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Domenica II di Pasqua (In Albis)

Ultimo Aggiornamento: 19/04/2009 13:01
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18/04/2009 18:23
 
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Messa vigiliare della Domenica II di Pasqua

LETTURA VIGILIARE
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 7, 37-39a


Nell’ultimo giorno, il grande giorno della festa, il Signore Gesù, ritto in piedi, gridò: «Se qualcuno ha sete, venga a me, e beva chi crede in me. Come dice la Scrittura: “Dal suo grembo sgorgheranno fiumi di acqua viva”». Questo egli disse dello Spirito che avrebbero ricevuto i credenti in lui. Lode e onore a te, Cristo Signore, nei secoli dei secoli.
® Amen.

At 4,8-24a; Sal 117; Col 2.8-15; Gv 20,19-31
 
 Domenica in albis

LETTURA
Lettura degli Atti degli Apostoli 4, 8-24a

In quei giorni. Pietro, colmato di Spirito Santo, disse loro: «Capi del popolo e anziani, visto che oggi veniamo interrogati sul beneficio recato a un uomo infermo, e cioè per mezzo di chi egli sia stato salvato, sia noto a tutti voi e a tutto il popolo d’Israele: nel nome di Gesù Cristo il Nazareno, che voi avete crocifisso e che Dio ha risuscitato dai morti, costui vi sta innanzi risanato. Questo Gesù è la pietra, che è stata scartata da voi, costruttori, e che è diventata la pietra d’angolo. In nessun altro c’è salvezza; non vi è infatti, sotto il cielo, altro nome dato agli uomini, nel quale è stabilito che noi siamo salvati». Vedendo la franchezza di Pietro e di Giovanni e rendendosi conto che erano persone semplici e senza istruzione, rimanevano stupiti e li riconoscevano come quelli che erano stati con Gesù. Vedendo poi in piedi, vicino a loro, l’uomo che era stato guarito, non sapevano che cosa replicare. Li fecero uscire dal sinedrio e si misero a consultarsi fra loro dicendo: «Che cosa dobbiamo fare a questi uomini? Un segno evidente è avvenuto per opera loro; esso è diventato talmente noto a tutti gli abitanti di Gerusalemme che non possiamo negarlo. Ma perché non si divulghi maggiormente tra il popolo, proibiamo loro con minacce di parlare ancora ad alcuno in quel nome». Li richiamarono e ordinarono loro di non parlare in alcun modo né di insegnare nel nome di Gesù. Ma Pietro e Giovanni replicarono: «Se sia giusto dinanzi a Dio obbedire a voi invece che a Dio, giudicatelo voi. Noi non possiamo tacere quello che abbiamo visto e ascoltato». Quelli allora, dopo averli ulteriormente minacciati, non trovando in che modo poterli punire, li lasciarono andare a causa del popolo, perché tutti glorificavano Dio per l’accaduto. L’uomo infatti nel quale era avvenuto questo miracolo della guarigione aveva più di quarant’anni. Rimessi in libertà, Pietro e Giovanni andarono dai loro fratelli e riferirono quanto avevano detto loro i capi dei sacerdoti e gli anziani. Quando udirono questo, tutti insieme innalzarono la loro voce a Dio.

SALMO
Sal 117

® La pietra scartata dai costruttori ora è pietra angolare. oppure ® Alleluia, alleluia, alleluia.

Rendete grazie al Signore perché è buono,
perché il suo amore è per sempre.
Dica Israele: «Il suo amore è per sempre».
Dica la casa di Aronne: «Il suo amore è per sempre». ®

La pietra scartata dai costruttori
è divenuta la pietra d’angolo.
Questo è stato fatto dal Signore:
una meraviglia ai nostri occhi. ®

Sei tu il mio Dio e ti rendo grazie,
sei il mio Dio e ti esalto.
Rendete grazie al Signore, perché è buono,
perché il suo amore è per sempre. ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Colossesi 2, 8-15

Fratelli, fate attenzione che nessuno faccia di voi sua preda con la filosofia e con vuoti raggiri ispirati alla tradizione umana, secondo gli elementi del mondo e non secondo Cristo. È in lui che abita corporalmente tutta la pienezza della divinità, e voi partecipate della pienezza di lui, che è il capo di ogni Principato e di ogni Potenza. In lui voi siete stati anche circoncisi non mediante una circoncisione fatta da mano d’uomo con la spogliazione del corpo di carne, ma con la circoncisione di Cristo: con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti. Con lui Dio ha dato vita anche a voi, che eravate morti a causa delle colpe e della non circoncisione della vostra carne, perdonandoci tutte le colpe e annullando il documento scritto contro di noi che, con le prescrizioni, ci era contrario: lo ha tolto di mezzo inchiodandolo alla croce. Avendo privato della loro forza i Principati e le Potenze, ne ha fatto pubblico spettacolo, trionfando su di loro in Cristo.

