Ancora sull'anima

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robi1943
00giovedì 8 maggio 2008 11:39
Carissimo Polymetis
Forse non è la sezione giusta ma visto che sei tu il moderatore ne approfitto
Ho letto con interesse la discussione BIBBIA CONTRO BIBBIA sull’immortalità dell’anima sul sito dei tdG che mi ha fornito gli elementi per non rimanere invischiato nei loro stereotipi.
Anche la citazione da “Gesù di Nazaret” di Benedetto XVI sulla parabola del ricco epulone
Riporto di seguito:

“senza con questo elevarli formalmente a suo insegnamento sull’aldilà. Approva, tuttavia, chiaramente la sostanza delle immagini. Pertanto non è privo d’importanza il fatto che Gesù riprenda qui le idee dello stato intermedio tra morte e risurrezione, che ormai erano diventate patrimonio comune del giudaismo”
vedo riassunta tutta la tesi portata avanti nella discussione."

Ma…e qui sono di nuovo in crisi ecco cosa trovo sul sito www.gliscritti.it/………………… scritto dall’allora cardinale Ratzinger da cui estraggo alcuni passi:

"La concezione greca si basa sull'idea che nell'uomo risultino giustapposte due sostanze intrinsecamente estranee fra loro, di cui l'una (il corpo) è destinata a dissolversi, mentre l'altra (l'anima) è di per sé imperitura, ragion per cui di suo stesso impulso, indipendentemente da qualsiasi altro essere, continua a sussistere. Anzi, sarà proprio nella separazione dal corpo totalmente estraneo alla sua natura, che l'anima perverrà al suo stadio tipico e perfetto.
Viceversa, il pensiero biblico dà per presupposta l'inscindibile unità dell'uomo; tanto per fare un esempio, la Scrittura non conosce alcun termine che indichi soltanto il corpo (separato e distinto dall'anima), ma anzi per essa anche il solo termine ‘anima’ denota nell'assoluta maggioranza dei casi l'intero uomo, esistente pure col corpo; i pochi passi in cui si delinea una visione diversa, rimangono in certo qual modo nel vago, oscillando tra il pensiero greco e quello ebraico, senza comunque intaccare l'antica visione delle cose……………………………………….
1. L'idea d'immortalità espressa dalla Bibbia col ribadire la risurrezione sottintende un'immortalità della persona, dell'unico impasto umano. Mentre nel mondo greco il tipico essere umano è un prodotto della disintegrazione, che come tale non sopravvive, ma per colpa della sua eterogenea costituzione composta di corpo ed anima batte due vie diverse, in base alla fede biblica è invece proprio questo essere detto uomo che continua a sussistere in quanto tale, sebbene trasfigurato.
2. Si tratta d'una immortalità ‘dialogica’ (risurrezione, richiamo alla vita!); è quanto a dire che l’immortalità non fluisce semplicemente dall'ovvia facoltà del non-poter-morire, da cui è caratterizzato quest'essere indivisibile, ma scaturisce invece dall'azione salvifica di colui che ci ama ed ha il potere di compiere anche questo: l'uomo non può sparire totalmente, perché è conosciuto ed amato da Dio. Se ogni amore anela all'eternità, l'amore di Dio non solo la brama, ma la realizza e la impersona……………………………………………………………………………………………………………..Risulta così chiarita anche la questione, assai dibattuta ai tempi dei Padri e nuovamente da Lutero in poi, del cosiddetto «stato intermedio» delle anime tra la morte e la risurrezione: l'essere uniti a Cristo, reso possibile* dalla fede, è già un'iniziale vita di risurrezione che ha ormai vinto la morte (Fil1,23; 2Cor5,8; 1Tess5,10). Il dialogo instaurato nella fede è già sin d'ora vita: una vita che non potrà mai venir troncata dalla morte. Pertanto, l'idea del sonno della morte, continuamente ribadita dai teologi luterani e recentemente rispolverata anche dal catechismo olandese, in base al Nuovo Testamento non si può affatto sostenere, e nemmeno giustificare appellandosi al frequente ricorrere del verbo 'dormire' nello stesso Nuovo Testamento. La mentalità ispiratrice del Nuovo Testamento si oppone per principio e in ogni suo scritto ad un'interpretazione del genere, che del resto, anche tenendo presente il pensiero sulla vita d'oltretomba venuto ad affermarsi nel tardo ebraismo, risulterebbe quasi del tutto incomprensibile..."

Tesi che mi sembra di ritrovare con ulteriori sviluppi in altro sito (scusa so che tu odi questo modo di documentarsi ma io non sono attrezzato ne come preparazione né come materiale però mi piace capire e soprattutto non farmi sotterrare dai testimoni) che riporto di seguito:

"Per il teologo protestante Karl Barth, invece, la trasformazione del corpo carnale nel corpo spirituale avviene già al momento della morte.
Il tempo e lo spazio al di là della dimensione terrena sono un nonsenso. I morti sono al di fuori del tempo, il verbo 'dormire' usato nella Bibbia, deve essere inteso in senso figurato e riproduce "l'impressione" che fanno ai sopravvissuti quanti muoiono e non la loro condizione dopo la morte. L'uomo in quanto tale non ha un aldilà, e non ne ha nemmeno bisogno, poiché Dio è il suo aldilà.
Anche per Hans Kung, teologo cattolico, l'uomo muore come totalità con il corpo e l'anima, come unità psicosomatica.
La fede cristiana parla non "dell'immortalita dell'anima, ma dell'immortalità come insopprimilbilità del rapporto personale con Dio. Se il V Concilio Lateranense (1511) diede rilievo all'immortalità dell'anima lo fece per affermare 1'individualità dell'uomo contro il neoaristotelismo che sosteneva la dottrina di un anima collettiva. Il Concilio, in realtà ebbe, prima di tutto, a cuore l'immortalità del singolo e con ciò quella di tutto l'uomo e non solo 1'immortalità puramente "naturale" dell'anima. (Fiorenza-Metz, cattolico)."

Cioè mi pare che la teologia tenda a rimarcare un’immortalità dell’uomo intero evitando le tesi della scolastica dell’anima infusa che poi si separa dal corpo per ricongiungersi nella resurrezione finale.
Mi sapresti dire come si coniuga in materia la posizione di San Tommaso con questo nuovo modo di spiegare?
C’è una continuità che io non riesco a vedere?
So che sei molto impegnato, ma considera la fatica che ho fatto a mettere insieme tutto questo e capirai che merito una risposta adeguata.
Ti ringrazio anticipatamente.

