"Il bestiame di faraone"

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53.juventino
00lunedì 23 ottobre 2006 13:04
In ESODO 9:1-5 ( Traduzione del nuovo mondo delle sacre scitture)la bibbia dei Testimone di Geova si legge:
Di conseguenza Dio disse a Mosè: “Va da Faraone e gli devi dichiarare: ‘ Geova l’Iddio degli ebrei, ha detto questo: “Manda via il mio popolo perché mi serva. 2 Ma se continui a rifiutare di mandarli via e continui ancora a trattenerli, 3 ecco, la mano di Geova sta per venire sul tuo bestiame che è nel campo. Sui cavalli, sugli asini, sui cammelli, sulla mandria e sul gregge sarà una pestilenza gravissima. 4 E Geova certamente farà una distinzione fra il bestiame d’Israele e il bestiame d’Egitto, e non morirà nemmeno una cosa di tutto ciò che appartiene ai figli d’Israele”’”. 5 Inoltre, Geova stabilì un tempo fissato, dicendo: “Domani Geova farà questa cosa nel paese”.
Poi si continua a leggere:Pertanto Geova fece questa cosa il giorno dopo, e ogni sorta di bestiame d’Egitto moriva; ma del bestiame dei figli d’Israele non morì nemmeno un [capo]. 7 Allora Faraone mandò, ed ecco, del bestiame d’Israele non era morto nemmeno un [capo]. Tuttavia, il cuore di Faraone continuò ad essere insensibile, e non mandò via il popolo.
Il verstto 22 dice:22 Geova disse ora a Mosè: “Stendi la mano verso i cieli, affinché la grandine venga su tutto il paese d’Egitto, sull’uomo e sulla bestia e su tutta la vegetazione del campo nel paese d’Egitto”. 23 Mosè stese dunque la sua verga verso i cieli; e Geova diede tuoni e grandine, e fuoco scendeva sulla terra, e Geova faceva piovere grandine sul paese d’Egitto. 24 Così venne la grandine e il fuoco guizzante fra la grandine. Fu gravissima, tanto che non era accaduto nulla di simile in tutto il paese d’Egitto da che era divenuto nazione. 25 E la grandine colpiva tutto il paese d’Egitto. La grandine colpì tutto ciò che era nel campo, dall’uomo alla bestia, e ogni sorta di vegetazione del campo; e schiantò ogni sorta di alberi del campo. 26 Solo nel paese di Gosen, dov’erano i figli d’Israele, non si ebbe grandine.
Nel capitolo 14 il verso 5 si legge
5 Fu poi riferito al re d’Egitto che il popolo era fuggito. Immediatamente il cuore di Faraone e anche quello dei suoi servitori si mutò riguardo al popolo, così che dissero: “Che cos’è questo che abbiamo fatto, in quanto abbiamo mandato via Israele perché non ci serva più come schiavo?” 6 Egli faceva dunque attaccare i suoi carri da guerra, e prese con sé il suo popolo. 7 E prendeva seicento carri scelti e tutti gli altri carri d’Egitto e guerrieri su ognuno di essi. 8 Così Geova lasciò divenire ostinato il cuore di Faraone re d’Egitto, ed egli inseguiva i figli d’Israele, mentre i figli d’Israele uscivano con mano levata. 9 E gli egiziani li inseguivano, e tutti i cavalli dei carri di Faraone e i suoi cavalieri e le sue forze militari li raggiungevano mentre erano accampati presso il mare, vicino a Piairot in vista di Baal-Zefon.

[SM=g27833] DOMANDA!!!!!!

[SM=g27833] [SM=x570868] Ma a l'inizio del racconto Dio non aveva ucciso tutto il bestiame, i cavalli?

chi mi può dare una risposta?
Grazie.
berescitte
00lunedì 23 ottobre 2006 13:15
Intanto io ti sposto al posto giusto che è la sezione "Domande sulla Bibbia", poi si vedrà...
BeryMod
-Marlin-
00lunedì 23 ottobre 2006 13:19

Se non sbaglio i cavalli da guerra erano separati dai cavalli che lavoravano nei campi, erano al riparo nelle scuderie reali e "usati" solo per le gare e le battaglie.




Ma io vorrei chiedere un'altra cosa che mi fa arrovellare:

perchè solo nella TNM e relative pubblicazioni si parla di Faraone e non del Faraone?
Ho controllato in altre Bibbie, enciclopedie e libri di storia ed in ogni caso si parla del Faraone tal dei tali...

