[TEMPIO] Se avrete bisogno di me, mi troverete sempre qui [cure Serafin 1/1] [ok]

Azhael
00sabato 5 settembre 2015 09:49


Riassunto
Serafin si reca al tempio in cerca di aiuto, avendo la necessità di medicare la ferita che si era auto inferta durante il piccolo rito di passaggio in cui la ranger diviene Signore dei Boschi.
Nei giardini esterni incontra Nyule, che si occuperà di guarirla ricorrendo - per la prima volta - all'incanto di guarigione.

Role di riferimento
http://freeforumzone.leonardo.it/d/11172989/Consacrazione-OK-/discussione.aspx

Per il taglio tolgo 20 ps, basta una giocata di disinfezione con congreghe guaritrici...



Cure prestate
INCANTO DI GUARIGIONE 1° LIVELLO:
Tramite l’invocazione della Dea una sacerdotessa può curare ferite, rallentare ed eliminare l’effetto di un veleno, rigenerare parti del corpo mutilate e far resuscitare un corpo. Il cammino del Vespro non può curare ferire fisiche, solamente quelle spirituali legate agli spiriti. [3 ROUND + 1 ROUND RIPOSO]
1°LIVELLO: può curare ferite leggere e medie causate da ogni genere di oggetto o arma.
[EFFETTI CURATIVI : 30 PUNTI SALUTE AD OGNI ROUND]
[COSTO 10 PM AD OGNI ROUND]

Da approvare
- Guarigione completa della ferita di Serafin
- 10 PM per Nyule

Registrazione
SERAFIN [Sentiero > Giardini Esterni] Quella appena trascorsa è stata fra le giornate più oziose che l’Ombra si sia mai concessa negli ultimi vent’anni della sua vita - e considerando che ne ha solo ventitré, va da sé immaginarsi quanto questa giovane donna sia poco avvezza all’arte dell’ozio -. 24 ore e innumerevoli secondi di pura nullafacenza, trascorse, perlopiù, a crogiolarsi indistintamente fra lenzuola, cuscini e un paio di braccia massicce, che in un tempo diverso da questo - e in compagnia di una persona diversa - avrebbe considerato al pari di una prigione. E’ straordinario quanto una composizione di carne, ossa e apparati muscolari possa rivelarsi più efficace di una gabbia cementata a volte. Questo, comunque, non è il suo caso. Anzi. Avrebbe fatto tutto meno che scendere da quel giaciglio e, in seguito, da quel campo sospeso, se solo quello stupido taglio non l’avesse costretta ad abbandonare la sua poltrona di coccole in favore di un’urgenza differente. E’ proprio quello che le passa per la testa in questo preciso momento, ora che le redini dell’arabo che sta guidando lungo il sentiero vengono affidate ad una sola mano e che l’altra viene sollevata quasi alla stessa altezza del volto. E’ proprio lì che dimora, indisturbata, la ferita che si è procurata meno di due notti fa. Si tratta di un taglio diagonale e superficiale, almeno a prima vista, che le percorre il centro del palmo sinistro nella sua interezza, dall’estremità di una falange fino all’attaccatura del polso, che però la lama non ha sfiorato neppure di striscio. Aveva creduto - inutilmente, aggiungerei - di potersela cavare con una qualche fasciatura grossolana, come le è capitato di fare spesso, in passato. Altrettanto inutilmente, aveva immaginato che la ferita si sarebbe rimarginata, prima o poi, e che il capitolo 'rito al cospetto del fuoco sacro' si sarebbe chiuso quella stessa notte. Avrebbe tenuto volentieri la cicatrice come ha fatto con tutte le altre che decorano quel suo corpo di donna e guerriera se solo quel taglio non l’avesse infastidita a tal punto, causando il moto di contrarietà che le adombra il volto in questo preciso momento, ora che con un colpo di talloni, sprona il cavallo pezzato a macinare gli ultimi metri in direzione del tempio, del quale già intravede chiaramente la struttura. Indossa un completo marrone foderato di cuoio, formato da pantaloni e corsetto. I pugnali, come al suo solito, sono nascosti. Laddove dovrebbe trovarsi una cascata di capelli lunghi e fluenti, resta solo una zazzera corta e pettinata frettolosamente. Tutto questo disturbo per un taglio… la Dea non deve aver preso bene l’idea che da ora in avanti sia proprio Crepuscolo a sostenere le fondamenta dei protettori dell'Equilibrio. Se anche fosse, comunque, non potrebbe biasimarla…

