Una veloce introduzione al monte Celva che visiteremo domenica 14
La costruzione delle fortificazioni attorno alla città di Trento iniziò dopo la perdita del regno Lombardo-Veneto. Dopo il 1866 il Trentino divenne l’ultimo territorio transalpino a sud-ovest dell’impero austriaco; esso, incuneandosi nella pianura lombardo-veneta, era un saliente facilmente difendibile lungo il suo confine militare e divenne così il naturale baluardo transalpino dell’Impero. Una volta potenziato con opere fortificate, accentuando il suo già alto valore difensivo, sarebbe infatti stato in grado di scoraggiare ogni ulteriore mira espansionistica italiana e, nello stesso tempo, poteva diventare il punto di partenza per sferrare un attacco dilagante verso la pianura padano-veneta, azione che venne tentata nel 1916 con la Strafexpedition. In caso di attacco in profondità sferrato dai margini del saliente trentino infatti l’esercito austro-ungarico avrebbe potuto separare vaste zone del nord Italia dal resto del regno sabaudo con conseguenti minacce alla stessa capitale.
Dopo le perdita della Lombardia nel 1859, l'Austria dispose a Trento l'insediamento di una direzione del Genio per la costruzione delle nuove fortificazioni sulle possibili vie di penetrazione esistenti fra la Lombardia e il Trentino. Vennero avviati con sollecitudine i lavori dei primi forti di sbarramento del Garda, del Bus de Vela, dell’inizio della Val di Non, della strada del Tonale, del passo Stelvio, delle Giudicarie e della Val di Ledro (Ampola).
Dopo il 1866 con la perdita del Veneto, e con i primi espropri per il complesso fortificato di Civezzano, si avviò la costruzione a grandi ritmi della piazzaforte di Trento: un campo trincerato delimitato da forti, batterie fortificate, tagliate stradali, capisaldi e trincee che chiudevano gli intervalli esistenti tra le fortificazioni. Gran parte della "Festung Trient" venne completata all'inizio degli anni 90, quando però anche l'industria bellica stava facendo passi da gigante. In quegli anni infatti comparvero le prime artiglierie a canna rigata che aumentarono la distanza di tiro e le granate-torpedine, che penetravano in profondità nella corazza dei forti prima di esplodere, causando quindi effetti devastanti. Le costruzioni effettuate non avevano quindi la capacità di difesa contro queste granate, tuttavia anche la produzione industriale generò nuovi ritrovati tecnologici che colmarono ben presto il divario. Nacquero ad esempio il calcestruzzo e il cemento armato. Ben presto l’attività fortificatoria riprese a pieno ritmo e si iniziò a progettare opere di maggior grandezza e più protette rispetto alle precedenti.
Le "vecchie" fortificazioni vennero abbandonate ed utilizzate principalmente come magazzini; i pezzi vennero spostati in caverne attorno alle quali vennero costruite vere e proprie fortificazioni in roccia e protette da calcestruzzo. Le tecniche di costruzione dei forti vennero completamente riviste ed ora capita spesso di trovare opere completamente in roccia vicino a forti costruiti in pietra pochi anni prima, ma ormai sorpassati.
Il monte Celva fu uno dei primi siti che vennero fortificati seguendo i nuovi accorgimenti ed i nuovi sviluppi tecnologici.
Il Celva si trova a ridosso della città di Trento e dalle sue pendici si poteva difendere egregiamente l'alta Valsugana, le valli adiacenti per l'ingresso in città e l'importante aereoporto del Cirè. Il monte Celva contava su una potenza di fuoco di 2 cupole corazzate da 10cm, più di 20 cannoni e 14 mitragliatrici, separati in blocchi indipendenti fra loro ma collegati con un ottimo sistema di trinceramenti e camminamenti. In questo modo, se anche una parte della fortificazione passava in mano nemica, il resto della fortificazione poteva funzionare in maniera efficiente isolando la parte invasa.
Dalla particolare collocazione delle opere fortificate e dalla loro alta densità attorno alla città di Trento, esse riuscivano a difendersi una con l'altra o ad appoggiarsi per aumentare le possibilità di fuoco.
Il caposaldo del Monte Celva venne edificato nella prima metà del 1915, con una forza lavoro impressionante: vennero reclutati vari soldati, dagli Standschuetzen tirolesi agli Honved ungheresi, perfino prigionieri russi. Anche la popolazione locale venne mobilitata, donne e bambini facevano da portatori con un paga che variava dalle 3 alle 12 corone in base alle mansioni e all'età. Dopo soli 6 mesi di lavoro, all'inizio delle ostilità col Regno d'Italia, il monte Celva era pronto.
Come potenza di fuoco il Celva e il dirimpettaio monte Calisio erano i 2 complessi fortificati più armati della cinta di Trento; è interessante la visita alle fortificazioni del Monte Celva perchè, nonostante i cento anni dalla GG e il passaggio dei recuperanti, conservano ancora molte caratteristiche costruttive e particolarità che in tutto il resto del fronte è difficile trovare concentrate in un unico complesso.
Alcune foto:
Il monte Celva