Visto che che è un'appellativo (= sovrano)perchè lo usano come se fosse un nome proprio?? [SM=x570872] [SM=x570872]

Teo60
00lunedì 23 ottobre 2006 13:22
Esodo 9, 1-5
Ciao, innanzitutto benvenuto.
Dare una risposta a questo brano in poche righe non è semplice in quando bisogna tener conto delle stratificazioni che il testo ha subito prima della sua redazione finale. L'inserimento delle piaghe che Adonay riserva all'Egitto è una redazione tra il Sacerdotale e lo Jawista, ti rimando cmq alle nota a questo episodio della BG.
Da parte mia posso dire che se leggi attentamente il cap 4, 21-23, è lì la vera "piaga" (chiamata così anche nel testo, le altre vengono dette "segni" o prodigi). Le altre nove sono state inserite quasi a scopo catechistico per mostrare la potenza del Signore.
Mi dispiace per la sinteticità, ma l'argomento è veramente troppo lungo da sviluppare in un semplice post.
Shalom
greg.46
00lunedì 23 ottobre 2006 17:55
Re:

Scritto da: -Marlin- 23/10/2006 13.19
perchè solo nella TNM e relative pubblicazioni si parla di Faraone e non del Faraone?
Ho controllato in altre Bibbie, enciclopedie e libri di storia ed in ogni caso si parla del Faraone tal dei tali...
Visto che che è un'appellativo (= sovrano)perchè lo usano come se fosse un nome proprio?? [SM=x570872] [SM=x570872]


Credo sia un uso arcaico: il faraone era il faraone, indipendentemente dalla sua persona. Per es si usa "Faraone" senza articolo anche nelle vecchie traduzioni protestanti, come la Riveduta degli anni '20 del '900.
Forse è un modo per ricordare che i volti cambiano ma, stringi stringi, i potenti sono sempre uguali...
Cmq anceh io ho sempre inquietante il fatto che in una bega tutta umana ne facciano le spese gli animali - ieri e oggi (mi pare di aver letto da qualche parte che il bisonte europeo si è estinto nel 1939, "grazie" all'invasione tedesca della Polonia). Personalmente me la spiego così: il potere distruttivo dell'umanità è così potebzialemente così distruttivo, che ci vanno di mezzo sempre gli innocenti, bipedi o quadrupedi che siano (anche volatili e alti, naturalmente).
Polymetis
00lunedì 23 ottobre 2006 19:15
Una risposta semplice
Dice che c'è stata un' epidemia e che ha colpito i cavalli, ma dove si dice nel brano che li avrebbe uccisi tutti?

Trianello
00lunedì 23 ottobre 2006 19:57
Secondo i moderni biblisti, il racconto delle piaghe è un riassunto di tre racconti distinti. Narrazioni composte in epoche diverse e, soprattutto, con intenti tra loro molti differenti.
In realtà, tutto cominciò con un evento storico: l’uscita di Israele dall’Egitto. Quando il popolo eletto si trovava in Egitto, una grande epidemia, forse causata dalla contaminazione delle acque del fiume, si abbatté sulle famiglie indigene e ne uccise i figli, ma le famiglie ebree si salvarono perché, separate dalla popolazione locale, abitavano una regione diversa chiamata Gosen (Es 8,18). Furono allora la confusione ed il panico che l’epidemia provocò a permettere agli Ebrei, guidati da Mosè, rifuggire dall’Egitto e di conseguire la libertà.
Da questo ricordo sorse la tradizione delle due “piaghe”, la contaminazione delle acque e la morte dei primogeniti (ciò che leggiamo in Es 4,9.23). Quando, anni più tardi, Israele si stabilì nel paese di Canaan, la fuga dall’Egitto divenne l’evento centrale della storia del popolo eletto. Anzitutto perché aveva permesso l’affrancamento dal dominatore straniero e, secondariamente, perché proprio con essa Israele aveva fatto la sua comparsa come vero e proprio popolo.
Col passare del tempo, l’evento acquistò una tale importanza presso il popolo di Israele che la tradizione orale lo abbellì con dettagli e aggiunte: condizioni, queste, che servivano soprattutto allo scopo di educare Israele alla cultura di essere il popolo eletto da Dio. Fu così che gli scrittori incorporarono nuove piaghe al primitivo racconto: eventi disastrosi che mettevano in risalto la forza e il potere di Dio. Si aggiunsero probabilmente i dialoghi tra i vari personaggi, onde conferire una sorta di tensione al racconto, ma anche per spiegare come Dio abbia il potere di piegare anche il cuore più indurito. Allo stesso modo, si insinuò nei vari personaggi che osteggiavano Israele (il Faraone, i maghi, il popolo, i funzionari) un graduale mutamento spirituale, col chiaro intendimento di insegnare che YHWH non respinge gli stranieri, e così preparare il popolo eletto ad una apertura verso lo straniero.