NYULE [giardini esterni | forma elfica] La veste rossa svolazza lievemente, sospinta da una leggera brezza. L'elfa, col capo sollevato verso il cielo nero, non sembra infastidita dall'ondeggiare della stoffa né da quello dei lunghissimi capelli d'oro che hanno perso l'ordine imposto dalla spazzola. Guarda la luna e pensa all'incontro con Gildor, non tanto per l'associazione tra la razza del mortale e il satellite bianco, ma solo perché la luna sta lì e guardarla le concilia la riflessione. Le iridi gialle, tagliate verticalmente da sottili pupille nere, abbandonano improvvisamente l'oggetto della loro attenzione, per spostarla in direzione del sentiero. Il suono degli zoccoli giunge chiaramente alle orecchie della sacerdotessa che istintivamente abbandona la sua riflessione per osservare il cavaliere in avvicinamento. Notizie, forse? Con la lentezza che caratterizza ogni suo gesto, l'Eterna si sposta dalla sua posizione per andare incontro al visitatore e farsi chiaramente vedere al centro dei giardini. Un solo cavallo. Se a guidarlo ci fosse anche il principe dei demoni in persona, sarebbe troppo poco per farla preoccupare. L'ipotesi di un messaggio resta la più plausibile, così non le resta che attendere. Presto saprà.

SERAFIN [Giardini Esterni] ''Ntz Ntz'' è così che invita il cavallo a farsi avanti, agevolata dal richiamo dei piedi, che ne colpiscono l'addome sprovvisti di violenza ma armati della giusta dose di fermezza. O almeno, questo è quello che le piacerebbe raccontare a sé stessa, se l'evidenza non le dimostrasse l'esatto contrario e se l'esemplare di baio non avesse deciso di indugiare ulteriormente nei pressi di quel dannato cespuglio. ''Ohh andiamo'' sbotta, trattandosi della quinta sosta al quale il cavallo l'ha costretta da che hanno lasciato assieme la foresta di luce. Dev'essere questa la punizione che la purosangue ha deciso di infliggerle, considerando le rarissime volte in cui viene montata dalla ranger. In ogni caso, anziché perdere altro tempo, l'Ombra, a seguito di uno sbuffo particolarmente eloquente, decide di scendere dalla sella, richiamando l'altra gamba sul lato sinistro e lanciandosi a terra con una spinta dei reni. Un nugolo di polvere indistinta si solleva dal sentiero nel momento in cui i calzari dell'Ombra lo sfiorano. Quello sarà il primo e l'ultimo segno del proprio passaggio su questa precisa fetta di terra, almeno per stanotte. Si muove come se avesse le ali ai piedi, letteralmente, e come se, anziché solcare un sentiero battuto, sotto le scarpe avesse un tappeto di piume ad accoglierla. Non lascia indietro tracce. Non produce alcun rumore e non certo perché intenda apparire inosservata - in tal caso non avrebbe scelto di spingersi fin quassù a cavallo. - Si tratta semplicemente del suo modo di camminare. Correre. Saltare. Muoversi. [Passo felpato +3] E per quanto si sia ripromessa diverse volte di fingersi più... 'umana'... puntualmente finisce per dimenticarsene. Al centro dei giardini, come una statua emersa di punto in bianco e partorita dalle radici stesse delle terra, spunta una sagoma. E' verso quella che la ranger sceglie di andare incontro, costringendo il cavallo a fare lo stesso, tirandolo per le redini. Nonostante l'ora tarda e la facezia per la quale è giunta, spera di incontrare almeno una sacerdotessa disposta ad aiutarla. Che si tratti proprio della figura che pare attenderla, presso i giardini? ''Mare asperum'' Ridicolo - per certi versi - ma quello è il primo saluto che le è venuto in mente, perciò... viziata dalla brutta abitudine di non potersi considerare mai al sicuro, neppure in un posto come questo, decide di spingere il proprio sguardo oltre le spalle dell'Eterna per la durata di mezzo secondo, prima di concentrarsi su di lei. E' allora che si rende conto di averla già vista. E' successo solo una volta e solo per poco tempo, ma è difficile dimenticare una faccia come quella. E' dovuto a questo il movimento di quegli occhi azzurri, affilati agli angoli, stretti da un misto di curiosità e disparate reminiscenze, ingabbiate da una corolla di ciglia più scure dell'ebano.