Roberto


Polymetis
00giovedì 8 maggio 2008 13:50
Se leggi il catechismo cattolico troverai un capitolo intitolato "corpore et anima unus", perché quello che lo scritto del papa critica non è l'immortalità dell'anima in sé e per sé, ma quella viene definita "concezione greca"(il realtà platonica), dell'anima come separata dal corpo. Per il tomismo invece corpo e anima non sono separati, ma solo distinti, l'anima è la forma del corpo, e con forma non intendo ovviamente i lineamenti esteriori. NOn credo di conoscere un termine italiano per spiegartelo, e qualcosa di simile alla "struttura", ciò che dà unità al composto. L'uomo in senso trascendente è una cosidetta "proprietà emergente", cioè quel qualcosa in più che emerge da un composto in cui il tutto supera la somma delle parti, e non è spiegabile come somma delle parti, perché c'è un principio unificatore del tutto che ha fatto dire agli scolastici: non l'anima dentro il corpo, ma il corpo dentro l'anima. Non esiste in questo senso un tempo in cui l'anima sia senza il suo corpo, perché l'aldilà è al di là del tempo: è stato scritto giustamente che è Dio l'aldilà dell'uomo. Non sappiamo se in Dio l'anima mantenga qualche contatto di natura misteriosa col suo corpo, devo dire però che la cosa mi sembra del tutto plausibile, anche perché Dio è atemporale ed in esso possiamo trovare ogni cosa.
Trianello
00giovedì 8 maggio 2008 16:28
Non bisogna mai confondere la concezione cattolica dell’anima con quella platonico/dualista. Per la teologia cattolica (che su questo punto, come su altri, si rifà in gran parte alla tesi ilemorfica di San Tommaso d’Aquino) l’uomo è un composto di anima e corpo, lì dove l’anima è la forma sostanziale del corpo. L’anima, a differenza di quanto sosteneva Platone, non è imprigionata nel corpo, ma esiste in quanto dà forma al copro stesso. La concezione cattolica è quindi una concezione duale. L’anima, in quanto è in grado di svolgere attività spirituali, conserva il suo atto d’essere (e quindi sussiste) anche una volta che il corpo sia morto. Ma la separazione dell’anima dal corpo è un “incidente” dovuto alla morte, la quale è conseguenza del peccato originale. L’anima è stata creata al fine di informare un corpo ed è quella particolare materia di cui è fatto il corpo (anche se si tratta di una materia mutevole) che rende l’uomo individuo. Ecco perché l’anima, senza il corpo, è, per così dire, “orfana” ed ecco perché è necessario che il corpo risorga perché l’uomo, ricostituito nella sua integrità, possa godere pienamente delle gioie della vita che verrà.
Aialon
00giovedì 8 maggio 2008 17:15
Re:

tanto per fare un esempio, la Scrittura non conosce alcun termine che indichi soltanto il corpo



Basta leggere quando l'uomo viene creato.
"Dopo" gli viene inspirata l'anima




(separato e distinto dall'anima), ma anzi per essa anche il solo termine ‘anima’ denota nell'assoluta maggioranza dei casi l'intero uomo, esistente pure col corpo;




"l'uomo vivo" è formato da anima più corpo.



1 2/ 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12
“Vaizzer Elohim et-haadam ‘afar min-haadama vaipach beapav nishmat haim* vaihì aadam
13 14
lenefesh chaià”

1) e formò
2/3) Dio
4) l’uomo
5) polvere
6) dalla terra
7) e soffiò
8) nelle narici
9/10) respiro di vita nishmat haim*
11) e fu
12) l’uomo
13/14) all’anima vivente

Genesi 2,7).
"Il Signore Dio formò l'uomo di polvere della terra, gli inspirò nelle
narici un soffio vitale; e l'uomo divenne un essere vivente "

Egli soffia nelle sue narici il NISHMAT HAIM=RESPIRO DI VITA e viene usato il termine nishmat che indica respiro ed anche ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE (NESHAMA). quindi mentre dà la vita all’uomo come essere vivente fatto con la polvere dalla terra, gli soffia l’anima superiore nishmat haim.

*******************************************************
Anima - composizione

1) YECHIDAH : UNICA
2) CHAIAH : ANIMA UNIVERSALE O "VIVENTE": YOD
3) NESHAMAH : ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE : HEH
4) RUACH : SOFFIO O SPIRITO : VAU
5) NEFESH : ANIMA ANIMALE O INFERIORE : HEH


Haim vita
Nefesh è più vicina al corpo; la somma di tutti i processi biologici che ci tengono in vita. Viene attirata dai piaceri fisici e sensuali e condizionata dagli istinti.
Ruach è lo spirito che pervade emozioni e sentimenti, la libertà dai condizionamenti della materia, ed è il primo a differenziarsi dal mondo animale.In esso sono presenti ideali anche se in forma molto legata al sentimento.
Neshamah è l' anima umana vera e propria, la sede della consapevolezza e dell' intelletto, del libero arbitrio, della percezione.
Chaiah è una parte dell' anima che non risiede nel corpo, troppo elevata e rarefatta per poter essere contenuta nel corpo umano. Essa è uno stato di unione con i cosmo, di partecipazione diretta con le intelligenze che governano stelle e galassie.
Yechidah è lo stato supremo dell' anima, unione assoluta con Dio, il ricongiungimento perfetto .






robi1943
00giovedì 8 maggio 2008 19:01
Ringrazio Polymetis e Trianello, permettetemi di fare un’ultima verifica,
le parole di Poly:
Non esiste in questo senso un tempo in cui l'anima sia senza il suo corpo, perché l'aldilà è al di là del tempo: è stato scritto giustamente che è Dio l'aldilà dell'uomo.

Si accordano a questo passaggio di Ratzinger

2. Si tratta d'una immortalità ‘dialogica’ …………………..l'uomo non può sparire totalmente, perché è conosciuto ed amato da Dio. Se ogni amore anela all'eternità, l'amore di Dio non solo la brama, ma la realizza e la impersona

ed è quindi accettabile anche il passo del teologo protestante Karl Barth :

"…. la trasformazione del corpo carnale nel corpo spirituale avviene già al momento della morte.”

Senza escludere che
le idee dello stato intermedio tra morte e risurrezione erano diventate patrimonio comune del giudaismo già prima della venuta di Gesù

ma soprattutto quanto assumiamo è giustificato da Giovanni scegliendo fra tante altre espressioni:

“chi crede in me ha la vita eterna.”

"Ha" fin da ora

Comprendendo infine anche la resurrezione secondo Paolo come mutamento del corpo di carne corruttibile in un corpo incorruttibile (1° Corinzi 5:51-55)

Scusate questa schematizzazione ma mi servono riferimenti.
se ho superato la prova non vi disturbo più
Grazie per l’attenzione
Roberto
Polymetis
00giovedì 8 maggio 2008 19:11
"Egli soffia nelle sue narici il NISHMAT HAIM=RESPIRO DI VITA e viene usato il termine nishmat che indica respiro ed anche ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE (NESHAMA)."

Un filologo ti obbietterebbe che non è un'anima nel senso di un principio personale ma soltanto il soffio di vita che anima qualcosa al pari dell'elettricità che anima uno strumento tecnologico.

" Basta leggere quando l'uomo viene creato.
"Dopo" gli viene inspirata l'anima "

La parola corpo in quel passo dove la vedi scusa?
Trianello
00giovedì 8 maggio 2008 19:20

ed è quindi accettabile anche il passo del teologo protestante Karl Barth :

"…. la trasformazione del corpo carnale nel corpo spirituale avviene già al momento della morte.”



