-1968-

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n9p
00mercoledì 3 marzo 2004 17:48
-1968-

Dopo la precipitosa partenza dagli stati uniti d'america Franco Belugi si diresse armi e bagagli nella capitale francese, qualche mese prima della sua partenza aveva ricevuto da fonti quasi attendibili notizie strabiglianti su Parigi e visto che Franco Belugi fin dal 1919 aveva deciso di comune accordo con la psiche di voler provare qualsiasi cosa che il mondo gli poteva offrire decise di punto in bianco di dirigersi a Parigi.
I fiori incominciavano a sbocciare a New York e con il cuore pieno di esperienze a dir poco eccitanti e di scoperte scentifiche che sfioravano la fantascienza Franco Belugi s'imbarco sul piroscafo Venus Five battente bandiera francese... non voleva prendere l'aereo o similari (N.d.A.:anche se avrebbe potuto benissimo farlo) poichè aveva deciso d'imparare il mestiere del marinaio e così fece per quei lunghi giorni che trascosse a bordo della nave, imparò tutto ciò che si poteva imparare e incominciò a scrivere leggeri e frugali Haiku sulla vita marina, scrisse un romanzo, un saggio filosofico sulla fine del mondo e si fabbricò un piccolo coltello per squiare i pesci più ardui (N.d.A.: Questo coltello lo possiede ancora nella sua casa di Bologna e a sentire lui dovrebbe essere in qualche cassa di legno in cantina)!
Il sole batteva forte in quella calda primavera parigina, la nave attraccò nei primi giorni di primavera e Franco Belugi venne accolto da una pioggia di petali rosati che lo rincuorò da tutto quel tempo lontano dalla terra ferma, si mise la sacca da marinaio sulle spalle e incominciò a camminare verso il centro, infatti, sapeava dalla solita fonte scelta che in centro a Parigi si trovavano molti caffè letterali che come negli anni venti (N.d.A.: l'ultima volta che arrivò a Parigi via treno era il 1922) ripercorreva la magica sensazione di libertà pura e letteratura pura, i caffè non erano cambiati poi molto dalla sua ultima visita, non c'erano gli artisti che aveva conosciuto ma avevano lasciato il posto a nuove forme espressive... i poeti, gli scrittori e glia rtisti in generi non mancavano ma questa volta l'atmosfera era più politicizzata e tutto ciò che sentì in un caffè poco lontano dal Phanteon fu qualche delirante discorso su una nuova rivoluzione perpetrata dagli studenti, Franco Belugi non voleva assolutamente prendere posizioni su questi discorsi e uscì dal caffè con molti dubbi a riguardo!
Era solo in una città totalmente cambiata, aveva la paga di un mese da marinaio in tasca quindi poteva permettersi qualche settimana in un alberghetto poco pulito e molto fuori mano e così fece... doveva trovarsi un lavoretto semplice senza l'utilizzo di forza mentale per poter campare qualche mese a Parigi visto che non voleva restarci più di tanto... la sua Parigi, la Parigi che aveva conosciuto era totalmente e inesorabilmente cambiata gli artisti che aveva conosciuto e che aveva apprezzato quasi cinquanta prima venivano considerati quasi obsoleti e la nuova ala artistica francese verteva per il novanta per cento sulla politica... leggere una poesia in quegli anni significava leggere un discorso politico e questo non piaceva affatto a Franco Belugi visto che considerava la politica una notevole perdità di tempo... era arrivato anni e anni prima alla conclusione che sia la destra che la sinistra dicevano la stessa identica cosa solo con parole diverse e questa falsità dialettica non riusciva a digerirla!
Arrivò in un piccolissimo e non molto pulito albergo nella profonda periferia parigina e affittò una camera singola, naturalmente il bagno non era annesso e quindi doveva percorrere un lunghissimo corridoio prima di espletare le sue funzioni corporali... posata la borsa uscì subito dalla camera per poter girovagare liberamente per Parigi.
Appena giunto in centro s'imbattè in una violenta manifestazione, da ciò che capì in seguito la manifestazione era perpetrata da studenti e operai uniti contro una non specificata vittima... vide bottiglie piene di benzina prendere fuoco ed esplodere su vetrine, vide donne quasi nude che manifestavano la loro libertà sessuale, vide studenti con il volto coperto che urlavano osanando Ernesto Che Quevara, vide barricate formate da bidoni dell'imondizia, vide solerti polizziotti bastonare selvaggiamente dei ragazzini che a malapena arrivavano ai vent'anni... vide tutto questo e innoridì... com'era possibile che tutto quell'odio si poteva riversare così selvaggiamente e così crudelmente su quelle strade che secoli prima avevano visto il passaggio di Napoleone Bonaparte sul suo famoso cavallo bianco?