NYULE [giardini esterni | forma elfica] L'elfa è piccola, minuta, apparentemente molto leggera. I capelli ingombrano quasi più di tutto il resto del corpo e, a guardarla, sembrerebbe tutto fuorché solida e forte. Eppure sta lì, immobile, con la sua spada lunga fissata al fianco, ad osservare il cavallo che le viene incontro senza fare una piega. C'è da dire che l'avanzata del destriero non è propriamente una carica a spron battuto, anzi, risulta palese che quel cavaliere abbia qualche difficoltà a far muovere il destriero come vorrebbe. L'Eterna osserva la scena con una sorta di divertita curiosità e, quando la figura smonta, la segue attentamente con lo sguardo registrando le sue movenze fluide e attente. Seppur dimostrando una totale naturalezza nel muoversi, in qualche modo il cavaliere tradisce un certo tipo di retaggio. Una persona addestrata, sicuramente, ed è abituata a misurare i propri passi. L'immortale si sposta ancora un poco, decidendo di continuare ad andarle incontro per accoglierla. Trafiggendo l'oscurità con una vista estremamente acuta [//sensi sviluppati: vista], cercherebbe di riconoscere i tratti del viso dello straniero che, una volta fattosi vicino, la sacerdotessa riconoscerà essere una mortale di sesso femminile. Una donna che una volta già aveva incontrato. Un incontro tra i tanti che la millenaria ha avuto durante i lunghi secoli della sua vita. Uno di quelli che restano nella memoria solo perché la memoria di un drago non lascia mai indietro nulla. Niente di più. "Rispectae Aveas", risponde con voce mite, aprendo le braccia all'esterno del corpo e rivolgendo i palmi delle mani al cielo. Il capo si piega leggermente in avanti, accennando un breve inchino e facendo sparire per un secondo dalla vista la stellina rossa che spicca sulla fronte della sacerdotessa del meriggio. "Posso aiutarvi?" le chiede quindi, riacquistando la posizione di partenza con le mani unite dietro la schiena.

SERAFIN [Giardini esterni] Allo stesso modo dell'elfa - per così dire - anche la ranger è piccola e minuta. Si direbbe perfino fragile, a prima vista, se non vi fosse quella distinta e fluida massa di muscoli, distribuiti uniformemente fra braccia e gambe, a rendere la sua conformazione diversa da quella che invece appartiene a quasi tutte le donne di quest'isola. Inoltre, esattamente come l'Eterna, se si fosse presentata prima, avrebbe sfoggiato una chioma identica alla sua, se non nel colore, almeno nella lunghezza, anziché una zazzera così corta da snudarle, differentemente da quelle che sono sempre state le abitudini dell'Ombra, le spalle. Di tanto in tanto, sovrappensiero, tende a spingere le mani laddove, un tempo, avrebbe incontrato una massa di capelli folti, come se ancora faticasse ad abituarsi all'idea di averli tagliati - privandosene e impedendo alle dita del vichingo di raccoglierli -. Più le distanze si riducono e più il pensiero di aver già visto l'elfa da qualche altra parte diviene certezza. Quale che siano state le circostanze, non importa. La ragione della sua presenza è un'altra e la ranger non si rifiuta di ammetterlo ''Lo spero...'' accenna un sorriso cordiale in vista di quell'inchino, degno di una regina quanto lo sarebbe il proprio di una scaricatrice di porto, se solo osasse piegarsi per imitarla. Figuriamoci se le passa per la testa! E' quello tutto ciò che muove, la testa, inclinandola leggermente avanti per rispondere a suo modo al saluto composto dell'immortale. A quel punto, fermandosi, scioglie il nodo che tiene ferma la fasciatura attorno al palmo sinistro, allungando lentamente il braccio per mostrare all'elfa la ferita. ''Si tratta di un taglio stupido, ne sono consapevole, e se avessi potuto evitare di disturbarvi'' parla come se intendesse interpellare non solo Nyule ma tutte le ancelle della Dea nella loro totalità ''credetemi, l'avrei fatto. Solo che continua ad infastidirmi e temo che possa infettarsi, con il tempo.''... ''Ho bisogno delle mie mani quanto voi della vostra stella'' aggiunge, infine, con un tono di voce più sottile e allo stesso tempo profondo, guardandola attentamente negli occhi. E' come se volesse farle intendere le cose per come sono: Serafin è un guerriero. Nyule è una figlia della Trina. Ognuna, a modo suo, con degli strumenti diversi, ha scelto di servire quest'isola. Ed è proprio per questa ragione se quel taglio, ora, si trova lì, al centro della propria mano, al cospetto degli occhi acuti di un'immortale.