Qui si tocca quell’ambito dell’escatologia cristiana che nei manuali viene chiamata “escatologia intermedia”. Relativamente a questo tema Tommaso d’Aquino (e con lui gran parte dei teologi scolastici) ha parlato dell’Evo quale forma di eternità partecipata delle anime disincarnate. Le anime disincarnate sono sì al di là del tempo (in quanto immateriali), ma non sono nell’eternità (che appartiene solo a Dio). Esse sussistono in una forma analogica di tempo caratterizzata dall’immutabilità sostanziale congiunta ad una serie discontinua di atti particolari. Ergo, secondo questa prospettiva, non è corretto parlare di una risurrezione che ha luogo al momento della morte, perché tra la morte e la resurrezione ci sono degli atti di cui l’anima è oggetto/soggetto pur non informando il proprio corpo, atti che però non si susseguono secondo una scansione temporale. Il tutto è un po’ complicato, me ne rendo conto, ma coerente sia da un punto da un punto di vista metafisico che scritturale.
robi1943
00giovedì 8 maggio 2008 19:21
Dimenticavo di dire che comunque quanto ho sopra esposto non crea discontinuità con gli scolastici e specificatamente San tommaso.
Anche se qui qualche dubbio mi rimane.
Aggiungo che il libro di Mancuso non mi è piaciuto,forse non l'ho ben compreso, un'anima che nasce e cresce a vari livelli secondo uno schema evolutivo che pare partire dall'embrione non mi sembra molto ortodosso.
Buon lavoro
Roberto
Trianello
00giovedì 8 maggio 2008 19:39

Aggiungo che il libro di Mancuso non mi è piaciuto,forse non l'ho ben compreso, un'anima che nasce e cresce a vari livelli secondo uno schema evolutivo che pare partire dall'embrione non mi sembra molto ortodosso.



Non ho ancora letto il libro di Mancuso, per cui non posso dire nulla in merito, ma, per ciò che concerne San Tommaso, anche per costui la vita intrauterina era scandita da un susseguirsi di stati del feto al quale corrispondevano stati qualitativamente differente dell'anima del medesimo. Oggi come oggi, anche tra i filosofi tomisti, sono in pochi però a sostenere questa posizione (uno di questi è Elders, che la considera però solo a livello di possibilità), considerata viziata dal fatto che l'Aquinate, su questa materia, è troppo legato alla scienza biologica dei suoi tempi, di stampo prettamente aristotelico.
Topsy
00giovedì 8 maggio 2008 20:48
Re:
Polymetis, 08/05/2008 19.11:

"Egli soffia nelle sue narici il NISHMAT HAIM=RESPIRO DI VITA e viene usato il termine nishmat che indica respiro ed anche ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE (NESHAMA)."

Un filologo ti obbietterebbe che non è un'anima nel senso di un principio personale ma soltanto il soffio di vita che anima qualcosa al pari dell'elettricità che anima uno strumento tecnologico.

" Basta leggere quando l'uomo viene creato.
"Dopo" gli viene inspirata l'anima "

La parola corpo in quel passo dove la vedi scusa?




"nishmat chaim" può significare "respiro di vita" ma in ebraico anche "anima" (psiche, autocoscienza). Dio avrebbe creato il corpo dell'uomo dalla polvere e immesso dal suo interno la "neshamà", soffiando una parte di sè, parte della sua essenza divina eterna. Tutto ciò ha reso non soltanto l'uomo una nefesh vivente, ma anche una creatura cosciente a differenza degli animali, che sono creature viventi, privi del respiro dell'Eterno. La "nishmat chaim" proviene da Dio, essa è la parte Divina che proviene dall'alto, dal Cielo, una scintilla della divinità. Nishmat chayim è l'uomo, ma non la bestia.

Ciao!




robi1943
00giovedì 8 maggio 2008 21:27
Non entro nel merito della disquisizione filologica, non ne sono in grado, però questa frase
“soffiando una parte di sè, parte della sua essenza divina eterna.”
Ha attirato la mia attenzione
Ho sempre pensato che a parte il linguaggio spesso immaginifico,specie in Genesi, nella sostanza il rapporto Dio-uomo è sempre un rapporto creatore-creatura.
Dicendo che Dio cede all’uomo una parte della sua essenza divina eterna non è una forma di emanatismo?
Equivarrebbe dire che l’uomo è in parte Dio.
O no?
Roberto
Topsy
00venerdì 9 maggio 2008 02:02
Re:
robi1943, 08/05/2008 21.27:

Non entro nel merito della disquisizione filologica, non ne sono in grado, però questa frase
“soffiando una parte di sè, parte della sua essenza divina eterna.”
Ha attirato la mia attenzione
Ho sempre pensato che a parte il linguaggio spesso immaginifico,specie in Genesi, nella sostanza il rapporto Dio-uomo è sempre un rapporto creatore-creatura.
Dicendo che Dio cede all’uomo una parte della sua essenza divina eterna non è una forma di emanatismo?
Equivarrebbe dire che l’uomo è in parte Dio.
O no?
Roberto




Ciao Roberto,
non sei il primo che mi rivolge questa osservazione. Ho con me,proprio sotto mano un signficativo esempio di questo insegnamento in un commento rabbinico a Bereshit 2,7, in cui è detto che Dio creò l'uomo sia con materia inferiore (terra) che con quella superiore (eterea): il corpo dalla polvere e l'anima dallo spirito. Lo Zohar, spiega che colui che soffia, soffia dentro se stesso e quindi, l'anima dell'uomo è , per così dire, parte dell'essenza divina. E' quest'anima a fare dell'uomo una creatura vivente cosciente e parlante, ciò che distingue l'uomo dagli animali.


La mistica ebraica considera l'anima una reale parte del Dio superno. Ciò che Dio soffia in Adamo è la presenza del Sè divino. Niente di ciò che gli uomini possono fare sarà in grado di sradicare questa Presenza divina dai più profondi recessi del cuore di ciascun individuo.


Mi tornano alla mente le parole del mio filosofo preferito, Abraham J.Heschel il quali ci ricorda di come la Bibbia ebraica parla non solo di ricerca di Dio da parte dell'uomo, ma anche di una ricerca dell'uomo da parte di Dio: "Tu mi dai la caccia come ad un leone" esclamò Giobbe 10,16. Nella liturgia di Yom Kippur (il giorno dell'Espiazione) noi recitiamo: "Fin dall'inizio scegliesti l'uomo e lo considerasti degno di stare in tua presenza".
Gli sforzi dell'uomo di conoscere un sasso o una pianta dipendono interamente dalla volontà umana e dalla sua intelligenza; la pianta e il sasso non hanno alcuna voce in capitolo nel corso dell'indagine. tuttavia miei sforzi per fare la conoscenza di un'altra persona dipendono non soltanto d me, ma anche dalla buona volontà della persona di lasciarsi comprendere da me. Così la conoscenza di Dio dipende non soltanto dalla buona disposizione d'animo dell'uomo ad avvicinarsi a Dio, ma anche dalla buona volontà di Dio di lasciarsi avvicinare.

