[POL-ITA] Legge sulle intercettazioni: arriva lo stop di Napolitano

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princepsoptimus
00sabato 4 luglio 2009 12:47
ROMA - Irragionevole, incostituzionale, gravemente dannosa per le indagini, foriera di scontri con una stampa già pronta allo sciopero del 13 luglio. La legge sulle intercettazioni, così com'è, non va. Napolitano poteva rinviarla alle Camere e dare uno schiaffo a Berlusconi. Ma fedele al motto che "gli strappi tra le istituzioni vanno sempre evitati" (almeno fin dove è possibile), il capo dello Stato l'ha fermata prima del suo ultimo passaggio al Senato.

Con un governo pronto a mettere la fiducia come aveva fatto alla Camera. Dopo un anno di ininterrotta moral suasion, dopo aver messo in allerta Fini e Schifani, il presidente della Repubblica ha compiuto il passo definitivo, ha chiamato al Quirinale il Guardasigilli Alfano. Che arriva lesto lesto.

Poco meno di un'ora di colloquio, accanto i suoi esperti giuridici, un esordio che non consente spiragli di trattativa: "Sono molto preoccupato e turbato per la tensione che si sta creando nel mondo della giustizia e della stampa su questa legge. I miei consiglieri mi spiegano che se dovesse passare così al Senato i vizi di palese incostituzionalità mi costringerebbero a fare un passo che di certo non vi sarebbe gradito". Il ministro della Giustizia, che si è sempre mostrato rispettoso del Colle, non tenta neppure una difesa. Alla fin fine sa che al premier questa legge non è mai piaciuta perché lui ne avrebbe voluta una molto più dura, con gli ascolti autorizzati solo per mafia e terrorismo. Nel rinviarla, soprattutto in ore in cui, per le voci su procure in azione, non vuole scontri con toghe, polizie, servizi, non soffrirà troppo. Napolitano prosegue: "È vero che avete intenzione di mettere la fiducia?".

Alfano si allarga in uno dei suoi sorrisi da bravo ragazzo: "Assolutamente no, presidente, il governo non pensa di farlo. Tutt'altro. Il testo non è blindato, siamo pronti a far tesoro del lavoro della commissione Giustizia. Certo, dopo che è rimasto un anno alla Camera, ci auguriamo che non succeda lo stesso al Senato". Il ghiaccio è rotto, si può pure ragionare dei dettagli e mettere sul tavolo i palesi dubbi di costituzionalità. Non uno, ma numerosi.

A cominciare da quella che il Quirinale considera una pessima, irragionevole, incostituzionale, norma transitoria, forse la buccia di banana più platealmente inaccettabile su cui scivola il ddl. "Le disposizioni della presente legge non si applicano ai procedimenti pendenti alla data della sua entrata in vigore". Doveva servire, è servita, per far dire all'avvocato del premier Niccolò Ghedini (e ora anche presidente della Consulta del Pdl sulla giustizia, sempre per tenere ben vivo il conflitto d'interessi) che "questa non è una legge ad personam, visto che non si applica ai processi in corso". E in effetti è così, ma con il rischio di un tal guazzabuglio tra chi godrà di norme più favorevoli e chi no, di giornalisti in galera e altri fuori, di intercettazioni pubblicate ed altre censurate, che l'incostituzionalità è manifesta. Dunque la norma va cambiata. Ma non solo. Il Colle punta il dito sugli "evidenti indizi di colpevolezza" necessari per ottenere un ascolto. Che ne sarà delle indagini contro gli ignoti (autori anche di omicidi), di quelle sui reati che poi portano a scoprire la mafia (usura, racket, rapine e tanti altri)? Giusto nelle stesse ore in cui Alfano è seduto di fronte a Napolitano, al Csm protestano i più noti procuratori antimafia.