NYULE [giardini esterni | forma elfica] La luna è un faro puntato al centro dei giardini e la sua luce scolpisce ombre nette sui visi delicati delle due avalonesi che stanno l'una di fronte all'altra. Hanno ben poco in comune, anzi, per molti versi sono una l'opposto dell'altra, e non solo nelle apparenze. Ma questa sera sarà la sola cosa che hanno in comune - la fede - ad essere davvero importante. Quando l'umana scopre la ferita e allunga il braccio per mostrarla alla sacerdotessa, questa resta immobile. Attende che l'altra finisca di parlare, prima di risponderle con voce lieve e tono gentile. "Questo era il momento di ripetermi il vostro nome, di chiedermi se mi ricordo di voi, di dirmi chi rappresentate, di assicurarmi che siete fedele alla Dea, e di spiegarmi come vi siete fatta quel taglio." Parla lentamente, con un espressione dolce e rilassata sul viso dalla pelle chiara. "Ma capisco che le vostre mani siano più importanti dell'educazione e dei convenevoli." Le mani si sciolgono da dietro la schiena e vanno a prendere tra di loro, con delicatezza , quella ferita di Serafin. L'eterna osserva la ferita e valuta senza troppa difficoltà la situazione. Per un momento si fa seria e scrolla un paio di volte la testa in senso di diniego, chiudendo gli occhi con finta drammaticità. "Credo sia da tagliare", afferma indicando la mano ferita con il mento. "Fortunatamente ho qui la mia spada", continua a scherzare senza far nulla per darlo a vedere. In realtà le sue intenzioni sono differenti e nella fibra draconica sta già pulsando il cuore ardente di Cerridwen. L'energia divina viene richiamata senza una formula, senza un rito. Basta un semplice pensiero [//Guarigione 1/3].

