A1 Laici che evangelizzano

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maxis35
00giovedì 29 settembre 2011 16:30
A1 appendice

A1 - Il sacro postmoderno. Uno sguardo alla situazione religiosa alla fine del ventesimo secolo

 Quando si cerca di disegnare i contorni dell'odierna situazione religiosa, sociale e culturale, ricorre solitamente l'immagine della "complessità". In effetti, i fenomeni che caratterizzano il momento attuale non solo sono molteplici e fra loro variamente intrecciati, ma presentano in se stessi ricchezze e rischi. Questa complessità è carica di provocazioni per l'annuncio del Vangelo. L’Europa sta subendo varie trasformazioni ; da quelle culturali e sociali a quelle economiche e politiche. Lo fa notare Giovanni Paolo II nel suo magistero. Egli considera queste trasformazioni non solo semplici evoluzioni, ma veri e propri cambiamenti da una concezione di vita ad altre. E’ in atto “la sfida più radicale, che la storia abbia conosciuto, al cristianesimo e alla Chiesa[m1] [1] Egli mette in evidenza due elementi. Il primo è che, nonostante tutto, vi sono reali possibilità di annunciare il Vangelo in risposta alle domande che le vicende odierne pongono. Il secondo è il rifiuto della spiegazione pessimistica e semplicistica della situazione attuale in termini di crisi di crescita, quasi come rassegnata condanna senza appello dei problemi, delle difficoltà e anche delle contraddizioni di quanto sta accadendo ultimamente. L’immagine dell’uomo odierno secolarizzato è caratterizzata dalla preoccupazione di gettare le fondamenta di una città terrena distaccata da Dio, ove paradossalmente il sacro disgiunto dalla religione, da Dio e dalla Chiesa assume un’importanza di primo piano. Ma se l’uomo non riconosce nulla oltre se stesso, che valore può avere tutto quello che compie ? Tale riduzione della persona umana non apre alcuna prospettiva. Giovanni Paolo II nel discorso per l’apertura dei lavori dell’Assemblea speciale per l’Europa del Sinodo dei Vescovi, analizza il processo storico che ha condotto all’attuale modello culturale. Al n° 5 di questo documento Egli afferma : “Dal tempo di Cartesio, come è noto, è venuto operandosi uno spostamento di questo centro (cioè dell’oggettività dell’essere) verso la coscienza soggettiva, e delle conseguenze di tale spostamento noi tutti siamo testimoni. La filosofia è diventata prima di tutto gnoseologia (teoria cioè della conoscenza), con la conseguenza che al centro della realtà è venuto a trovarsi l’uomo come soggetto conoscitivo, ma vi è restato solo... L’ipotesi, all’inizio metodica, della non-esistenza di Dio, con l’andare del tempo ha portato all’idea di Dio come ipotesi. Queste correnti di pensiero si sono consolidate sotto forma di agnosticismo (dottrina dell’assoluto e della inconoscibilità alla mente umana) diffuso, specialmente tra gli scienziati. Un ulteriore passo è stato l’ateismo, che dal punto di vista filosofico, ha assunto la sua espressione piu radicale nel materialismo dialettico marxista”[2]. A tutto ciò si è accompagnato l’immanentismo, che è la dottrina che non ammette altra realtà che quella dell’uomo, fondando tutto sulla base delle aspirazioni, delle esigenze ed delle energie proprie dell’uomo. Secondo questo concetto le scienze, la tecnica e l’etica devono acquisire un’autonomia assoluta. La grave crisi che ne deriva consiste proprio nel voler eliminare i valori cristiani, tentando di basare la vita su un comportamento separato sia dalla fede che dalla religione come se Dio non esistesse. Agli insegnamenti espressi da Giovanni Paolo II, si oppongono coloro che sostengono che tali correnti di pensiero sono estranee alla fede e non sono in contrasto con essa, ma si differenziano da essa in quanto mirano a valorizzare l’uomo e le sue conquiste. Gli esiti drammatici che ne risultano sono ritenuti alla stregua di “una crisi di crescita, legata alla natura dell’uomo essenzialmente caratterizzata dalla finitezza e dalla storicità della sua condizione”.