Gentilissimo Polymetis,
la scienza non è una "epistème" nel senso inteso da Severino e dalla sua scuola. E' un raccogliere opinioni, un, a volte, affastellare nozioni ed uno svolgere indagini. I grandi epistemologi ce lo hanno ben ricordato. Trattasi di un percorso in direzione della verità, ma anche il discorso quotidiano ha la stessa caratteristica. Dove stia poi di casa la verità non è facile saperlo. E' tuttavia facile sapere che certe tesi strombazzate per secoli e millenni sono miseramente cadute e non potranno più rialzarsi, nemmeno se riprese e ripresentate a furor di popolo: vedi l'idea che il sole giri intorno alla terra o che le specie naturali siano balzate fuori armate a tutto punto come Minerva dal cervello di un Dio creatore. In quello che dico c'è forse una eco dell'insegnamento di Popper, insegnamento o tesi detta del "falsificazionismo". Credo quindi che il creazionismo sia stato abbondantemente falsificato. Nel ritenere per vera o assodata una certa opinione, come quella che ho espresso, vengono squadernati metodi più o meno accettabili o più o meno ortodossi, tutti senza una importanza decisiva. D'altra parta chi siano in verità gli scienziati non è ben chiaro. E' più chiaro stabilire chi siano gli scientisti, una vera marea, ma è ovvio che le loro opinioni non fanno scienza. Fa più scienza il lavoro di un singolo bravo scopritore o inventore, ad onta del fatto che so, che sia un nazista o che abbia idee distorte in altri campi. Il sapere, e la scienza non sfugge a tale principio, non si determina per il principio pseudodemocratico della maggioranza, seppur vestito dalle parole "accordo intersoggettivo". La difesa d'ufficio del paradigma dominante da parte di qualcuno è in realtà una sottile adulterazione del principio galileiano.
E' poi ridicolo - perché storicamente relegato nel dibattito concluso all'inizio del secolo scorso, rifarsi ancora all'idea di poter sfatare un paradigma scientifico, o addirittura la visione del mondo che ad esso è sottesa, con mitici e onnipotenti "fatti". Un fatto esiste, parla, ha un senso solo all'interno di una teoria, di un'ipotesi, di un quadro assai più vasto della mera osservazione. E' cioè la teoria ad avere valore euristico, valore che il fatto sussume da essa, e che da solo non ha e non può avere. E difatti un fatto assoluto, a sé stante, è un impossibile logico per qualsiasi scienza. A meno che essa non si pretenda metafisica teologica rivelata. Che è il caso dei CICAPisti. Qui vorrei che si facesse una certa attenzione: sospendiamo per un momento la discussione su che cosa siano i fatti in sè e per sè. Qualsiasi cosa essi siano, essi assumono rilevanza decisiva soprattutto in relazione ad una teoria appunto. Dico cioè che nessuna teoria può essere puramente campata in aria. Ogni teoria, compreso il famigerato creazionismo, deve, per forza di cose, asserire la fattualità di qualche cosa. Se poi questa fattualità viene a cascare, o per una contraddizione intrinseca o per la dimostrata inesistenza dei fatti pretesi a fondamento (magari per l'accertamento di una situazione di fatto incompatibile con quanto asserito) ecco che si usa dire che i fatti hanno smentito o falsificato la teoria in questione. Può essere che l'invocazione dei fatti sia ben più sgrammaticata di quanto sto evidenziando in questo momento ma credo che concorderemo che queste sgrammaticature non fanno la scienza. E fin qui non ci siamo ancora chiesti che cosa siano i fatti. Se ce lo chiediamo sono pronto a riconoscere che la mera osservazione non è di per sè accertativa di fatto alcuno. Tuttavia, in questo discorso, diventa necessario domandarsi che cosa sia una teoria: i più pensano che essa sia una pura creazione della psiche umana, il che non è. Per farla breve, diciamo che una teoria è la descrizione, umana, di un fatto generale. Ecco che nella teoria è rientrata la dannata nozione di