Per quanto recondita sia la dimensione in cui Dio e l'uomo si incontrano, tuttavia essa non è completamente impenetrabile. Dio ha posto nell'uomo qualcosa del suo spirito ed "è lo spirito nell'uomo, il soffio dell'Onnipotente che gli permette di comprendere" Giobbe 32,8. E' scritto:"Ogni mattina egli risveglia il mio orecchio, perchè io ascolto come fanno i discepoli" Isaia 50,4.
Presso l'ebraismo, l'impulso a rivolgersi a Dio costituirebbe un ricordo mandato da Dio all'uomo. E' un appello che l'anima percepisce, quell'anima componente dall'alto che funge da legame tra noi e l'Eterno. L'anima umana collega spiritualmente l'individuo all'Anima di tutte le anime (l'Onnipotente): "Nella tua luce vediamo la luce" (Salmo 36, 9),è come una strada a doppia corsia: "Lo spirito dell'uomo è una fiaccola del Signore che scruta tutti i segreti recessi del cuore" (Proverbi 20,27).

I Lubavich, un noto movimento hassidico, affondano il loro sistema di credenze in antichi insegnamenti cabalisti. Essi ritenengo che scopo del popolo ebraico sia quello di adempiere i dettami della legge divina per sprigionare tutte le scintille divine che il Padreterno ha immesso in ciacuno. Ogni individuo secondo il noto cabalista Isaac Luria, vive una scintilla della shekinà, l' immanenza divina nell'uomo, e suo compito è quello di liberare questa scintilla che porta con sè, e far si che le scintille si innalzino.

Shalom!
berescitte
00venerdì 9 maggio 2008 09:49
AH L'ANIMA... CHE PASSIONE!

Quando leggo quello che ha detto Benedetto XVI non trovo nulla di discordante con ciò che ha scritto precedentemente Ratzinger e ciò che sull'anima la mia Chiesa mi ha insegnato sin da quando avevo 17 anni (tempo della mia conversione). E più analizzo le difficoltà-intoppi che altri provano più mi rendo conto che ci vuole una iniziazione al cattolicesimo più profonda di quella che normalmente si ha per cogliere la armoniosa continuità di ciò che viene detto oggi da ciò che è stato detto ieri a livello di Magistero.
Ritengo che il discorso approfondito sull'anima, appunto per le "difficoltà" a capire che i non iniziati provano, non possa essere svolto in un forum. Vengono fuori un'infinità di punti da dover focalizzare e analizzare uno per uno. Pertanto non entro in argomento (anche se seguo e apprezzo l'impegno che altri vi profondono) e mi limito a un pensiero che forse potrà essere condivisio e utile a qualcuno.

Mi appoggio ad un esempio. Dato che la Bibbia narra una "storia" facendovi partecipare il... terzo incomodo, Dio, assente in ogni laica narrazione di eventi, coloro che cercano di individuare notizie storiche nella Bibbia hanno deciso (nei tempi moderni) di ritenere "storico" solo ciò che viene confermato da fonti esterne (storiche, letterarie, archeologiche, astronomiche...). Ovvero si ammette che la Bibbia, essendo scritta con intendo religioso e finalizzata alla salvezza, può - e di fatto lo ha fatto! - prescindere da esattezza storica e scientifica. Per ciò che non è confermato resta solo la speranza che corrisponda ad esattezza storica, e per ciò che viene smentito subentra la certezza della imprecisione storica della Bibbia.

Stante ciò, io, come criterio personale, ho deciso che sarò a ricasco di chiunque (e per chiunque intendo qualunque voce e da qualunque fonte) mi dica una qualsiasi verità (e per verità intendo una affermazione che corrisponda a cose reali).
Perciò se la concezione antropologica più esatta mi viene dalla Bibbia la accoglierò dalla Bibbia. Se, come invece è per l’anima, mi viene dalla filosofia, giacché la Bibbia non parla affatto dell’anima nel senso che noi intendiamo oggi, la accoglierò dalla filosofia.
E se la conclusione di questo criterio porta a notare una diversità dalla fonte vera laico-razionale da quella religioso-biblica non concluderò “tanto peggio per… (attenzione!) la Bibbia” ma “tanto peggio per gli autori umani che sono confluiti nella “biblioteca” definita poi “Bibbia”. Ovvero accetterò tranquillamente questa conclusione, nella consapevolezza che non ne viene coinvolto l’Autore divino ma solo quello o quei tali scrittori ebraici che, al loro tempo, hanno scritto dicendo nèphesh, basar, neshamah, sarx e quant’altro e, limitati dalle loro capacità linguistiche e culturali, intendendo con questi termini qualcosa che non corrisponde affatto (o non del tutto) a ciò che va inteso quando si parla oggi di “anima”.
L’ispirazione di Dio non annulla le carenze culturali degli scrittori sacri. Dio, per dare il suo messaggio salvifico non ne aveva bisogno. E se l’avesse fatto, facendo parlare quegli autori in modo culturalmente simile al nostro tempo, avrebbe dovuto non “ispirare” ma “dettare” letteralmente parola per parola. Con il risultato che nessuno avrebbe capito nulla e tutti avrebbero detto “Ma questa sarebbe Parola di Dio? Queste sono fantasie! Lo vediamo tutti che il giorno è qualcosa di indipendente dal sole, infatti prima viene il giorno e poi in esso il suo luminare…”.
Scialomme!
Bery
(Mario70)
00venerdì 9 maggio 2008 10:09
Re: Re:
Topsy, 08/05/2008 20.48:




"nishmat chaim" può significare "respiro di vita" ma in ebraico anche "anima" (psiche, autocoscienza). Dio avrebbe creato il corpo dell'uomo dalla polvere e immesso dal suo interno la "neshamà", soffiando una parte di sè, parte della sua essenza divina eterna. Tutto ciò ha reso non soltanto l'uomo una nefesh vivente, ma anche una creatura cosciente a differenza degli animali, che sono creature viventi, privi del respiro dell'Eterno. La "nishmat chaim" proviene da Dio, essa è la parte Divina che proviene dall'alto, dal Cielo, una scintilla della divinità. Nishmat chayim è l'uomo, ma non la bestia.

Ciao!






Grazie a aialon e topsi per queste informazioni che trovo interessantissime, mi prenderò del tempo per rifletterci...
Un primo appunto: se anche per voi Dio è immutabile, trasmettendo parte di se nella creazione degli uomini, non muta in qualche modo? oppure avviene un semplice trasferimento di se in tutti (tipo immanenza) rimanendo immutabile? Però se cosi fosse, parte di se sarebbe nel nostro mondo spazio temporale... oppure le nostre anime sono nella dimensione eterna di Dio? insomma si aprono molte discussioni...

Ciao
Mario


Aialon
00venerdì 9 maggio 2008 10:22
Re:


Un filologo ti obbietterebbe



Se sei tu il filologo certamente.



che non è un'anima nel senso di un principio personale



L'anima è una, anche se apparentemente personalizzata.


ma soltanto



MA SOLTANTO ??????????


il soffio di vita che anima qualcosa al pari dell'elettricità che anima uno strumento tecnologico.




Infatti cosa rimane della lampadina quando togli l'elettricità?
Nell'uomo togli l'anima (elettricità) e rimane basar, materia animale,
(che è pur sempre energia ad un livello "basso")

" Basta leggere quando l'uomo viene creato.
"Dopo" gli viene inspirata l'anima "


La parola corpo in quel passo dove la vedi scusa?



Irrilivante, cosa cambia? E poi, concetti prima, dopo, durante appartengono solo alla sfera umana, per capire qualcosa, bisogna cercare di cambiare punto di vista.