[3]Questa presunzione dell’uomo di divenire unico fautore di se stesso, dimenticando il suo rapporto con Dio, lo porta inevitabilmente a una drammatica crisi, venendo a mancare le sue ragioni  di vita e di speranza. Da qui l’esigenza di un’opera seria di rievangelizzazione, che per essere vera e fruttuosa deve ripartire dalle radici.Questa opera di evangelizzazione può operare solo mantenendo il contatto vitale con la sorgente che partendo da  Cristo si è diramata nella storia conducendo l’umanità alla Salvezza. Questa sorgente è la Chiesa ! Il dimenticarsi delle proprie origini, sconfessando la propria fede porta solo all’alienazione. Il testimoniare la verità del Vangelo deve essere fatto tenendo conto del contesto delle condizioni di fatto presenti: la nuova Evangelizzazione deve essere consapevole di ciò. Occorre partecipare con cordialità e apertura al cammino dell'umanità ; non bisogna chiudersi nelle proprie convinzioni e nella propria cerchia di conoscenze ; occorre, invece, aprirsi ed essere disponibili verso tutti “Esercitando l'ufficio sacro del vangelo di Dio perché i pagani divengano una oblazione gradita, santificata dallo Spirito Santo.” (Rm 15,16) Occorre valorizzare quanto appare buono alla luce del Vangelo, senza rifiutare il dialogo dove se ne ravveda la necessità e la possibilità. Fare cioè in maniera che ogni persona possa "incontrare il Signore in termini personali per conoscerlo e seguirlo in un cammino spirituale semplice e applicabile a tutti"[4] La quotidianità deve diventare l’ambito ove operare la nostra missione annullando quel "distacco", presente in molti, tra "la fede che professano e la loro vita quotidiana" e che "va annoverato tra i più gravi errori del nostro tempo" [5].E’ importante, cioè, non far distinzione tra la sfera sociale e quella religiosa ; ogni cristiano sia evangelizzatore e lo sia in maniera coerente con se stesso in ogni momento della sua vita, affinché la sua testimonianza nella famiglia, nella comunità, e sul lavoro possa essere veramente evangelizzante !Questo è l’unico modo nel quale può trovare realizzazione l'appello, oggi vivo nella Chiesa, per una "nuova evangelizzazione". Questo non è impossibile a chi, rispondendo affermativamente a questo invito della Chiesa, intende con serietà intraprendere il proprio cammino di evangelizzazione in modo da "mostrare che anche in una società tecnicizzata e urbanizzata è possibile promuovere comunità che vivano il Vangelo nella semplicità e nella gioia" [6] rendendo ragione della gioia e della speranza che ha in sè.       
V
i è oggi un misterioso impulso dello Spirito Santo che spinge i fedeli a vivere l’insegnamento cristiano nella comunione del Corpo di Cristo e a testimoniare la bellezza della vita cristiana nelle situazioni quotidiane individuali e sociali, suscitando persone vive che seguendo Cristo a loro volta diventino occasione di salvezza per gli altri.[7] Quando si parla di nuova evangelizzazione non si intende l’annuncio di un nuovo vangelo, bensì dell’azione di rievangelizzazione. La prima evangelizzazione, quella avvenuta all’inizio della storia della Chiesa, ha esaurito il suo effetto, ecco quindi, la necessità di una nuova evangelizzazione. La nuova evangelizzazione o rievangelizzazione dovrà basarsi ancora sui tre importanti pilastri su cui si è fondata la Chiesa che sono costituiti dall’annuncio, dalla catechesi e dalla inculturazione cristiana. Prima però è opportuno dare uno sguardo alla storia della Chiesa per avere un quadro più chiaro della situazione. La Chiesa è presente nel mondo da quasi duemila anni ed è sopravvissuta alle persecuzioni di due dei più grandi imperi ; quello romano e quello comunista. Dio si è fatto Uomo, è morto, è risorto e ha donato l’effusione dello Spirito Santo dando origine alla Chiesa. Gli Atti degli apostoli sono la narrazione storica delle vicissitudini dei primi anni della Chiesa. Il seme del cristianesimo è stato soprattutto il sangue versato dai Martiri durante i primi trecento anni di vita della Chiesa. Nel 313,  l’imperatore romano Costantino sancisce la libertà della Chiesa, circa settant’anni dopo l’imperatore Teodosio proclama finalmente il cristianesimo religione di stato. Cessa il martirio, sacrificio della propria vita per la fede della Chiesa, ma l’eredità culturale della Chiesa viene provvidenzialmente continuata dal monachesimo, che come il martirio è dono incondizionato di tutta la propria persona a Dio e agli uomini.  