fatto. Siamo finiti in un inestricabile groviglio? Non credo. Fatti e teorie del mondo si connettono in modo abbastanza organico e, direi, armonioso. La pura osservazione non può sussistere, è vero, perchè chi osserva è mosso dalla conoscenza delle teorie che porta con sè, vale a dire dalla conoscenza dei fatti generali del campo in cui indaga. Il groviglio si scioglie quando ci rendiamo conto che nella ricerca si mettono a confronto fatti particolari con altri fatti particolari, non solo, ma fatti generali con altri fatti generali e soprattutto fatti particolari con fatti generali. Questo confronto tra fatti di diversi livelli di generalità, che viene costruito pazientemente, generazione dopo generazione, svela come appunto si diceva, che i fatti non sono campati in aria ma sono per lo più organicamente connessi gli uni agli altri, a formare vere ed autentiche costellazioni fattuali. Dopodichè la sentenza ultimativa non sarà emessa da una sorta di Aeropago scientifico, ma dalla convinzione che riesce a farsi strada nella coscienza del singolo. Il singolo purtroppo spesso si dedica ad arroccarsi nelle proprie tesi e a non porre orecchio alle tesi altrui. Ma questa è la storia di tutti i giorni. Siamo cresciuti all'ombra dell'ipotesi darwiniana. Ignorare, negare, rifiutare che essa sia innanzitutto una visione filosofica e sociale, impossibile da fondare con osservazioni scientificamente valide vista l'immensità del suo oggetto, significa rinnegare le parole dello stesso Darwin, il quale riconosceva in Malthus il proprio ispiratore. Essa è un mirabile castello incantato, costruito, e successivamente ampiamente adattato, alle fondamenta sociali del mercantilismo e delle sue sovrastrutture ideologiche, come "il fardello dell'uomo bianco", ed evolutosi nel turbo-capitalismo globale di oggi. L'ipotesi darwiniana non è campata in aria e proprio per questo è ampiamente falsificabile. Ma, a mio giudizio, i sudatissimi e meritori sforzi per falsificarla, a tutt'oggi hanno fallito. Segnalo un recente tentativo, anch'esso andato a vuoto, riferito due o tre mesi fa, per combinazione, vedi un po', proprio dalla rivista "Darwin": si è scoperto che gli omosessuali maschi sono figli, per così dire, "cadetti", o meglio, ultimi nati, di donne che hanno partorito più di un figlio maschio. Queste donne hanno per caratteristica di sentire, dal punto di vista immunologico, come estraneo il feto di sesso diverso da quello della madre medesima; e questa diversità si va accentuando di gravidanza in gravidanza. Quando la "guerra chimica" tra madre e figlio supera un certo livello ecco che nasce un figlio destinato a diventare omosessuale. Questa scoperta in un primo momento ha posto in crisi proprio la teoria dell'evoluzione in quanto non era pensabile che una caratteristica ampiamente negativa per quanto riguarda la riproduzione, l'omosessualità appunto, non fosse stata spazzata via per tempo dall'evoluzione. Ma una ulteriore ricerca ha rivelato che lo scompenso demografico creato dall'omosessualità è compensato dalle madri sopra descritte, che si sono rivelate molto più feconde delle donne normali. Per cui la teoria di Darwin ne è uscita indenne. Può essere che sia destinata a cadere la prossima volta.... Chi lo sa: questo è l'insegnamento di Popper. Diciamo poi che il povero e bistrattato Darwin non ha nulla a che fare con il capitalismo; diciamo che il poveretto si è trovato a conviverci per sua sfortuna. E che non è responsabile del cattivo uso della sua teoria perpetrato da tanti cervelli grossolani.
Il vero conflitto è fra lo spirito critico, il sospetto, la libertà dell'intelligenza di mettere in discussione e criticare qualunque costrutto umano, qualunque teoria si pretenda verità assoluta e definitiva (sia essa Aristotele, Darwin, ecc...), e il dogma che maschera il potere.
Cordialmente Angelodore.
[Modificato da angelodore 26/08/2005 22.51]