A.
Aialon
00venerdì 9 maggio 2008 10:32
Re: Re: Re:


Un primo appunto: se anche per voi Dio è immutabile, trasmettendo parte di se nella creazione degli uomini, non muta in qualche modo? oppure avviene un semplice trasferimento di se in tutti (tipo immanenza) rimanendo immutabile? Però se cosi fosse, parte di se sarebbe nel nostro mondo spazio temporale... oppure le nostre anime sono nella dimensione eterna di Dio? insomma si aprono molte discussioni...




Solo gli umani possono considerare (parti di Dio), perchè i nostri sensi sono limitati.
Una frazione di infinito è euguale all'infinito.
Infinito+infinito=infinito
Le risposte ai tuoi quesiti le puoi trovare nei libri di mistica
ebraica come lo Zohar, il Sefer Yetzirà, il Tanya ecc...

Ciao amico mio




Aialon




robi1943
00venerdì 9 maggio 2008 11:02
Carissima Topsy
Innanzi tutto grazie per avermi illustrato alcuni aspetti della religiosità ebraica io ben poco so di ebraismo.
Non ho studiato teologia sono un umile autodidatta.
Tu scrivi:
“in un commento rabbinico a Bereshit 2,7, in cui è detto che Dio creò l'uomo sia con materia inferiore (terra) che con quella superiore (eterea): il corpo dalla polvere e l'anima dallo spirito.”
E parli di creare, ora non so se per creare intendiamo la stessa cosa cioè “portare qualcosa all’esistenza non da cose preesistenti”
Certamente all’epoca in cui si scrive la “Genesi” , era necessario un linguaggio immaginifico, non si ragionava in termini di “essere” e di “nulla” ma più tardi anche sotto l’influenza ellenistica ci si avvicinerà a questo linguaggi (2 Maccabei 7,28 utizzando il canone cattolico)
Successivamente il tuo intervento riconferma argomentando il soffio come parte dell’essenza divina.
Si potrebbe forse parlare della reciproca immanenza di Dio nell’uomo e dell’uomo in Dio, come partecipazione da parte dell’uomo alla stessa vita di Dio?
Magari un buon teologo saprebbe trovare i punti di convergenza.
Chissà se coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso parlano di queste cose?
Pace
Roberto
Topsy
00venerdì 9 maggio 2008 13:51
Re:

(Mario70), 09/05/2008 10.09:


Grazie a aialon e topsi per queste informazioni che trovo interessantissime, mi prenderò del tempo per rifletterci...
Un primo appunto: se anche per voi Dio è immutabile, trasmettendo parte di se nella creazione degli uomini, non muta in qualche modo? oppure avviene un semplice trasferimento di se in tutti (tipo immanenza) rimanendo immutabile? Però se cosi fosse, parte di se sarebbe nel nostro mondo spazio temporale... oppure le nostre anime sono nella dimensione eterna di Dio? insomma si aprono molte discussioni...

Ciao
Mario






Si Mario si aprono tantissime discussioni, ma l'ebraismo è la civiltà del commento, e la Torah per gli ebrei è stata donata agli uomini per discuterla.

Come ti ha suggerito Ailon, questioni come queste di cui l'halackàh (normativa ebraica) non si occupa, sono discusse in opere classiche della mistica ebraica, e anche di hassidut. Ma non credere che alla fine di lunghe trattazioni a più voci,l'ebraismo giunga a delle conclusioni univoche e definitive, perchè non funziona così :-) in seno all'ebraismo continuano a coesistere su date questioni, sistemi di pensiero anche divergenti. Quest'ultimi descrivono il proprio oggetto di indagine da varie angolature attraverso un processo di accumulazioni di anedotti, narrazioni e immagini , tra cui, la presenza di posizioni antitetiche non crea alcun problema.

Questo perchè gli ebrei non costituiscono una chiesa, ed è impossibile presentare l’ebraismo come un sistema di verità di fede, anche se è indubbio che i contenuti di fede contribuiscono a caratterizzarlo.


PS:
Le tue domande mi hanno fatto tornare alla mente un anedotto rabbinico che paragonò la presenza della shekinà (l'aspetto immanente della divinità in questo mondo ) ad una grotta posta sulla riva del mare. Il mare si infuria e la grotta si riempe d'acqua, ma le acque del mare non sono per questo diminuite.



Shalom!
(Mario70)
00venerdì 9 maggio 2008 14:14
Re: Re:


PS:
Le tue domande mi hanno fatto tornare alla mente un anedotto rabbinico che paragonò la presenza della shekinà (l'aspetto immanente della divinità in questo mondo ) ad una grotta posta sulla riva del mare. Il mare si infuria e la grotta si riempe d'acqua, ma le acque del mare non sono per questo diminuite.



Shalom!




Si ma il mare e la grotta si trovano nello stesso sistema di riferimento, mentre la deità come sappiamo è in una dimensione a-spaziale e a-temporale...
Ciao mario
Trianello
00venerdì 9 maggio 2008 16:08

Si ma il mare e la grotta si trovano nello stesso sistema di riferimento, mentre la deità come sappiamo è in una dimensione a-spaziale e a-temporale...



La soluzione sta nel prendere i termini desunti dall'esperienza fisica (che sono gli unici di cui possiamo disporre) in senso analogico quando questi sono applicati all'ambito metafisico. In modo paricolare, tutte queste apparenti difficoltà si possono risolvere ricorrendo alla grande intuzione di San Tommaso d'Aquino: il concetto intensivo di Essere. Dio comunica l'essere alle creature (l'essere che il suo essere proprio, in quanto Lui è l'Essere), ma non nel senso che ne cede una parte (in quanto all'essere non compete la quantità, se non in senso analogico), ma nel senso di renderli partecipi del suo stesso essere nella misura in cui la loro essenza, per così dire, lo può contenere.
Aialon
00venerdì 9 maggio 2008 16:17
Re: Re: Re:


Si ma il mare e la grotta si trovano nello stesso sistema di riferimento, mentre la deità come sappiamo è in una dimensione a-spaziale e a-temporale...




No, è così anche per l'uomo e Dio, solo che l'uomo generalmente non
ne ha percezione, l'uomo comune può aver una parvenza di percezione
solo in alcuni momenti della vita, momenti estatici o peak esperiences
esperienze di vetta) per dirla all'anglofona.

Ciao



A.
Topsy
00venerdì 9 maggio 2008 16:24
Re:
(Mario70),




Si ma il mare e la grotta si trovano nello stesso sistema di riferimento, mentre la deità come sappiamo è in una dimensione a-spaziale e a-temporale...
Ciao mario






Dunque? Appurato tutto ciò...? [SM=g27823]

Shalom!