Infatti la professione dei tre voti comporta la rinuncia a tutto : il voto di povertà costituisce la rinuncia ai propri beni, il voto di castità è la rinuncia alla famiglia, e quello di obbedienza costituisce la rinuncia persino alla propria volontà. Dall’annuncio dato con il martirio dei primi cristiani e dalla catechesi la Chiesa passa al terzo livello, che è quello dell’inculturazione, nella quale ogni espressione dell’uomo, ogni suo atto divengono intrisi dell’annuncio del Vangelo. In questo periodo assistiamo alla fine dell’impero d’Occidente nel 476 e alla sua continuazione a Costantinopoli, seguito da un lungo periodo di sviluppo e consolidamento della cultura cristiana, in cui si fondono la cultura dei popoli germanici, il diritto romano e la cultura monastica benedettina.  Con Carlo Magno nell’800 nasce l’impero cristiano d’Occidente, cui segue un notevole sviluppo economico e tecnologico. Alla minaccia dell’Islam si contrappongono le crociate, alla lotta per le investiture Papa Gregorio VII risponde con la “riforma”.  Nel 1054 si verifica lo scisma ortodosso. Da qui ha inizio la fase distruttiva dei valori della cultura cristiana, detta scristianizzazione, con la rivoluzione culturale del Rinascimento, caratterizzata dall’origine del laicismo che si propone l’espulsione di Dio dalle vicende terrene (Voltaire) e la separazione della fede dalle discipline umane. Questo declino è spiegato molto sinteticamente da una dichiarazione di Papa Pio XII, del 12/10/1952 che dice : “E’ un ‘nemico’ divenuto sempre più concreto, con una spregiudicatezza che lascia ancora attoniti : Cristo si, Chiesa no. Poi, Dio si, Cristo no. Finalmente il grido empio : Dio è morto ; anzi : Dio non è mai stato”. Nel 1517 nasce, con Lutero prima e Calvino poi, il protestantesimo che si propone di riformare la Chiesa affermando : “Cristo sì, Chiesa no”. La Chiesa risponde con la “Controriforma” e la “Riforma Cattolica” mediante il Concilio di Trento(1545-1563). Il processo di secolarizzazione continua con l’illuminismo e la rivoluzione francese (1789), che da origine al razionalismo e all’adorazione della “dea ragione”[8] asserendo “Dio si, Cristo no” , la Chiesa risponde con la nascita dei movimenti cattolici. Infine al grido empio di “Dio è morto ; anzi : Dio non è mai stato” ha origine il comunismo con la rivoluzione bolscevica (1917), le rivendicazioni del Sessantotto e il terrorismo. La risposta cattolica è la “Chiesa del silenzio”. Cinque secoli di scristianizzazione hanno portato alla filosofia del relativismo che professa non esservi una verità bensì innumerevoli punti di vista, questa assenza della verità ha spento il desiderio della ricerca della Verità stessa determinando l’annichilimento dei valori e dell’identità dell’uomo. Ora, dopo il crollo del muro di Berlino e dell’egemonia comunista, si fa strada finalmente, per ispirazione dello Spirito Santo, la speranza di una rinascita spirituale a partire dal Concilio Vaticano II e l’indicazione è la “nuova evangelizzazione”,  tanto cara e auspicata dal nostro Papa Giovanni Paolo II. In questo contesto riteniamo che gli strumenti che si debbono utilizzare siano : l’approfondimento e lo studio della Sacra Bibbia e del Catechismo Cattolico. Questo sforzo va intrapreso allo scopo di dare informazioni serie che facciano chiarezza in questo particolare tempo caratterizzato dall’incertezza. Esso sarà supporto all’azione di rievangelizzazione a cui è chiamata la minoranza dei cristiani che non ha ceduto alla tentazione dell’apostasia a favore di una filosofia conciliante di fronte alle pretese di un modernismo sempre più spregiudicato. Come agli inizi della Chiesa ci è richiesta nuovamente la testimonianza (martirio). A differenza, però, di allora, potremo oggi contare sulle strutture già esistenti nelle nostre comunità. I campi in cui ci è richiesto di operare  saranno tutti i settori sociali, nessuno escluso. Se in passato occorreva prepararsi per partire per le missioni, ora più che mai occorre prepararsi a rimanere a rievangelizzare l’Europa, culla del Cristianesimo, che rischia di perdere la sua identità sotto la spinta di questa nuova religiosità che non ha una verità da proporre bensì le mille contraddizioni  del relativismo inconsistente e senza riferimenti concreti. E’ un compito importante e di grande responsabilità quello a cui siamo chiamati ; salvare e riedificare le fondamenta stesse della cultura cristiana europea a cui tutto il mondo fa riferimento.               