Alle orecchie di Alfano risuonano le tante insistenze di Giulia Bongiorno, la presidente della commissione Giustizia della Camera e alter ego di Fini per la giustizia, che si è battuta nella sua maggioranza per "limitare i danni". Ma anche lei, di fronte ai falchi ghediniani e alfaniani che insistevano, ha dovuto piegare la testa sugli "evidenti indizi di colpevolezza" che adesso diventeranno "evidenti indizi di reato". E infine il capitolo sulla stampa, dal carcere (fino a un anno) per i giornalisti che pubblicano intercettazioni da distruggere e che fano protestare anche il Garante della privacy Pizzetti, alle supermulte contro gli editori, ai testi delle telefonate che non si potranno pubblicare neppure per riassunto, creando così una marchiana e irragionevole differenza tra una prova, gli ascolti, e un'altra, una lettera, un verbale d'interrogatorio che invece, quelli sì per riassunto, potranno essere pubblicati.

Non prende appunti Alfano, ma il terremoto che si abbatte sul suo ddl è intensissimo. Non di modifiche formali si tratta, ma di cambiamenti sostanziali. A Napolitano non era affatto piaciuto il grido dell'Anm, "sarà la morte della giustizia", ma i suoi rilievi sono la riprova che la legge stoppa indagini e cronaca giudiziaria. Il Guardasigilli se ne va tranquillizzando il presidente: "Non abbiamo fretta, seguiremo i lavori del Senato". Alfano sa che Berlusconi non vuole spingere l'acceleratore sulla giustizia. La decisione della Consulta sul lodo Alfano è alle viste, le procure incombono, il premier continua ad avere il dubbio che il Bari-gate sia esploso a ridosso del voto della Camera giusto sulle intercettazioni. Questo ddl e la famosa riforma costituzionale della giustizia possono aspettare. Alfano l'ha detto al presidente preoccupato di uno scontro estivo con le toghe: "I prossimi consigli dei ministri saranno dedicati all'economia. Io sono soddisfatto del mio lavoro. Domani (oggi, ndr.) entra in vigore la riforma del processo civile, in cui ho profondamente creduto ed è legge la sicurezza con le norme antimafia più forti da quando è morto Falcone. Che senso avrebbe una riforma costituzionale a metà luglio?". C'è tempo. Magari quando si saprà se la Consulta conferma o boccia il lodo Alfano.

Fonte: Repubblica.it

Finalmente pare si sia svegliato... era ora.
Arvedui
00sabato 4 luglio 2009 14:57
Speriamo non si riaddormenti.
DarkWalker
00sabato 4 luglio 2009 19:56
se intervenisse più spesso sarebbe spazzato via più in fretta. Tanto vale che si consumi poco a poco, tanto ormai
Arvedui
00domenica 5 luglio 2009 00:22
Immoral suasion


4 luglio 2009-
Qualche ingenuo starà brindando per l’iniziativa assunta dal presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e annunciata oggi da Liana Milella su la Repubblica. Siccome nessuna smentita è giunta dal Quirinale, se ne deduce che è tutto vero. Il capo dello Stato ha convocato il Guardagingilli Angelino Jolie per fargli sapere che la legge sulle (anzi contro le) intercettazioni e il bavaglio alla stampa, così com’è uscita dalla Camera e sta per essere approvata anche dal Senato, lui non la firma. E’ preoccupato per le eccessive limitazioni alla libertà di stampa e per l’irragionevolezza di alcuni paletti alle intercettazioni che, a suo avviso, potrebbero indurre la Corte costituzionale a bocciare la legge.

Dunque, dirà qualche ingenuo, dobbiamo essere felici. Nossignori. Anzitutto per una questione di procedure: come lo stesso Napolitano ha più volte detto in pubblico, “quando il Parlamento lavora, il capo dello Stato tace”. Attende cioè che una legge sia approvata per esaminarla e decidere se promulgarla con la sua firma, oppure rinviarla alle Camere per manifesta incostituzionalità (o per scopertura finanziaria, ma non è questo il caso). Lui invece s’è inventato questa prassi sconosciuta alla nostra Costituzione, che i soliti tromboni e pompieri al seguito chiamano elogiativamente “moral suasion”: far sapere riservatamente alla maggioranza che la legge non gli piace, affinchè sia modificata come vuole lui. L’aveva già fatto col decreto anti-Eluana, e giustamente il governo aveva protestato contro l’insolita prassi di dare un parere preventivo mentre il consiglio dei ministri era riunito per decidere.