Attorno al X secolo a.C. si scrisse in Gerusalemme un primo racconto dell’Esodo, chiamato Jahvista dagli studiosi. Esso elencava sette piaghe: la prima (l’acqua trasformata in sangue), la seconda (le rane), la quarta (i mosconi), la quinta (la morte del bestiame), la settima (la grandine), l’ottava (le cavallette) e la decima (la morte dei primogeniti). Si elencarono sette piaghe perché il sette era il numero che per gli ebrei simboleggiava la perfezione.
Il racconto Jahvista si caratterizzava soprattutto per il risalto accordato alla figura di Mosè. Era lui che dava lo spunto per la provocazione delle piaghe. Tale narrazione delle sette piaghe ebbe una diffusione molto ampia e fu a questa che l’autore del Salmo 77 si riferisce menzionando, infatti, solo sette piaghe.

Verso il secolo VII a.C. apparve nel Regno del Nord (la cui capitale era Samaria) un secondo racconto dell’esodo (che alcuni studiosi chiamano Elohista). Esso citava solo cinque piaghe: la prima (l’acqua trasformata in sangue), la settima (la grandine), l’ottava (le cavallette), la nona (le tenebre), la decima (la morte dei primogeniti). Nel Regno del Nord i Profeti godevano di una enorme popolarità e di una grande autorità morale. Un dei profeti, Eliseo, era famoso perché possedeva un bastone capace di compiere miracoli (2Re 4,29-31). Questo influì nella nuova tradizione delle cinque piaghe, ed ecco perché in questa tradizione Mosè appare mentre le provoca, tuttavia non direttamente, come nella versione Jahvista, ma mediante il suo bastone. Così, nell’attuale narrazione biblica il bastone di Mosè compare proprio in queste piaghe: la prima (7,17), la settima (9,22-23), l’ottava (10,12-13) e la nona (10,21-22). Nella decima no, perché sarà proprio YHWH in persona ad esserne causa.

Verso il VI secolo a.C., nei circoli sacerdotali giudaici sorse un nuovo racconto dell’esodo, chiamato racconto Sacerdotale (o racconto P). Come quello Elohista, anche questo contava cinque piaghe, ma differenti da quelle. Si trattava della prima (l’acqua trasformata in sangue), la seconda (le rane), la terza (le zanzare), la sesta (le ulcere) e la decima (la morte dei primogeniti). Dato che negli ambienti sacerdotali la figura e la persona di Aronne godevano di un certo prestigio rispetto a quella di Mosè, nella tradizione Sacerdotale era Aronne che provocava le piaghe (ed ecco perché nella versione attuale è Aronne che dà avvio alla manifestazione delle piaghe: 7,19-20; 8,1-2; 8,12-13).

Verso l’anno 400 a.C. un redattore rimasto anonimo decise di unire le tre antiche tradizioni in una sola e, cercando di conservare la maggior quantità del materiale preesistente, compose un nuovo racconto. Cosicché la narrazione dell’esodo fu considerevolmente ampliata e le piaghe che nei racconti primitivi variavano tra cinque e sette divennero dieci. Questo anonimo agiografo, malgrado lo sforzo profuso, non poté però evitare che nella stesura finale gli sfuggissero alcune contraddizioni e incoerenze proprie delle differenti tradizioni impiegate per stendere il racconto finale. Mentre si accingeva a riunire i tre racconti in uno solo, lo scrittore ispirato cambiò l’ordine primitivo che le piaghe avevano nelle loro rispettive versioni: fu questo l’episodio redazionale che diede avvio a contraddizioni come quella segnalata da Gigi. Secondo il Salmo 77 (v. 47-48), l’antico ordine delle piaghe infatti era: prima la grandine (settima piaga) e poi la pestilenza (quinta piaga). Così il racconto aveva senso, perché la grandine non uccideva tutto il bestiame (9,20), ne lasciava una parte che moriva di peste, ma invertendo l’ordine, in effetti, non si capisce più come, dopo che il bestiame è tutto morto, questo possa morire una seconda volta.
Al redattore finale, però, non interessava tanto la coerenza del racconto. Egli espose le piaghe in quell’ordine perché aveva in serbo un altro piano. Egli voleva innanzitutto dare conto delle quattro piaghe più lievi, poi di quattro piaghe più pesanti, poi ancora della nona (con i suoi effetti terrorizzanti), per finire con la più pesante di tutte (quella che uccidendo i primogeniti toglieva all’Egitto un futuro). Così facendo, l’autore volle dare risalto alla graduale pedagogia divina che, a poco a poco, rivela le conseguenza sempre più negative di quel cammino che ci fa allontanare da Dio.

Credo che non ci sia a questo punto bisogno di spiegare come fanno i cavalli dell’esercito egiziano a resuscitare onde inseguire Israele in fuga.
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