A2 - Nuova religiosità : sfida alla nuova Evangelizzazione.

 “Il complesso fenomeno delle nuove forme di religiosità (o sette) esige di essere compreso nei suoi multiformi e diversi aspetti”. [9]  
E
sse nascono spesso sia dal bisogno di religiosità, sia dal desiderio di esperienza del divino. Non meno importante è l'esigenza di incontrare una comunità capace di accogliere e coinvolgere. Questi bisogni possono dar origine a forme religiose addirittura esasperate. Alcune di queste nuove religiosità spiccano per la tendenza al sincretismo tra elementi di religioni diverse, di filosofie esoteriche e di pratiche magiche. In alcune altre si intravedono comportamenti violenti o criminali, che in casi rari ma non inesistenti mettono in pericolo la stessa vita degli adepti. Pertanto occorre essere prudenti, applicando un sano discernimento, che si basi su precise conoscenze. Oltre a questo vi è spesso un pericolo più sottile e nascosto, che addirittura si insinua negli ambienti cattolici, rappresentato dal fascino di metodi e tecniche sia psicologiche occidentali, sia dal sapore spiccatamente orientale. Tali metodi esercitano su molti una particolare influenza, perchè sembrano offrire, in maniera celere, auto realizzazione, dominio e apparente conoscenza razionale di sé. Ma tutto ciò è pericoloso perchè rischia di confondere la santità con il perfetto controllo di sè. La santità è un dono gratuito (Grazia), offerto da Dio soltanto ai cuori di coloro che si rendono poveri, diventando semplici come i bambini. Vi si contrappone il desiderio di sostituirsi a Dio, che si manifesta in tutta la sua dannosità nella ricerca dell’auto affermazione che sfocia talvolta nella ricerca dell’occulto, nelle varie arti magiche e nella divinazione. “Cercare di conoscere il futuro significa rubare Dio : violare il nostro cuore, ‘attribuirci il ruolo di creatore’.”[10]  L’annuncio del Vangelo deve essere donato con generosità perchè è l’unica vera Parola che racchiude in sé la speranza. Questa convinzione ci tenga saldi sia pure fra gli smarrimenti e la confusione dell'epoca. Negli avvenimenti e nelle  preoccupazioni che caratterizzano oggi il nostro mondo va riconosciuto il contesto in cui il Vangelo può essere annunciato come promessa di vita. Riconosciamo che solo la forza del Vangelo aiuta a superare ogni ansia e ogni avversità con slancio e serenità. Questa deve essere la missione di ogni credente. Lo Spirito Santo non ci lascerà privi dei suggerimenti necessari all’annuncio della "buona notizia" dell'amore del Padre, che si è rivelato nella storia dell’umanità tramite il suo figlio unigenito Gesù. I pericoli sono tanti e di svariata natura ; le sfide, però, ci spronano ad intervenire in maniera decisa e competente, senza trascurare il sentimento della carità e del rispetto che deve essere guida costante di ogni nostra attività Quale deve essere il nostro atteggiamento di fronte a tutto questo ? Possiamo prevenire questi pericoli attraverso l’informazione approfondita di tutti questi fenomeni e attraverso la lettura della Bibbia in maniera semplice ma approfondita. Occorre inoltre divenire più disponibili verso gli altri attraverso il coinvolgimento e l’accoglienza dimostrando le nostre certezze mediante la partecipazione sempre gioiosa ai misteri pasquali. Dobbiamo saper accogliere con rispetto ogni persona con le sue forme di religiosità, riconoscendo il legame misterioso che unisce Dio alla libertà di ciascuno, senza però cedere al compromesso di conciliare la propria fede con le differenti credenze religiose. Si deve rendere ragione della speranza che è in noi per merito della Resurrezione del nostro Signore Gesù, indicando con carità la Verità che salva e rigenera l’umanità intera. Anche questo tempo è "tempo favorevole" per la testimonianza del Vangelo (cfr Cor 6,2). “La mancanza di prospettive storiche unita a una certa abbondanza di beni materiali rischia di addormentare la coscienza nel godimento egoistico di quanto possiede, dimenticando la gravità dell'ora e il bisogno di scelte coraggiose e austere"[DCF2] [11] [DCF3] La coscienza occidentale contemporanea rischia, veramente, di addormentarsi distratta dalle infinite cose che questa nostra civiltà consumistica ci offre abbondantemente ; il sentimento dell’egoismo sembra sovrastare ogni altro sentimento, rendendo ciechi davanti alla gravità dell’ora. Vengono dimenticati i veri valori e soffocato il bisogno di reagire con coraggio. Allora deve intervenire la parola del Vangelo che cadendo come un seme nella vita quotidiana della gente,  germoglierà e diverrà un albero tanto grande da poter accogliere  sotto la sua ombra le speranze di ogni uomo e di ogni donna.Il momento dell'incontro dell'uomo con Dio è dono misterioso e imprevedibile. Nessuno può immaginare quali siano i mezzi, i tempi e le modalità di cui fa uso la Grazia di Dio per raggiungere il cuore umano.. Le vie che si aprono per l’evangelizzazione sono molte, dunque. Occorre rispondere all'anelito che si eleva dal cuore di ogni persona. Occorre rafforzare le ginocchia vacillanti ; ascoltare le richieste  anche se confuse, dando in risposta la Verità cristiana; cogliere il desiderio di Dio nascosto nelle obiezioni anche se esasperate ; ridare vita alle manifestazioni sbiadite di un cristianesimo vissuto soltanto in modo tradizionale, dare testimonianza con la propria gioia della vita ricevuta in pienezza dal battesimo di Cristo. Incoraggiare e condividere i propositi di quanti seguono con sincerità le vie del Signore.Il rispetto e la stima per il prossimo si manifestano anche con la disponibilità all’ascolto di chi è lontano dalla Fede, sapendo indicare all’occorrenza la Verità con semplicità e carità. E’ con questa accoglienza genuina che potremo permettere a   quanti si sono allontanati dalla Chiesa, per aderire ai nuovi movimenti religiosi, di ritornare ad essa per esserne riammessi. Questo obiettivo richiede come requisito essenziale la formazione di una fede adulta. Che comporta il passaggio da una fede di consuetudine, a una fede che sia convinta , illuminata e testimoniante. Perchè ciò avvenga è necessario un cammino di maturazione che può avvenire con la formazione, per mezzo della guida della Chiesa,  al mistero di Cristo. Il cristiano che vi aderisce con scelta personale deve giungere ad essere capace di offrire agli altri le ragioni della sua fede e della sua appartenenza alla Chiesa, e deve arrivare ad essere in grado di farlo inserendosi con stile cristiano nelle strutture pubbliche, nelle realtà sociali, e nell'impegno politico.[12] 