SERAFIN [Giardini esterni] Si direbbe che non abbiano nulla in comune, al di là di ciò che le raccoglie fra le propaggini ristrette di un medesimo credo. E' un po' come mettere a confronto l'opale con l'onice, o, per dirla in una maniera del tutto schematica, incompleta ed estremamente riduttiva, la luce e il buio. Ma c'è molto, molto più di questo fra le pieghe di due realtà distinte che, per una piccolissima fetta d'esistenza, stanotte sembrano disposte a congiungersi. Il fatto che l'altra abbia la capacità di strapparle il sorriso è innegabile. Quello che l'umana sfoggia ora è molto più lungo, perspicace e onesto del precedente. Si capisce perché, dopo averle allungato gli angoli delle labbra, finisce per riempirle le guance e contagiarle anche gli occhi, invasi da una luce fulminea e a dir poco sbarazzina. E' come se per un attimo si fosse privata della fuliggine che le oscura il volto e spogliata di tutte le responsabilità che ha scelto di abbracciare per mostrarsi dinanzi all'elfa per ciò che è: una ragazza di soli ventitré anni. Niente di meno. Niente di più. Lo sguardo che le riserva non tradisce neppure una traccia di discolpa. Equivarrebbe a mentirle. Serafin non è mai stata un tipo di troppe parole. Non quando non le ritiene strettamente necessarie al fine di esprimersi. Laddove qualcun'altro avrebbe approfittato di un momento simile per fare sfoggio di una ricca dialettica, lei manifesta, senza troppi fronzoli, un pragmatismo assoluto. Lo stesso che, in fondo, le ha sempre impedito di abbracciare anche solo la vaga possibilità di vivere in mezzo alla gente 'comune'. Dev'esserci un motivo se la sua casa è una foresta e il suo tetto è composto da un mucchio di fronde danzanti. ''Vi assicuro che è stato fatto per una buona ragione'' mormora, con gli occhi incollati alla ferita e le sopracciglia arcuate. Vi è un velo di sottilissima e benevola ironia nel tono della ranger. Non le rivela nulla di tutto ciò che, come le ha appena fatto notare l'elfa, avrebbe dovuto dirle, prima ancora di manifestare la ragione per la quale è giunta, ma immagina che nessuna di quelle cose avrebbe mutato l'esito di questo incontro se Nyule non avesse già accettato, intimamente, di offrirle il suo aiuto. Nella piega che le labbra vanno ad assumere, addolcite dal rimasuglio di un sorriso, si cela anche l'ondata di gratitudine che l'ombra pare riservare all'elfa. Non perché abbia scelto di guarirla. Ma di capirla. E questo vale più di tutti gli incanti del caso, a detta sua. Avrebbe mantenuto quell'espressione in viso per un altro po' se solo le parole successive dell'immortale non l'avessero colta alla sprovvista, costringendola a sollevare, in un misto di incredulità e dubbio, gli occhi sul suo volto delicato. ''Tagliare?'' biascica in un soffio, corrugando la fronte e ravvicinando fortemente le sopracciglia fra loro, come se qualcosa non le tornasse. D'accordo, lei non è un esperta in materia di cure, ma da qui a volerla privare di una mano per un graffietto simile ce ne pas... ''Mh'' sospira d'ironia dalla gola, raccogliendo le labbra che stringe in un sorriso divertito neppure un istante dopo. ''Una bambina non ci sarebbe cascata...'' rivela, spostando lo sguardo alla propria destra, guardando un punto qualunque dei giardini anche senza vederlo e trascinando la scia vaporosa di quel sorriso anche dentro lo sguardo, proprio come una stella cometa farebbe con la sua coda. Infine, immaginando che l'altra abbia bisogno di concentrarsi per richiamare chissà quali energie al di fuori della propria portata, decide di chiudere la bocca e seguire in religioso silenzio ciò che verrà. Ha avuto prova del potere delle sacerdotesse proprio di recente: è a loro che deve la vita del suo uomo. Questo è uno dei tanti motivi per i quali non può rifiutare a questo tempio la sua fedeltà.

NYULE [giardini esterni | forma elfica] Osservando il mutare dell'espressione sul viso di Serafin, dalla serietà al sorriso più aperto e sincero, fino alla perplessità e poi ancora al sorriso, la sacerdotessa si ritrova a pensare brevemente a quanto sia volubile l'animo umano. Eppure, quella piccola briciola d'animo è spesso capace di grandi prodezze. Ed è probabilmente a causa di una di queste che la ranger si è ferita. "Fate silenzio, prima che decida di tagliarvela davvero." Sussurra come sola risposta, con un sorriso appena percepibile, strizzandole un occhio. Un'ultima concessione di complice dolcezza alla giovane, prima di concentrarsi completamente. E' la prima volta che l'Eterna si trova da sola con un ferito in cerca dell'aiuto del tempio - e per essere la sua prima volta, una ferita così lieve giunge proprio a proposito -, ma, seppur senza l'esperienza di una guaritrice, la cosa non la mette in difficoltà. Non ha fatto molta pratica con erbe officinali e bendaggi, ma non le viene nemmeno in mente di utilizzarne. L'elfa è uno scrigno, ma il contenuto è ben diverso. Una dragonessa. E voi immaginate un drago che srotola delle bende e prepara un impacco di malva? La creatura immortale, nelle cui vene scorre magia e potere divino, trova molto più naturale richiamare quel potere che pestare foglie in un mortaio. Fa parte della sua natura. Così, racchiudendosi in un silenzio profondo, lascia che il fuoco di Cerridwen si espanda e fluisca dal centro verso le estremità del corpo. Il calore è molto intenso e, sebbene un drago d'oro non dovrebbe quasi nemmeno percepirlo, lei quel calore lo sente eccome. E' una sensazione unica, che non assomiglia affatto al lieve pizzicore che sente quando ha la gola piena di lava incandescente prima di un soffio. Ora si sente invasa dall'energia della dea e, per la prima volta, concepisce il concetto di bruciare. Serafin, dal canto suo, inizierà a percepire la forza della Dea che scivola su di lei attraverso le mani di Nyule. [//Guarigione 2/3].