Topsy
00venerdì 9 maggio 2008 16:33
Re:
robi1943, 09/05/2008 11.02:

Carissima Topsy
Innanzi tutto grazie per avermi illustrato alcuni aspetti della religiosità ebraica io ben poco so di ebraismo.
Non ho studiato teologia sono un umile autodidatta.
Tu scrivi:
“in un commento rabbinico a Bereshit 2,7, in cui è detto che Dio creò l'uomo sia con materia inferiore (terra) che con quella superiore (eterea): il corpo dalla polvere e l'anima dallo spirito.”
E parli di creare, ora non so se per creare intendiamo la stessa cosa cioè “portare qualcosa all’esistenza non da cose preesistenti”
Certamente all’epoca in cui si scrive la “Genesi” , era necessario un linguaggio immaginifico, non si ragionava in termini di “essere” e di “nulla” ma più tardi anche sotto l’influenza ellenistica ci si avvicinerà a questo linguaggi (2 Maccabei 7,28 utizzando il canone cattolico)
Successivamente il tuo intervento riconferma argomentando il soffio come parte dell’essenza divina.
Si potrebbe forse parlare della reciproca immanenza di Dio nell’uomo e dell’uomo in Dio, come partecipazione da parte dell’uomo alla stessa vita di Dio?
Magari un buon teologo saprebbe trovare i punti di convergenza.
Chissà se coloro che sono impegnati nel dialogo interreligioso parlano di queste cose?
Pace
Roberto




Shalom Roberto, desideravo accennarti brevemente che è estremamente difficoltoso trovare punti di convergenza tra ebraismo e cristianesimo riguardo questi temi trattati. Ogni fede specifica possiede delle parole e delle forme che sono solamente sue proprie, che riflettono il suo specifico approccio filosofico e che possono risultare anche totalmente incomprensibili a persone di fede diversa e, il rapporto con le esperienze sovrannaturali è differente per ogni gruppo ed ogni tentativo di arrivare al dialogo su questo livello non avrebbe neppure un gran senso :-)

Tu hai accennato alla Creazione ad esempio. Questo è un tema trattato varie volte in questo stesso forum. Tuttavia non so più dove andare a ripescare la discussione...posso limitare a riportarti qualche accenno che potrebbe tornarti utile per farti un'idea dell'approccio ebraico a certe questioni.


Il verbo ebraico "baràh", viene "tradizionalmente" reso con "creare dal nulla", si tratta della cosiddetta creazione ex-nihilo, Dio chiama all'esistenza le cose che non sono.
Tuttavia la consolidazione di questa idea di creazione ex nihilo, è prettamente tarda. Grandi maestri dell'ebraismo ci ricorano come, che le fonti bibliche parlino di una creazione dal nulla, non è affatto scontato. Non c'è luogo della Bibbia Ebraica in cui si usi questa espressione, e dall'altra parte anche la letterettura rabbinica presenta considerevoli oscillazioni nel denotare la creazione originaria.
Molti dei suoi esponenti infatti escludevano che Dio avesse avuto di fronte a sè una qualsiasi materia che Egli avrebbe, per così dire, elaborato; altre autorità rabbiniche invece lasciano aperta la possibilità che la luce che, da sempre come un mantello avvolgerebbe Dio con i suoi raggi, costituisca essa stessa la materia primigenia della creazione. Nella tradizione ebraica è rimasto sempre controverso se effettivamente questa luce sia da considerarsi creata o increata.
Josef Albo, uno dei massimi dogmatici dell'ebraismo medioevale, stabilisce che anche chi, sulla base di una diversa interpretazione dei passi biblici (di non facile lettura) negasse la creazione dal nulla, andrebbe cmq annoverato tra "i saggi e i pii d'Israele", il che significa ammettere che la negazione di tale tesi non costituisce "eresia".


Se simili trattazioni ti lasciano perplesso è dovuto alla circostanza che l'approccio ebraico è molto particolare. basta anche una conoscenza superficiale della letteratura greca e di quella ebraica, per notare che fra le due culture vi sono differenze notevolissime. Tutto il modo di ragionare e di vedere le cose è diverso nelle due civiltà.

Shalom!
robi1943
00venerdì 9 maggio 2008 17:23
Sono partito per chiarirmi il concetto di “immortalità dialogica” dallo scritto di Ratzinger , che mi pare sia stato chiarito, ed ora mi scontro con il concetto di “essere intensivo” di Trianello, pardon di San Tommaso.
La cosa mi intriga sempre di più e non vorrei mollare.
Quindi se ho ben capito quando dici:
“Dio comunica l'essere alle creature (l'essere che il suo essere proprio, in quanto Lui è l'Essere), ma non nel senso che ne cede una parte (in quanto all'essere non compete la quantità, se non in senso analogico), ma nel senso di renderli partecipi del suo stesso essere nella misura in cui la loro essenza, per così dire, lo può contenere “
Evitiamo di cadere nell’errore dell’emanatismo.
Non stiamo in fondo parlando di creazione ma attraverso un ragionamento sull’ontologia dell’essere?
Forse dire semplicemente “creazione dal nulla” è troppo semplice e misterioso, ma anche se dico che la creatura ha l’essere per partecipazione all’essere del creatore, senza che questi nulla ceda della sua essenza, e che così vuole per un atto di puro amore, devo sempre fermarmi davanti ad un mistero.
Sbaglio?
Saluto tutti
Roberto
Trianello
00venerdì 9 maggio 2008 17:26

Forse dire semplicemente “creazione dal nulla” è troppo semplice e misterioso, ma anche se dico che la creatura ha l’essere per partecipazione all’essere del creatore, senza che questi nulla ceda della sua essenza, e che così vuole per un atto di puro amore, devo sempre fermarmi davanti ad un mistero.
Sbaglio?



Infatti, proprio di creazione stiamo parlando, cercando però di chiarirne le "dinamiche" ontologiche, per dir così.
Polymetis
00venerdì 9 maggio 2008 18:14
Per Topsy

“"nishmat chaim" può significare "respiro di vita" ma in ebraico anche "anima" (psiche, autocoscienza). Dio avrebbe creato il corpo dell'uomo dalla polvere e immesso dal suo interno la "neshamà", soffiando una parte di sè, parte della sua essenza divina eterna.”

Spero ti renderai conto che decenni di filologia semitica hanno ricavato che nelle fasi più arcaiche dell’ebraismo, a cui questo testo appartiene, non c’è alcuna idea di un’anima come normalmente si è intesa in occidente, cioè quell’entità autocosciente separata dal corpo. Se mi dici che soffia quell’essenza divina nell’uomo posso darti ragione, ma non se mi dici che quest’essenza divina insufflata sia qualcosa di personale e di diverso per ogni individuo, cioè l’anima di Mario, l’anima di Guido, ecc. E quando questo soffio torna a Dio non è Mario che torna a Dio, è semplicemente il principio divino impersonale che animava l’uomo che torna al Creatore che l’aveva dato.
E qui ovviamente sto parlando solo della fase più antica del giudaismo, sappiamo bene infatti che nel giudaismo del II tempio invece si sviluppa in molte correnti, e il cristianesimo è una di queste, l’idea di un’immortalità personale dell’anima.

“Le tue domande mi hanno fatto tornare alla mente un anedotto rabbinico che paragonò la presenza della shekinà (l'aspetto immanente della divinità in questo mondo ) ad una grotta posta sulla riva del mare. Il mare si infuria e la grotta si riempe d'acqua, ma le acque del mare non sono per questo diminuite.”

Questa metafora è trasversale anche al mondo greco e alla patristica cristiana. Ad esempio i Padri parlano di una fiamma che ne crea un’altra senza per questo privarsi di qualcosa, o al sole che pur avendo dei raggi è sempre il sole nella sua interezza.

Per Aiolon

“L'anima è una, anche se apparentemente personalizzata.”