A3 - Nuova Evangelizzazione : La risposta alle ansie e alle angosce del nostro tempo

 Che significa "Evangelizzare" oggi ? Si legge negli Atti del Nuovo Testamento che agli inizi la Chiesa primitiva, è una Chiesa che evangelizza con entusiasmo ed efficacia. Noi stessi vorremo potere imitarla, lasciandoci andare all’ispirazione come avveniva 2000 anni orsono, ma è ancora possibile evangelizzare come facevano gli apostoli allora ? Certamente il contenuto del messaggio è lo stesso e identiche sono le esigenze del cuore degli uomini. Identica è la chiamata che ripete Gesù, identico è lo Spirito che soffia il suo Amore sull’umanità. Unico cambiamento è la condizione del mondo contemporaneo. Ed è per questo che si insiste oggi sulla “nuova evangelizzazione”.Se i mezzi a disposizione sono gli stessi, bisogna però tenere conto della mutata situazione dei nostri tempi. E’ forte la tentazione di confondere nella pratica l’evangelizzazione con il proselitismo o comunque con la propaganda. Spesso poi si commette l’errore di applicare forme di evangelizzazione non più attuali senza tenere conto delle prospettive mutate. Le condizioni culturali cambiano nel volgere delle generazioni. La storia stessa ci ha mostrato come nelle varie epoche siano stati diversi i modi di evangelizzare. L'evangelizzazione nel mondo occidentale odierno deve tenere conto dell’accresciuta individualità della persona, della sua attitudine critica e della predisposizione  all’analisi scientifica di ogni oggetto e di ogni evento. Infine occorre tenere conto  dei grandi pregiudizi storici contro la Chiesa e contro la stessa fede, che influenzano direttamente e indirettamente il giudizio della persona. Le divisioni confessionali, le guerre di religione e il dilagare di filosofie provenienti dai più svariati ambienti, hanno contribuito a mettere in crisi non solo la famiglia ma anche la stessa società con tutti i suoi valori, compresi quelli religiosi. Evangelizzare oggi significa testimoniare in una società che si professa apertamente aconfessionale ed è caratterizzata da una crescente attività di secolarizzazione. Questo non ci deve in alcun modo scoraggiare, anzi ! La mancanza di significati e di valori generano per contro il bisogno di risposte concrete, creando l’ambiente favorevole all’evangelizzazione. Per cui l’espressione "nuova evangelizzazione" assume oggi un’importanza vitale. L’evangelizzazione diventa allora un doveroso atto d’amore, quello, cioè di comunicare, il “Vangelo”. A tal riguardo, in uno dei suoi discorsi fatti nel maggio del 1991 in Portogallo, il Papa annuncia : “La Chiesa di oggi non può sottrarsi all’esplicito mandato di Cristo di annunciare che Dio ama gli uomini e li salva in Gesù suo figlio. Lo fa rivolgendosi all’uomo nel pieno rispetto della sua libertà : la missione non restringe la libertà, ma piuttosto la favorisce. La Chiesa propone, non impone nulla : rispetta le persone e le culture, e si ferma davanti al sacrario della coscienza. A coloro che si oppongono con i più vari pretesti all’attività  missionaria la Chiesa ripete : “Aprite le porte a Cristo !” egli non esitò a proclamare che era la Verità e a garantire che tale Verità ci avrebbe reso liberi. Sappiamo che, per mezzo di Gesù Cristo crocifisso, morto e risorto, si realizza la totale e autentica liberazione dal male, dal peccato e dalla morte. E’ questa la ‘Buona Novella’ che cambia l’uomo e la storia dell’umanità e che tutti i popoli hanno il diritto di conoscere.”