SERAFIN [Giardini esterni] E’ giunto il momento di fare silenzio. Un po’ come succede nei margini di un imponente teatro il cui sipario è stato appena aperto in favore dell’opera che si intende rappresentare, le luci disposte attorno alla platea si affievoliscono per concentrare l’attenzione sulla scena. E’ allora che il brusio di sottofondo si interrompe, che il pubblico decide di ammutolirsi in vista di ciò che sta per accadere e che un alone di tacita aspettativa e comune curiosità si raccoglie al centro stesso del palcoscenico, laddove, come un puntino sparuto, emerge il protagonista dell’opera. Non ribatte in nessuna maniera alla bonaria minaccia dell’elfa, se non leccandosi discretamente la parte più prominente del labbro superiore, sopra gli incisivi, per tirarla indietro e schiacciarla sotto la pressione della lingua. E’ un modo come un altro per frenare il sorriso che altrimenti avrebbe nuovamente reclamato il posto in prima fila su quella bocca pronunciata e scarlatta. Dopo aver intercettato l’occhiolino dell’Eterna, lo sguardo dell’Ombra cala in direzione della propria mano, come in attesa di veder spuntare, da qualche parte, una luce magica dispersa dalle dita dell’immortale e dirottata verso il centro del palmo ferito. Non accade nulla di tutto questo. Ciò che succede ha, comunque, dell’inverosimile, per chi si rifiuta di credere in certe cose. E se l’Ombra non fosse stata più volte la diretta testimone dei prodigi della Dea, probabilmente si troverebbe ancora in quella categoria. Per ridurla ai minimi termini, basterebbe immaginarsi un’anfora vuota all’interno della quale viene versato un liquido, così da renderla satura, per capire quello che sta succedendo in questo preciso momento. Un’offerta unilaterale durante la quale le mani di Nyule divengono il tramite necessario affinché il potere della Trina, filtrando dalle sue dita, scivoli nell’essenza stessa della ranger, al punto da riempirla e renderla misteriosamente piena di forza ed energie. Quello di inspirare forte le sembra l’atto più naturale di questo mondo, in questo momento. E’ come se anche l’aria che le circonda si facesse carico di quell’energia, accalcandosi al punto da elettrizzare tutto, giardini inclusi.

NYULE [giardini esterni | forma elfica] Il silenzio assoluto cala sui giardini del tempio, come una barriera impenetrabile che chiude all'esterno ogni rumore possibile. Il vento sembra abbia smesso di soffiare, i grilli di frinire, gli uccellini di cinguettare. Il mondo, in quel frammento di infinito, sfuma nel nero più nero, in una dimensione dove, oltre a Serafin e Nyule, non c'è nient'altro. L'eterna sente il calore aumentare dentro di sé e si rende conto di essere totalmente colma dell'energia divina che la Dea le ha concesso. Così, con naturalezza, la lascia andare, quasi allo stesso modo con cui libera i suoi poteri da drago. Un fiume di fuoco scorre con prepotenza verso l'esterno, svuotandola, e tutta la forza di Cerridwen la abbandona per riversarsi dalle sue dita al corpo ferito della fedele. La sacerdotessa sposta appena la mano destra, in modo da accarezzare amorevolmente con i polpastrelli la ferita sul palmo della ranger e in una frazione di secondo il taglio svanisce, lasciando il palmo pulito e roseo, privo di alcun segno [//guarigione 3/3 - primo turno di effetti: cura 30ps]. In quel momento la stella sulla fronte della sacerdotessa si illumina [//luce di stella 1] e l'oscurità si tinge di rosso. Lei sorride, con gioia, e l'animo le si riempie di una sorta di inspiegabile felicità: per un momento, seppur breve, la dea è stata in lei e mai unione è stata più intima e piacevole. Col viso disteso in un'espressione serena chiude gli occhi, mentre la luce scarlatta inizia ad affievolirsi. Le mani restano ancora per un attimo unite a quella di Serafin, poi la dragonessa la libera dalla presa e, riaprendo gli occhi, le dedica uno sguardo pieno di dolcezza. "Così va meglio... " sussurra, resistendo alla stanchezza che l'incanto le ha portato all'improvviso.

