BUONA DOMENICA A TUTTI NEL SIGNORE !

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Anam_cara
00domenica 22 marzo 2009 08:57

IV Domenica di Quaresima - Laetare


Lettura del Vangelo


 



Canto al Vangelo
 

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.(Gv 3,16)
Lode e onore a te, Signore Gesù!



Dal vangelo di Giovanni 3,14-21


E come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell'uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

Dio infatti ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna. Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per giudicare il mondo, ma perché il mondo si salvi per mezzo di lui. Chi crede in lui non è condannato; ma chi non crede è gia stato condannato, perché non ha creduto nel nome dell'unigenito Figlio di Dio. E il giudizio è questo: la luce è venuta nel mondo, ma gli uomini hanno preferito le tenebre alla luce, perché le loro opere erano malvagie. Chiunque infatti fa il male, odia la luce e non viene alla luce perché non siano svelate le sue opere. Ma chi opera la verità viene alla luce, perché appaia chiaramente che le sue opere sono state fatte in Dio.

Parola del Signore

Lode e onore a te, Signore Gesù!
Dio ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito;
chiunque crede in lui ha la vita eterna.(Gv 3,16)
Lode e onore a te, Signore Gesù!


Omelia domenicale

(Mons.Vincenzo Paglia)


Siamo oltre la metà del pellegrinaggio quaresimale e la liturgia della Chiesa, interrompendo per un momento l’austerità di questo tempo, ci invita a "rallegrarci".

In passato, persino il colore dei paramenti liturgici si attenuava, dal viola passava al "rosaceo", per sottolineare questo stacco di letizia.

In verità, tale esortazione sembra non aver più senso da quando la quaresima non è più avvertita nella sua severità e il digiuno è quasi totalmente disatteso.
 
In effetti, questi quaranta giorni scorrono per lo più come tutti gli altri, senza una particolare urgenza del richiamo a rallegrarsi.

L’invito liturgico, se in passato comportava la sospensione dell’austerità, non voleva comunque spingere verso un senso di spensieratezza o di superficiale e ottimistico senso della vita.

Al contrario, la liturgia conoscendo bene le difficoltà e i problemi dei giorni degli uomini, è consapevole del bisogno che abbiamo di un annuncio di letizia vera.
 
Ed ecco, nel mezzo del cammino quaresimale, l’esortazione a rallegrarsi; il motivo è l’avvicinarsi della Pasqua, ossia la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte.

Questo è il vero annuncio di gioia che la liturgia ci porta.

Motivi oggettivi che mostrano la permanenza del male non mancano.

E d’altro verso, all’inizio di un nuovo secolo c’è bisogno di sperare in un mondo che sia diverso.

Il grido della Pasqua, la vittoria del bene sul male, deve risuonare ovunque, ma in particolare su quei popoli che sono straziati dalla guerra e dalla violenza; oppure sui numerosi poveri e abbandonati che popolano le nostre città.

Come anche deve ridare speranza alle nostre città spesso stravolte da un clima di violenza e di aggressività.

La mentalità consumista, che porta a centrare tutto su se stessi e sulla propria immediata soddisfazione, ha come sbocco inevitabile uno stile di vita concorrenziale e violento.

L’uomo e la donna consumisti, costretti a vivere in una perenne corsa a consumare e a soddisfare qualsiasi desiderio, sono travolti dalla spirale inarrestabile dell’amore per se stessi, radice di ogni violenza.

Il bisogno di ritrovare una dimensione religiosa ed etica, che interrompa in qualche modo questo circolo vizioso e che dia senso alla vita, si fa sempre più urgente, e direi non solo per la salvezza dell’anima ma anche per quella del corpo e della stessa società.

Il secondo libro delle Cronache ci aiuta a leggere la nostra situazione.

L’autore sacro lega la caduta di Gerusalemme e il susseguente periodo di schiavitù in Babilonia all’infedeltà del popolo ai comandi del Signore:
"In quei giorni tutti i capi di Giuda, i sacerdoti e il popolo moltiplicarono le loro infedeltà... si beffarono dei messaggeri di Dio, disprezzarono le sue parole e schernirono i suoi profeti al punto che l’ira del Signore contro il suo popolo raggiunse il suo culmine, senza più rimedio".

I nemici incendiarono il Tempio, demolirono le mura di Gerusalemme e gli scampati alla morte furono deportati.

Con il tipico linguaggio veterotestamentario la Scrittura sottolinea lo stretto rapporto tra l’attutirsi della tensione morale dell’intero popolo (non solo di qualcuno additato al ludibrio comune e condannato quasi vittima espiatoria) con la conseguente degenerazione e fine della stessa convivenza civile.

Per questo torna ogni anno opportuno il tempo quaresimale: ci aiuta a tornare al Signore, a riprendere in mano le Scritture e a riflettere sul senso vero della vita, del proprio agire e del proprio operare.

Il Vangelo di Giovanni che abbiamo ascoltato ci dice che la risposta alla domanda sul senso della vita è Gesù, morto e risorto.

Anche Nicodemo si sentì rispondere in questo modo con il richiamo all’episodio del serpente innalzato da Mosè nel deserto che salvò la vita degli israeliti morsi dai serpenti velenosi:
"Come Mosè innalzò il serpente nel deserto, così bisogna che sia innalzato il Figlio dell’uomo, perché chiunque crede in lui abbia la vita eterna".

Già il libro della Sapienza aveva intuito in quell’episodio un segno della salvezza e dell’amore di Dio quando aveva cantato il serpente di bronzo definendolo
"un simbolo della salvezza per ricordare i decreti della legge divina: infatti, chi si volgeva a guardarlo era salvato non da quel che vedeva ma solo da te, salvatore di tutti" (16,6-7).

Quel serpente posto sull’asta diventa per Giovanni il segno della croce di Cristo "innalzata" in mezzo all’umanità.

Per l’evangelista, Gesù "innalzato" non è una immagine che deve suscitare commiserazione o compassione; quella croce è la fonte della vita; una fonte generosa e senza limiti, gratuita e abbondante:
"Dio ha tanto amato il mondo - continua l’evangelista - da dare il suo figlio unigenito, perché chiunque crede in lui non muoia, ma abbia la vita eterna".

Chiunque è colpito dai morsi velenosi dei serpenti di oggi, è sufficiente che rivolga gli occhi verso quell’uomo "innalzato" e trova guarigione.

Gesù stesso dirà più avanti: "Quando sarò elevato da terra, attrarrò tutti a me" (12,32).

La salvezza, come anche il senso della vita, non viene da noi.

Ci è donata.

Nella lettera agli Efesini Paolo scrive: "Dio, ricco di misericordia, per il grande amore con il quale ci ha amati, da morti che eravamo per i peccati, ci ha fatti rivivere con Cristo: per grazia infatti siete stati salvati" (2,4).

Torna il motivo del "rallegrarsi" a cui la liturgia di questa domenica ci richiama;
 
possiamo gioire come il figlio prodigo il quale, al ritorno a casa, scopre quanto l’amore del Padre sia enormemente più grande del suo peccato e della sua cattiveria.
AMEN!



Signore Gesu'
siamo talmente egoisti
talmente presi
dai nostri problemi quotidiani
che non riusciamo a comprendere
l'immenso dono
che tu ci hai fatto!

Oggi ti chiediamo
di riempire il nostro cuore
di riconoscenza e di Amore
per TE
che ci hai amati sino alla morte!

Lode a te, o Signore, sia lode a te.
Amen!



BUONA DOMENICA A TUTTI

NEL SIGNORE!
VVB! Anam


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