[13] ·       Evangelizzare è andare incontro al povero tirandolo fuori dalla frustrazione, dalla  noia, dalla disperazione, dal disgusto della vita, dall'angoscia, dalla mancanza  d’amore, dalla paura della sofferenza e della morte. Leggiamo al capitolo 7 del Sinodo 47° della diocesi di Milano :“Ancora una richiesta è avanzata dal Vangelo, quanto al suo annuncio. Fin dagli inizi della predicazione della buona notizia, l'evangelizzare i poveri (Lc 4,18) interpella ogni progetto cristiano. Segno sempre drammatico della crisi della convivenza umana, il povero porta con sè una domanda di vita che mira all'essenziale e suscita il confronto con ciò che vale veramente per l'uomo. Proprio per il suo carattere impegnativo, e anche scomodo, lo "stare con gli ultimi" nella società, riveste valenza di verifica esigente dell'autenticità dell'opera di evangelizzazione.”[14]  E’ proprio l’andare verso i più deboli, i dimenticati, gli emarginati, le persone scomode, che ci permette di confrontarci, di metterci in discussione ; evangelizzare è portare la speranza agli ultimi, è annunziare loro la buona notizia. Solo stando a fianco dei poveri possiamo scoprire il valore delle cose essenziali, distinguendo l’inutile e il superfluo da ciò che veramente ha senso. Vi fu un momento in cui Geremia si sentì profondamente deluso per la scarsità del frutto del suo operato, se ne lamentò con Dio e gliene chiese ragione. In quella occasione ha risposto allora il Signore: «Se tu ritornerai a me, io ti riprenderò  e starai alla mia presenza;  se saprai distinguere ciò che è prezioso  da ciò che è vile,  sarai come la mia bocca. Essi torneranno a te,  mentre tu non dovrai tornare a loro». [15] La battaglia contro l’angoscia del mondo la vinceremo solo con la genuina testimonianza di quanto l’amore di Gesù ha operato in noi ; ritorniamo all’originalità del Vangelo, senza dubbio l’annuncio di Gesù è la medicina sicura per guarire la malattia della nostra epoca. “Chi pretende di evangelizzare senza Vangelo, cioè di fare opera di proselitismo attirando alla Chiesa, ma senza comunicare quegli orizzonti luminosi di senso di vita che il ‘Vangelo’ apre a ogni persona umana, rischia di cadere sotto la condanna di Gesù: ’Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che percorrete il mare e la terra per fare un solo proselito e, ottenutolo, lo rendete figlio della Geenna il doppio di voi(Mt 23,15)’.”[16]Evangelizzare è soprattutto, irradiare il messaggio che arde d’amore nella "Buona Notizia" e comunicare quell'esperienza del regno di Dio che riempie la nostra vita. Ma per far ciò dobbiamo veramente averne fatto esperienza prima di tutti, noi. Solo se abbiamo conosciuto il Signore potremo presentarlo agli altri. La gente ha un bisogno enorme di testimonianza, e noi potremo portare gioia agli altri solo se questa gioia l’abbiamo nel cuore ; la serenità che traspare dalla nostra persona,  la convinzione con cui facciamo le cose anche le più semplici, da senso e gusto alla vita, e dimostra che esistono valori per cui vivere. L’onestà, la giustizia, la sincerità e la carità non passano inosservate,  e sono quelle cose semplici il cui profumo da solo è già evangelizzazione.E’ con questa convinzione e con umiltà che, assieme all’Apostolo, affermiamo "Guai a me se non evangelizzo"(1 Cor 9,16). San Francesco suggerisce che la predicazione per le strade e le piazze, anche se talvolta è scomoda, è azione di carità proprio ad imitazione di Cristo