Dunque anche tu stai negando che in questo testo si parli di un anima individuale. Tutto quello che ha esposto Topsy in fatto di mistica, per quanto affascinante, è infatti opera della mistica successiva di secoli. Non c’è nessuna traccia di un' anima immortale e personale in quel testo di Genesi, nessuna ragione per vedere in una fase così arcaica della rivelazione una credenza nell’anima. Ribadisco che dal punto di vista filologico non ha senso chiedersi cosa quel termine sia poi finito a significare secoli dopo, in questa fase è semplicemente un soffio impersonale che dà vita e accomuna uomini e animali.
Certo, che poi questo soffio sia divino, e che l'uomo possa risalire a Dio proprio perché a questa parte di Dio in lui, è un tema che avrà una fortuna spropositata in tutto l'Occidente, si pensi al De Divisione Naturae di Givanni Scoto Eriugena.

“Infatti cosa rimane della lampadina quando togli l'elettricità?
Nell'uomo togli l'anima (elettricità) e rimane basar, materia animale”

Quello che non hai colto nell’esempio è che l’elettricità non è qualcosa di “personale” o “coscienziale”, è per l’appunto solo energia.

“Irrilivante, cosa cambia?”

La tua contestazione al papa era che sbagliasse nel dire che non esiste un termine per dire semplicemente corpo. Ergo per confutarlo dovresti citare un passo che contenga il termine. Quelli del papa sono distinguo molto sottili, stava infatti facendo una distinzione tra corpo, carne, persona.


Aialon
00venerdì 9 maggio 2008 20:53
Re:



Per Aiolon

“L'anima è una, anche se apparentemente personalizzata.”

Dunque anche tu stai negando che in questo testo si parli di un anima individuale.




Veramente non so a quale testo ti riferisci.




Tutto quello che ha esposto Topsy in fatto di mistica, per
quanto affascinante, è infatti opera della mistica successiva di
secoli. Non c’è nessuna traccia di un' anima immortale e personale
in quel testo di Genesi, nessuna ragione per vedere in una fase
così arcaica della rivelazione una credenza nell’anima.





Il Talmud (trattato Chaghigà, 8) parla della situazione dell'uomo
che ritorna al mondo dopo la sua morte, (tra l’altro, sorprendente
notarela corrispondenza fra le ricerche degli studiosi ebrei di
parapsicologia e quanto venne scritto nelle nostre fonti, anche di
2000 anni fa, su questo soggetto).




Ribadisco che dal punto di vista filologico non ha senso chiedersi cosa quel termine sia poi finito a significare secoli dopo, in questa fase è semplicemente un soffio impersonale che dà vita e accomuna uomini e animali.




Io non me lo chiedo da un punto di vista filosofico, e penso anche
gli altri.
La filosofia è quella cosa con la quale o senza la quale il mondo
rimane tale e quale.


Il Cristianesimo non tiene conto della Torah orale che da tempi
immemorabili convive con
il Popolo Ebraico, l’Ebraismo fa tesoro invece di tutte e due le
Toroth più altri libri che il canone Cristiano non contempla.
Ha preso il Pentateuco, vi ha aggiunto altri quattro libri ed ha
dato le sue interpretazioni dogmatiche, per cui non c’è da stupirsi
se le idee non colliminano. (mi sa che ho sbagliato il congiuntivo)

Lo studio e la spiegazione di certi argomenti, è alquanto problematico
in questa sede, in quanto al problema di personale-impersonale la
Qaballah ebraica affronta questo tema e lo spiega molto bene. (in
sintesi l’io personale è un’illusione, ma prima di arrivare alla fusione con l’infinito, non basta spararsi in testa ogni anima deve
fare la sua strada con l’uso del libero arbitrio altrimenti continua
il giuoco.
Comunque come giustamente ha fatto rilevare Topsy, nell’Ebraismo c’è
libertà di pensiero riguardo certi argomenti



“Infatti cosa rimane della lampadina quando togli l'elettricità?
Nell'uomo togli l'anima (elettricità) e rimane basar, materia animale”

Quello che non hai colto nell’esempio è che l’elettricità non è qualcosa di “personale” o “coscienziale”, è per l’appunto solo energia.



Si, ma quando è fusa con un corpo fisico il cervello ha l’illusione di
individualità, quindi l’uomo percepirà se stesso come essere individuale.



La tua contestazione al papa era che sbagliasse nel dire che non esiste un termine per dire semplicemente corpo. Ergo per confutarlo dovresti citare un passo che contenga il termine. Quelli del papa sono distinguo molto sottili, stava infatti facendo una distinzione tra corpo, carne, persona.




1)"E Dio formò l'uomo dalla polvere della terra ed alitò su di lui uno
spirito vivente e l'uomo diventò una creatura viva" ( Genesi, 2,7)
Vale a dire che proprio la presenza della nèfesh e della neshamà in
lui distingue l'uomo dagli animali. 2) " La polvere tornerà alla terra
com'era prima e lo spirito tornerà a Dio che lo ha dato" (Ecclesiaste,
12,7). La polvere presa dalla terra ritorna alla terra; e se con la
morte lo spirito ritorna a D-io, ciò significa che lo spiri to viene
da Lui, è cioè la parte spirituale dell'uomo, vale a dire "l'immagine
e somiglianza" divine dell'uomo (cfr. Genesi, 1,26). 3) Nelle
Benedizioni del Mattino diciamo: " Mio Dio) l'anima che Tu hai posto
nel mio corpo... la toglierai da me per farla ritornare in me in un
tempo futuro". Di nuovo viene evidenziato il concetto dell'anima che
esce dal corpo. 4) A proposito della morte di Rachele sta scritto:
" Ed avvenne quando fa sua anima usciva, perche lei stava morendo"
( Genesi, 18,35). Di nuovo si dice chiaramente che l'anima esce dal
corpo. 5) Avigall dice a Davide: " L'anima del mio signore sarà
racchiusa nel fascio della vita" (1 Samuele, 25,29). 6) E' stato
insegnato nel Talmud: "Rabbl Eliezer ha detto: L'anima dei giusti è
custodita sotto il trono divino, come è detto 'L'anima del mio signore
sarà racchiusa nel fascio della vità " (1àlmud Bab., tratt. Shabbàt,
152b). 7) Come è stato insegnato nel Talmud: "Tutti i dodici mesi in
cui il corpo continua ad esistere, l' anima sale; e scende, dopo
dodici mesi, quando il corpo si disfà" (TàlmudBab., tratt. Shabbàt,
152b).





A.




Topsy
00venerdì 9 maggio 2008 21:10
Re:
Polymetis:



Spero ti renderai conto che decenni di filologia semitica hanno ricavato che nelle fasi più arcaiche dell’ebraismo, a cui questo testo appartiene, non c’è alcuna idea di un’anima come normalmente si è intesa in occidente, cioè quell’entità autocosciente separata dal corpo. Se mi dici che soffia quell’essenza divina nell’uomo posso darti ragione, ma non se mi dici che quest’essenza divina insufflata sia qualcosa di personale e di diverso per ogni individuo, cioè l’anima di Mario, l’anima di Guido, ecc. E quando questo soffio torna a Dio non è Mario che torna a Dio, è semplicemente il principio divino impersonale che animava l’uomo che torna al Creatore che l’aveva dato.
E qui ovviamente sto parlando solo della fase più antica del giudaismo, sappiamo bene infatti che nel giudaismo del II tempio invece si sviluppa in molte correnti, e il cristianesimo è una di queste, l’idea di un’immortalità personale dell’anima.