SERAFIN [Giardini esterni] Lo scudo di energie dentro il quale umana ed elfa sembrano essere state raccolte si avviluppa come un bozzolo stratificato attorno alle loro sagome, restringendosi ad ogni istante che trascorrono l’una nelle mani dell’altra. E’ così spesso e durevole da rendere quella sorta di unione del tutto privata, come se il resto del mondo dovesse attendere oltre l’uscio dei loro universi per il tempo necessario a riordinare ciò che abbisogna dell’intervento immediato dell’eterna per manifestarsi. Il potere della Trina continua ad espandersi così tanto da invaderla, come se un fiume di lava l’avesse appena travolta, insinuandosi fra gli articolati crocevia delle vene fino al centro esatto di sé stessa. Si tratta di un’ondata incredibile, calda e benevola, che anziché correre il rischio di bruciarla pare avere lo stesso effetto che avrebbe avuto se l’avessero immersa in una polla d’acqua chiara. Lava ciò che è vecchio. Deterge ciò che è immondo. Purifica ciò che è stato contaminato. Ed eccola lì, la prova autentica di quello che è in grado di fare la fede. La ferita anziché cicatrizzarsi, svanisce come la linea di un gessetto tracciata sopra una lavagna. Non vi è neppure un ricordo vago di quel taglio se non negli occhi della ranger, che si soffermano a lungo sul proprio palmo come alla ricerca di una qualche traccia. Niente. Di quella ferita non s’intravede neppure l’ombra. “Decisamente” ribatte in un mormorio sollevato, visto che non era tanto lo sfregio a darle pensiero quanto più il fastidio che quello continuava a provocarle. Sorride a sua volta, alzando gli occhi forse nello stesso istante in cui l’elfa chiude il sipario dei suoi, inducendola a concentrare, per un attimo, tutte le attenzioni sulla stella che vede brillare al centro della sua fronte. E’ solo quando gli occhi dell’una ritrovano la strada dentro quelli dell’altra che l’Ombra aggiunge, servendosi dello stesso tono raccolto “Grazie” rinvigorita dalla forza che l’immortale ha appena riversato in lei. Non sarà una diplomatica, ma non si è mai tirata indietro quando veniva il momento di dimostrarsi riconoscenti nei confronti di qualcun altro. Le è capitato di rado, ma è successo. Perciò le viene naturale dire “Ho un debito con voi. Perciò di qualunque cosa abbiate bisogno, chiedete pure di Crepuscolo, Signore dei boschi della foresta di luce” Serafin ha i suoi tempi. E i tempi di Serafin, il più delle volte, non corrispondono ai tempi di un umano qualunque. Ma ecco, ora potrà dire di aver ammesso la verità perché è esattamente ciò che voleva, e non quello che ci si aspetterebbe di ricevere da parte sua.

NYULE [giardini esterni | forma elfica] L’Eterna ha una sorta di lieve capogiro che la coglie impreparata ed è costretta a far scivolare avanti un passo per rimettersi in equilibrio evitando di cadere addosso alla sua ospite. Si porta una mano alla fronte e stringe istintivamente le tempie con il pollice, da una parte, e con medio e indice dall’altra. “Scusatemi”, mormora debolmente, inspirando a fondo una grande boccata d’aria. Era stata la prima volta che usava l’incanto di guarigione e non era preparata ai postumi che spettano a chiunque si trovi a dover sopportare un potere tanto grande. Un ricordo le si affaccia alla mente da molto lontano: oltre mille anni prima, quando i regni avevano altri nomi, quando molti alberi secolari ancora non erano nati, quando Serafin non era nemmeno un’idea, e nemmeno sua madre lo era, e nemmeno sua nonna, né la nonna della nonna, Nyule era un cucciolo di drago e imparò ad usare i suoi poteri sotto la guida degli alati antichi. Il soffio fu divertente e naturale, ma la luce solare le creò qualche problema di smarrimento, un po’ come ora. Ci volle del tempo per abituarsi al fluire dell’energia magica e sicuramente ci vorrà del tempo per abituarsi a quella divina. Fortunatamente, il tempo non è mai stato un problema per nessun appartenente alla stirpe draconica. Espirando l’aria appena respirata, la sacerdotessa abbandona il ricordo e si riprende dal momentaneo malessere recuperando la posizione. “E così il signore dei boschi è un cucciolo di donna”, asserisce sorridendo a Serafin con infinita tenerezza e nemmeno le pupille verticali riescono a togliere l’immensa dolcezza che brilla negli occhi del drago. “Una creatura così giovane scelta per proteggere un luogo così antico, che strane scelte fa a volte il destino.” La voce quieta e gentile trasporta con sé un suono che vibra di note ancestrali. “Crepuscolo… avete un debito con la Dea, non con me. Quando sarà il momento, sono sicura che verrà a riscuoterlo e sono certa che voi sarete pronta a ripagarla come si deve. Non lo fate forse ogni giorno?” Con un movimento lento e delicato, l’elfa indietreggia di un passo, piegando la gamba avanzata e tendendo quella arretrata in modo da potersi piegare in un inchino. Le mani sollevano la veste ai lati del corpo e il capo si flette un poco in avanti sottolineando l’implicito ringraziamento celato nella domanda appena pronunciata. “Nyule è il mio nome tra gli uomini”, spiega risollevandosi. “Se avrete bisogno di me, mi troverete sempre qui.” [Riposo 1/1]