Ora la scena si ripete mentre il Senato sta esaminando il testo. Lo scopo dell’iniziativa quirinalesca è evidente: “migliorare” una legge-porcata assolutamente impossibile da migliorare (come pensare di profumare un ammasso di letame con una goccia di Chanel numero 5) e risparmiare al governo Al Tappone lo smacco plateale di un disegno di legge bocciato dal Quirinale dopo essere passato in entrambi i rami del Parlamento. Peccato che, fra i poteri che la Costituzione riserva esplicitamente al capo dello Stato, non sia contemplato quello di preoccuparsi delle figuracce del governo (come non è previsto che il capo dello Stato inviti le opposizioni e la stampa a una “tregua” per non disturbare il governo alla vigilia del G8). Il risultato sarà che la legge-bavaglio verrà lievemente ritoccata, produrrà ugualmente danni indescrivibili, ma alla fine il Quirinale ne firmerà la nuova versione, riducendo le speranze che la Corte costituzionale la faccia a pezzi.

Se c’è il rischio che la Consulta non bocci nemmeno il Lodo Alfano, capolavoro di incostituzionalità, figurarsi i tremori dei nostri ermellini (compresi i compagni di merende di Papi) quando dovranno esaminare la porcata “migliorata” dalla “moral suasion quirinalizia. Insomma, le peggiori notizie, nella politica italiana, sono proprio quelle che, all’apparenza, sembrano le migliori. Nella celebre commedia "A che servono questi quattrini", il protagonista Eduardo De Filippo consiglia a un suo giovane discepolo il da farsi in caso di eventi apparentemente negativi: mettersi di fronte allo specchio e ripetere alternativamente due frasi: “Chi ti dice che sia una disgrazia?” e “Chi ti dice che non sia una fortuna?”, facendole precedere entrambe con un bell’”A me nun me passa manco pe’ ‘a capa”. Noi, ogni volta che entra in scena la moral suasion napolitana, dobbiamo fare esattamente il contrario. Cioè ripetere allo specchio: “Chi ti dice che non sia una disgrazia?” e “Chi ti dice che sia una fortuna?”, “”A me nun me passa manco pe’ ‘a capa”.



Come non detto.... [SM=x751534]
Riccardo.cuordileone
00lunedì 6 luglio 2009 12:08
Personalmente ritengo che sia assurdo preoccuparsi delle limitazioni alla "libertà" di stampa quando in realtà, a mio modo di vedere, quella è l'unica parte valida della legge in oggetto.
Lux-86
00lunedì 6 luglio 2009 12:11
Re:
Riccardo.cuordileone, 06/07/2009 12.08:

Personalmente ritengo che sia assurdo preoccuparsi delle limitazioni alla "libertà" di stampa quando in realtà, a mio modo di vedere, quella è l'unica parte valida della legge in oggetto.



Perché? se il nano è un mafioso io ho il diritto di saperlo, non è che perché a te piace il fascismo allora ogni limitazione della libertà di stampa è una cosa buona. [SM=x751525]
Riccardo.cuordileone
00lunedì 6 luglio 2009 18:21
Re:
Lux-86, 06/07/2009 12.11:


Perché? se il nano è un mafioso io ho il diritto di saperlo, non è che perché a te piace il fascismo allora ogni limitazione della libertà di stampa è una cosa buona. [SM=x751525]


Dipende... Se io, uomo di spettacolo, pippo coca e vado a travestiti sono affari miei... Se io, uomo politico, sono mafioso e le intercettazioni lo provano, è giusto che lo sappiano tutti... ma se io, uomo politico, vengo intercettato mentre dico "We Umberto, va che te ne sto mandando su una da te, che è uno spettacolo!" ma invece che di una donna, si trattava di una Ferrari, se permetti la stampa mi sputtana per niente.
Quindi pubblicazioni delle intrcettazioni si, ma dopo il giudizio e sopratutto da un organo ufficiale che non raggira le telefonate come vuole lui...