Il mondo era realmente pronto ad una nuova rivoluzione?
Com'è insito in Franco Belugi si fece domande e si rispose quasi automaticamente... si era possibilissimo che l'odio rimasto a dormire per anni sfociava in quel modo... aveva assistito alla marcia per i diritti umani a Washington qualche anno prima con a capo di tale manifestazione Martin Luther King e lui era lì a manifestare con luie già da quella famosa marcia aveva ils entore che qualcosa stava cambiando nell'ordine mondiale delle cose, quando una così detta minoranza etnica riusciva a manifestare pacificamente per far valere i propri diritti e le forze dell'ordine reprimevano tale manifestazione con il sangue di poveri innocenti era la prova del nove che qualcosa stava cambiando... e lui non poteva non farne parte e s'accodò alla manifestazione e ruppe e incendiò vetrine e fu in questa manifestazione che conobbe tre persone (N.d.A.: una donna e due uomini) che in un futuro segnarono in modo profondo la sua vita!
La sera stessa finì a far l'amore con la donna appena conosciuto... conobbe l'utilizzo di droghe leggere e pesanti per far si che la mente possa volare verso nuovi lidi... e tutto questo a meno di tredici ora dal suo arrivo a Parigi... i giorni in compagnia dei tre giovani passavano lentamente veloci, ogni sera loro andavano a riunioni pro rivoluzione, una cosa che non fece mai Franco Belugi fu proprio l'assistere a questo tipo di aggregamento politico... odiava sentir parlare una persona dall'alto di un pulpito che urlava le sue ragioni senza ascoltare attentamente ciò che il pubblico pensava o diceva... odiava dover stare in silenzio quando sentiva castroneria del tipo bombardare la sede del governo con tritolo e similari, sapeva che quando le lotte giovanili sfociavano nel delirio politico si finiva sempre a parlare di atti di violenza estrema e quindi evitava prontamente le varie riunione, cosa che i tre giovani non facevano, ogni riunione, ogni cellula, ogni comizzio loro c'erano lui no... preferiva in quegli anni trovare la soluzione all'unico dilemma che torturava la sua mente... l'esistenza di Dio... sapeva che esisteva un qualcuno o un qualcosa sopra gli uomini, sapeva che da qualche parte la polvere stellare che aveva fatto sì che il Big Bang potesse avere luogo doveva per forza di cose essere creata da qualcuno... e tra una manifestazione contro glia busi dei polizziotti e dei padroni di fabbriche e un'altra si dilettava ad andare alla Sorbona per accatastare, copiare, prendere nota di documenti di vitale importanza per la sua ricerca!
Ma come tutte le belle cose anche la sua permanenza a Parigi in quel stranissimo anno che è il 1968 stava finendo... infatti, Frango Belugi decise di andarsene da Parigi dopo una furiosa discussione avvenuta tra lui e i due ragazzi che componevano il terzetto parigino... loro lo accusavano di non essere troppo partecipe alla vita politica di un qualsiasi movimento a cui aderivano e quando lo accusarono di essere un fascista al servizio dei padroni e di essere una spia che controllava i loro movimenti la discussione finì con un pugno in faccia ad uno dei due ragazzi... la sua permanenza a Parigi era finita, preparò il suo misero bagaglio (N.d.A.: due romanzi, tre raccolte di poesie, quattro saggi filosofici e una marea di appunti sull'esistenza di Dio o di un Dio... tutte queste carte ora sono nello studio personale di Franco Belugi a Milano) e si diresse in una gelida notte di dicembre verso la sua nuova meta... Londra... salì sul suo treno e cercò il suo posto a sedere appena lo trovò un'espressione di estrema felicità gli solcò il volto... Jules, la ragazza che aveva conosciuto al suo arrivo a Parigi era seduta affianco al suo posto e con un sorriso stampato sulla faccia gli disse che non poteva lasciarlo andare da solo... il treno partì nell'istante stesso in cui Jules e Franco si baciarono.
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