Poly sai perfettamente a conoscenza della circostanza che la storia della cultura ebraica non si ricava dalla solo filologia semitica. Non si tratta di indicare una struttura di fondo del pensiero ma piuttosto un suo orientamento, e chiarire l'idea dalla quale e per la quale il pensiero dell'ebreo si muova, e a questo sono preposti corsi e centri di formazione interdisciplinare di giudaistica.


Nella sua fase più antica della storia di Israele non esiste alcuna dottrina completa dell'anima, ma sebbene le questioni relative sull'Aldilà erano tenute in poco conto a fini pratici, e potevano includersi tra le cose occulte(nascoste) che appartengono a Dio e sui cui è persino probito speculare(Deut. 29,28), i testi più antichi alludano, abbozzano a forme vaghe e depotenziate di esistenza dopo la morte fisica.La proibizione della necromazia come pratica idolatrica in Israele è assai risalente (era proibito evocare lo spirito di Mario, di Guido, ect). Troviamo in più punti nella Legge di Mosè, come singoli individui si sono riuniti con il loro amati dopo la morte, questo dice la Genesi di Abramo, Ismaele, di Isacco e Gicacobbe, ect... e una tale riunione è descritta come evento separato dalla morte fisica e dalla sepoltura.
La circostanza che queste allusioni siano rimaste più allo stato embrionale che di teorie elaborate, scaturivano dalla necessità di definire la propria identità culturale e religiosa. Era necessario distinguersi nettamente dalle pratiche dell'Egitto(visto come l'archetipo del paganesimo) e dalla sua religione dei defunti. Se per l'egiziano la vita autentica era la vita dopo la morte (magari accanto ad Osiride) per l'ebreo era necessario occuparsi prima di tutto della realtà terrena, e realizzare la giustizia, secondo un modello ideale che Dio aveva stabilito per lui.





Questa metafora è trasversale anche al mondo greco e alla patristica cristiana. Ad esempio i Padri parlano di una fiamma che ne crea un’altra senza per questo privarsi di qualcosa, o al sole che pur avendo dei raggi è sempre il sole nella sua interezza.



Appartiene ad un patrimonio sapenziale comune, ed è assai significativa.

Shalom!
Polymetis
00sabato 10 maggio 2008 01:46
“Veramente non so a quale testo ti riferisci.”

Il tetso di gn che hai citato.

“Il Talmud (trattato Chaghigà, 8) parla della situazione dell'uomo
che ritorna al mondo dopo la sua morte”

Ma, come ripeto, sarebbe come pretendere che siano corrette le interpretazioni che i Padri della Chiesa danno del NT: non è affatto detto che commenti scritti secoli dopo, per il solo fatto di appartenere allo stesso continuum linguistico, rispecchino le opinioni religione dell’agiorafo.
Ad esempio psychè, che in greco vuol dire anima, per Omero, Platone e Aristotele è una cosa sempre diversa.

“Io non me lo chiedo da un punto di vista filosofico, e penso anche
gli altri.”

Ho scritto “filologico”, non filosofico. Inoltre la filosofia è banalmente l’arte di ragionare, anche tu stai facendo filosofia.

“Si, ma quando è fusa con un corpo fisico il cervello ha l’illusione di
individualità, quindi l’uomo percepirà se stesso come essere individuale.”

Quello che a me preme sottolineare è che, a questa fase del pensiero giudaico, non si può dire che quello spirito insufflato sia qualcosa di personale, e che dunque sia Mario ad essere soffiato dentro un corpo vuoto. Mario si ha solo dopo.

“1)"E Dio formò l'uomo dalla polvere della terra ed alitò su di lui uno
spirito vivente e l'uomo diventò una creatura viva" ( Genesi, 2,7)
Vale a dire che proprio la presenza della nèfesh e della neshamà in
lui distingue l'uomo dagli animali.”

Ma il papa non ha negato nulla di simile, ha solo detto che nella Bibbia ebraica non c’è un termine per dire solo “corpo”, perché la Bibbia ha sempre di vista l’unità psicofisica dell’individuo.
Quanto a tutti i passi che citi, se al posto di anima metti “respiro” stanno perfettamente in piedi, cioè ad esempio Qoelet “il respiro torna a Dio che lo ha dato”. Non c’è nessuna necessità di vedervi “anime”.

Per Topsy

“i testi più antichi alludano, abbozzano a forme vaghe e depotenziate di esistenza dopo la morte fisica”

Che io ricordi nel Pentateuco, cioè quello che stiamo esaminando, non c’è nulla di simile. Tu alludi a degli spettri che compaiono in alcuni scritti, ad esempio quelli che accolgono Nabucodonosor nello Sheol, ma ovviamente non sono della Torah. Come tu stessa hai detto anche queste “ombre” nello sheol non sembrano essere il luogo dell’ “io”, assomigliano più a vane immagini, ad un ricordo che sbiadisce, esattamente come l’anima in Omero.
Anche l’espressione “riunirsi ai Padri” non implica immortalismo, e non devo essere certo io a spiegartelo.

“La proibizione della necromazia come pratica idolatrica in Israele è assai risalente (era proibito evocare lo spirito di Mario, di Guido, ect).”

Io stesso cito questo passo ai TdG per testimoniare loro che l’ebraismo s’è evoluto in senso immortalista, ma qui sto parlando non del periodo della monarchia (l’episodio di Saul), né sto parlando del periodo in cui quest’episodio è stato scritto, sto parlando di una fase che probabilmente coincide col IX-VIII secolo a.C, a seconda di quando si dati quella fonte di Genesi.


Aialon
00sabato 10 maggio 2008 12:37
Re:


Ma il papa non ha negato nulla di simile, ha solo detto che nella Bibbia ebraica non c’è un termine per dire solo “corpo”, perché la Bibbia ha sempre di vista l’unità psicofisica dell’individuo.
Quanto a tutti i passi che citi, se al posto di anima metti “respiro” stanno perfettamente in piedi, cioè ad esempio Qoelet “il respiro torna a Dio che lo ha dato”. Non c’è nessuna necessità di vedervi “anime”.




Basta capire quello che si legge.

Genesi 2,7).
"Il Signore Dio formò l'uomo di polvere della terra, gli inspirò nelle
narici un soffio vitale; e l'uomo divenne un essere vivente "

Egli soffia nelle sue narici il NISHMAT HAIM=RESPIRO DI VITA e viene usato il termine nishmat che indica respiro ed anche ANIMA INDIVIDUALE SUPERIORE (NESHAMA). quindi mentre dà la vita all’uomo come essere vivente fatto con la polvere dalla terra, gli soffia l’anima superiore nishmat haim.


Ma tutto ciò fa parte del patrimonio culturale ebraico.

Tutto sommato quello che credi tu e il papa non mi interessa.



A.


ps
Ma poi anche nel Criatianesimo mi sembra che si parli di anime e
di corpi, dove l'hanno letto allora?








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