma rivestiti, affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita. E chi ci ha fatti proprio per questo è Dio, che ci ha dato la caparra dello Spirito. Dunque, sempre pieni di fiducia e sapendo che siamo in esilio lontano dal Signore finché abitiamo nel corpo – camminiamo infatti nella fede e non nella visione –, siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio dal corpo e abitare presso il Signore. Perciò, sia abitando nel corpo sia andando in esilio, ci sforziamo di essere a lui graditi.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 4, 1-11

In quel tempo. Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto, per essere tentato dal diavolo. Dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, alla fine ebbe fame. Il tentatore gli si avvicinò e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, di’ che queste pietre diventino pane». Ma egli rispose: «Sta scritto: / “Non di solo pane vivrà l’uomo, / ma di ogni parola che esce dalla bocca di Dio”». Allora il diavolo lo portò nella città santa, lo pose sul punto più alto del tempio e gli disse: «Se tu sei Figlio di Dio, gèttati giù; sta scritto infatti: / “Ai suoi angeli darà ordini a tuo riguardo / ed essi ti porteranno sulle loro mani / perché il tuo piede non inciampi in una pietra”». Gesù gli rispose: «Sta scritto anche: / “Non metterai alla prova il Signore Dio tuo”». Di nuovo il diavolo lo portò sopra un monte altissimo e gli mostrò tutti i regni del mondo e la loro gloria e gli disse: «Tutte queste cose io ti darò se, gettandoti ai miei piedi, mi adorerai». Allora Gesù gli rispose: «Vattene, Satana! Sta scritto infatti: / “Il Signore, Dio tuo, adorerai: / a lui solo renderai culto”». Allora il diavolo lo lasciò, ed ecco, degli angeli gli si avvicinarono e lo servivano.

enricorns
00sabato 28 febbraio 2009 23:20
Commento al Vangelo del 1° marzo
Una predicazione
che scuoteva i cristiani
All’inizio di Quaresima
Mc 16,9-16; Is 57,21-58,4a; 2Cor 4,16b-5,9; Mt 4,1-11
27.02.2009

di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

Oggi, prima domenica di Quaresima, abbiamo aperto il libro dei Vangeli alla stessa pagina che in questo giorno leggeva il nostro padre Ambrogio. Sappiamo infatti che in questa domenica sant’Ambrogio leggeva e commentava la pagina delle tentazioni. Diceva: «Abbiamo appena letto e ascoltato che Gesù digiunò nel deserto». Noi ci ritroviamo, dopo tanti secoli, a ripercorrere i passi dei nostri Padri nella fede. Iniziamo il tempo quaresimale secondo una tradizione che qualcuno vorrebbe far risalire ai tempi apostolici. Nel V secolo san Gerolamo scriveva: «In tutto il mondo noi cristiani digiuniamo secondo la tradizione apostolica». Accanto a Gesù, protagonista della pagina evangelica è il diavolo. Tentiamo, allora, di fare la difficile meditazione sul diavolo. E’ questo un tema oggi raramente presente nella predicazione mentre era un tema caro ai predicatori quaresimali. Con stile talora terroristico evocavano morte, giudizio, inferno e demoni per scuotere i cristiani tiepidi e chiamarli a conversione. Il padre Matteo da Bascio, fondatore dei Capuccini, dal pulpito declamava questo ritornello: «All’inferno peccatori, scellerati al grande inferno. Che il ben fare avete a scherno, ostinati negli errori, scellerati al grande inferno».
Oggi questi linguaggi ci fanno sorridere ma non dobbiamo liberarci, con un gesto di sufficienza, di questa difficile realtà. Ricordo una parola di Paolo VI: «Sarebbe questo sul demonio e sull’influsso ch’egli può esercitare sulle singole persone, come su comunità, su intere società o su avvenimenti, un capitolo molto importante della dottrina cattolica da ristudiare, mentre oggi è poco studiato». I Vangeli ne parlano spesso e non possiamo fare come se tale realtà non esistesse.

I volti del male

Notiamo un particolare che mi sembra assai significativo. Il testo odierno adopera tre termini per indicare questa potenza e nella Bibbia numerosi sono i termini che designano tale presenza: satana, demonio, maligno, avversario, nemico, principe di questo mondo, beelzebul… Il male assume volti e forme varie e mutevoli, così come si dice con nomi molteplici. Lasciamoci guidare nella decifrazione del demoniaco da alcuni dei suoi nomi.
Il primo, diavolo, il più comune è diventato quasi un termine familiare e simpatico. E’ un buon diavolo, si dice. Diavolo è termine greco che sta per divisione. Tutto ciò che scava inimicizia, erige muri e barriere di separazione è opera diabolica. Dove si genera estraneità, distanza e sospetto lì è opera diabolica. Soprattutto è opera diabolica la nostra separazione da Dio, la nostra diffidenza in Lui.
Il secondo nome è tentatore. Tentare vuol dire mettere alla prova con malizia, vuol dire seduzione che allontana dal vero e dal bene per cedere a ciò che è seducente. Tutte le volte che le nostre scelte sono guidate da ciò che ci seduce piuttosto che da ciò che costruisce il bene, allora il tentatore è all’opera.

Le notti del mondo

E il terzo titolo: satana. Il termine sta per avversario e indica tutto quanto si oppone a Dio. E’ il non volere che Dio sia Dio, il primo e decisivo bene della nostra vita preferendogli piccoli o grandi idoli. E’ piegarsi davanti a pseudo-valori.
Diversi i nomi del demoniaco, diverse le forme del male. La Chiesa invitandoci oggi a questa dura meditazione vuol tenere viva in noi la sensibilità nei confronti del male, renderci cauti e un poco scettici nei confronti di tutte le visioni trionfalistiche sull’uomo e sulla storia. Alla domanda: dove va la storia? Dove va l’uomo? L’ottimismo fondato sulle sole risorse dell’uomo risponde: Va di chiarezza in chiarezza, in costante progresso verso il meglio. Magnifiche e progressive sarebbero le sorti dell’umanità. Guardiamo a noi stessi e alla vicenda umana con serena capacità di apprezzamento, ma c’è una dura verità nell’invocazione: liberaci dal male o dal maligno. Il mondo ha le sue notti e talora sono notti fonde senza il chiarore di una stella. Ma non serve imprecare contro l’oscurità: meglio accendere una pur piccola luce.
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