Lux-86
00lunedì 6 luglio 2009 18:32
Re: Re:
Riccardo.cuordileone, 06/07/2009 18.21:


Dipende... Se io, uomo di spettacolo, pippo coca e vado a travestiti sono affari miei... Se io, uomo politico, sono mafioso e le intercettazioni lo provano, è giusto che lo sappiano tutti... ma se io, uomo politico, vengo intercettato mentre dico "We Umberto, va che te ne sto mandando su una da te, che è uno spettacolo!" ma invece che di una donna, si trattava di una Ferrari, se permetti la stampa mi sputtana per niente.
Quindi pubblicazioni delle intrcettazioni si, ma dopo il giudizio e sopratutto da un organo ufficiale che non raggira le telefonate come vuole lui...





Dipende, se io fondo il mio voto sui cattolici e difendo certi valori morali, il mio elettorato ha diritto di sapere che sono un puttaniere ipocrita, o no?


Riccardo.cuordileone
00lunedì 6 luglio 2009 18:35
Re: Re: Re:
Lux-86, 06/07/2009 18.32:


Dipende, se io fondo il mio voto sui cattolici e difendo certi valori morali, il mio elettorato ha diritto di sapere che sono un puttaniere ipocrita, o no?


Difatti ho scritto uomo di spettacolo, non politico... visto che questa legge varrà per "tutti".


Lux-86
00lunedì 6 luglio 2009 18:36
Re: Re: Re: Re:
Riccardo.cuordileone, 06/07/2009 18.35:


Difatti ho scritto uomo di spettacolo, non politico... visto che questa legge varrà per "tutti".





ah, non avevo letto. scusa [SM=x751525]
Però per il politico dovrebbe valere, quindi tanto vale farla valere per tutti. Almeno anche gli uomini di spettacolo si danno una calmata.
Hareios
00lunedì 6 luglio 2009 18:38
La cosa bella è che per mettere a tacere il gossip che provoca un serissimo danno a vip cocainomani e a puttanieri travestiti da politicanti, si privano le forse di polizia dell'unico (UNICO) strumento efficace di cui ancora dispongono.
-Giona-
00martedì 7 luglio 2009 09:06
Secondo me ci sono stati molti abusi in passato, ma le restrizioni alle possibilità di fare interecettazioni sono eccessive. È bene invece che i giornalisti che pubblicano le intercettazioni a indagini ancora in corso vadano in galera, perché così facendo rischiano di bruciarle. E dovrebbero andare in galera pure i magistrati che si lasciano scappare il segreto professionale.
princepsoptimus
00martedì 7 luglio 2009 14:17
Re:
-Giona-, 07/07/2009 9.06:

Secondo me ci sono stati molti abusi in passato, ma le restrizioni alle possibilità di fare interecettazioni sono eccessive. È bene invece che i giornalisti che pubblicano le intercettazioni a indagini ancora in corso vadano in galera, perché così facendo rischiano di bruciarle. E dovrebbero andare in galera pure i magistrati che si lasciano scappare il segreto professionale.




senti...

ma invece di preoccuparci di mandare in galera giornalisti e magistrati, perchè non ci preoccupiamo di mandare in galera i veri criminali, ossia coloro che rubano, corrompono e così via...

Un pò di coerenza per Dio...
Lux-86
00martedì 7 luglio 2009 18:13
Re:
-Giona-, 07/07/2009 9.06:

Secondo me ci sono stati molti abusi in passato, ma le restrizioni alle possibilità di fare interecettazioni sono eccessive. È bene invece che i giornalisti che pubblicano le intercettazioni a indagini ancora in corso vadano in galera, perché così facendo rischiano di bruciarle. E dovrebbero andare in galera pure i magistrati che si lasciano scappare il segreto professionale.



Posso essere d'accordo sul magistrato, ma non sul giornalista: per deontologia professionale un giornalista non può scegliere che notizia dare e quale no, il suo compito è informare, non decidere su cosa deve informare. Se ha una notizia, anche su un'indagine in corso, la deve dare. Poi cosa vorresti fare il segreto di pulcinella? Se esce dalla magistratura prima o poi la sapranno tutti (anche solo per passaparola) PERO' il giornalista che lo dice viene arrestato? E cos'è, la favola del re nudo?
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