SERAFIN [Giardini esterni > Sentiero] Serafin si concede ancora un’ultima occhiata in direzione del palmo, lo stesso dove, fino a pochi istanti prima, dimorava il tributo di sangue che l’ex guerriero Ombra ha voluto offrire alla Madre, assieme all’innumerevole quantità di capelli dei quali si è privata. Non esiste un modo migliore per legare il proprio corpo e la propria anima ad un giuramento per la vita come quello se non versando una piccola parte della stilla vitale che scorre dentro ciascun uomo, a detta sua. Ha voluto irrorare il suolo con quel dono, come a rimarcare l’irreversibilità di un concetto innegabile: Crepuscolo appartiene alla terra. E niente, al di là della morte, potrà mai cambiare questo. Quando l’Eterna diviene vittima di un temporaneo capogiro, l’Ombra non può fare a meno di allungare un braccio nella sua direzione. Non la sfiora neppure, ma si dimostra pronta ad afferrarla semmai quel corpo dovesse lasciarsi vincere dalla necessità di piegarsi e cadere. Attende in silenzio, guardandole attentamente il viso come alla ricerca di un segnale che possa suggerirle qualcosa. Per fortuna, l’elfa non impiega molto a riprendersi. Dev’essere stata colpa dell’incanto, immagina l’Ombra. Anche chi è dotato di un potere straordinario come quello non può esimersi dal sacrificio. Annuisce una volta sola sulla scia di quella sua affermazione a proposito del signore dei boschi. Lo fa senza mai distogliere lo sguardo dal suo. Lo fa con quel tipo di sicurezza consapevole dietro la quale non si rintana la certezza di ritenersi adatta a ricoprire quel ruolo, ma solo quella di voler fare del suo meglio, dare tutto quello che può per la sua foresta. E se quel tutto non fosse sufficiente, dare ancora. E ancora. E’ giovane ma estremamente caparbia. “Tutti gli alberi sono stati dei germogli.” Mormora placidamente, continuando a fissarla con quei suoi occhi vividi e accesi “E all’interno di una foresta vi è bisogno di questi tanto quanto degli arbusti secolari.” Non parla come se intendesse rivelarle quello che è il proprio pensiero o metterla a conoscenza di una verità che di sicuro Nyule ha avuto modo di apprendere ancora prima che Serafin venisse al mondo. Parla e, nel tono della propria voce, sembra quasi annidarsi la speranza di riuscire nel suo nuovo compito. “Temo per voi che vi prenderò in parola, Nyule” risponde così all’ultima affermazione dell’elfa, accodando a quella frase il più onesto dei sorrisi che conosca. Si trova dinanzi a colei che un tempo siedeva sul trono di Avalon, Serafin ne è consapevole, ma questo non sembra in grado di mutare né il suo modo di guardarla né quello di rapportarsi a lei. All’inchino dell’Eterna risponde sempre alla stessa maniera, piegando a malapena la testa, in segno di rispetto e di una gratitudine molto simile a quella che Nyule le ha appena manifestato. Adesso, è giunto il momento di voltarsi, riprendere le redini del cavallo e tornare a Casa, laddove l’Ombra sa che vi è qualcuno ad attenderla. Dev’essere proprio quella l’origine del sorriso impudente che le stempera le labbra nel momento in cui si volta per dare le spalle al tempio. Per ora… Arrivederci, Nyule.



==leia==
00sabato 5 settembre 2015 09:55
GDR APPROVATO
per ora non posso aggiornare i punteggi, chiedete a Erebo.
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