[1]Cfr Giovanni Paolo II, Al Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa, 11 ottobre 1985, nn. 1 e 5. “La Traccia” (1985), pp. 1206-7.

[2] Cfr Giovanni Paolo II, Ai Vescovi d’Europa, 5 ottobre 1982, n° 3. “La Traccia “ 9 (1982).

[3] Giovanni Paolo II, Ai Vescovi d’Europa, 5 ottobre 1982, n° 3. “La Traccia “ 9 (1982). P 1131.

[4]C.MARTINI, Alzati, và a  Ninive, la grande città!, p.17.  
[5]Gaudium et spes, n. 43.
[6]C.M:Martini, Il vento e il fuoco della Pentecoste, n.2.
[7] Cfr Benedetto Testa, LA NUOVA EVANGELIZZAZIONE DELL’EUROPA nel magistero di Giovanni Paolo II, PDUL Edizioni Studio Domenicano (Bologna 1991)
[8] Cfr Pietro Cantoni e Marco Invernizzi, Guida introduttiva alla storia della Chiesa cattolica, Mimep-Docete (Milano 1994)

[9]cfr CEI - SEGRETARIATO PER L'ECUMENISMO E IL DIALOGO, IMPEGNO PASTORALE DELLA CHIESA DI FRONTE AI NUOVI MOVIMENTI RELIGIOSI E ALLE SETTE.

 

[10] Daniel Ange , Meditiamo con Teresa di Lisieux , LA “PICCOLA VIA” PER RITROVARE IL SORRISO, Paoline (MI 1994)

[11]C.M. Martini, Sto alla porta, n. 2

[12]cfr. GIOVANNI PAOLO II, Formati ad una fede adulta, nn. 5-6.

[13] Cfr.  Discorso di Papa Giovanni Paolo II in Portogallo, 10-13 Maggio 1991

[14] Diocesi di Milano, SINODO 47 - Centro Ambrosiano, ITL S.p.A. (Mi 1995), cpt 7,4

[15] Geremia 15,19

[16] Lettera di presentazione alla Diocesi di Milano DEL SINODO 47° della diocesi di Milano.


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