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Giovanni 20, 19-31

In quel tempo. La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore. Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati». Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo». Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!». Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.
19/04/2009 13:01
 
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Commento al Vangelo del 19 aprile
Nostro è il dito esitante di Tommaso
II Domenica di Pasqua
17.04.2009
di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano


Tommaso è passato alla storia come l'incredulo per eccellenza. Anche nel linguaggio corrente si dice: Sei come san Tommaso se non tocchi con mano non credi. In verità Tommaso condivide con gli altri discepoli l'incredulità, la fatica ad accettare la notizia della Resurrezione. Proprio loro che avevano ascoltato dal Maestro il ripetuto annuncio della sua morte e della sua risurrezione il terzo giorno, sono come paralizzati dalla drammatica esperienza della sua morte e sembrano aver del tutto dimenticato la promessa della risurrezione.
Gli evangelisti sono unanimi nel registrare l'incredulità dei discepoli. Così Matteo: «quando gli undici discepoli videro (Gesù risorto) si prostrarono alcuni però dubitavano» (28,16s.). Secondo Luca le parole delle donne che riferiscono d'aver avuto una visione di angeli non vengono credute dai discepoli che le prendono per vaneggiamenti (24,11). I due di Emmaus tristi e sfiduciati fanno ritorno alle loro case ora che le speranze suscita teda Gesù sono sepolte con lui. E le parole di quanti affermano che Gesù è vivo (24,22-24) non fanno breccia nei loro cuori increduli. E ancora la reazione dei discepoli è quella di chi crede di vedere un fantasma (24, 37) è reazione di turbamento e dubbio (24,38). Secondo Giovanni sembra di poter dire che i discepoli dopo la Pasqua ritornano alle loro occupazioni di un tempo, la pesca (21, 1ss.). E Maria di Magdala, donna coraggiosa sotto la croce, ha solo lacrime quel mattino del terzo giorno, alba della resurrezione. Tommaso non è affatto solo, esprime con maggiore decisione la resistenza a credere che è di tutti gli altri discepoli. Ma è soprattutto nel vangelo di Marco che questa incredulità è vistosamente presente.

L’uomo della croce è risorto

Nella sua primitiva stesura il vangelo si concludeva al cap. 16,8 con la fuga delle donne dal sepolcro piene di timore e di spavento: «E non dissero niente a nessuno perchè avevano paura». Il Vangelo si chiudeva con questo silenzio carico di paura. Successivamente una aggiunta conclude con la menzione di altre apparizioni di Gesù ma anche queste accompagnate da incredulità (16,11.13). Singolare il rimprovero di Gesù ai discepoli per la loro incredulità e durezza di cuore perché non avevano creduto a quelli che lo avevano visto risuscitato (16,14).Eppure, proprio a questi uomini pieni di paura e increduli Gesù affida il compito di andare e predicare l’evangelo (16,15). Davvero i vangeli non ci hanno nascosto la tenace resistenza dei discepoli all'annuncio della risurrezione! E il Risorto aiuta a vincere la tristezza interpretando il senso di quella morte e facendo toccare con mano la sua condizione di vivente. Sì, l'uomo della croce è il Risorto. Ecco il segno dei chiodi, ecco la ferita della lancia. Anzi Gesù invita Tommaso a mettere il suo dito nella ferita dei chiodi, la sua mano nella ferita del costato. Forse nessuna altra pagina evangelica come questa rappresenta con straordinaria efficacia che la nostra è fede in Gesù, fede nella sua persona, fede come relazione personale, esistenziale. Gesù non è tanto oggetto della nostra fede; credere in Lui vuol dire affidarsi interamente e liberamente a Lui. Credere è arrendersi a Lui vivente. Proprio perchè vivente io posso affidare a Lui, a lui solo, l’intera mia esistenza. Proprio perché vivente egli continua a interpellare uomini e donne che nel misterioso incontro con lui cambiano vita e si aprono ad una speranza nuova. Nelle pagine che seguono abbiamo raccolto parole e esperienze di uomini e donne che, richiamati dal Vivente, hanno cambiato vita, si sono aperti ad una speranza nuova.

Davanti a lui mi prostrerò

Di tanti uomini grandi e generosi fino all’eroismo la storia custodisce solo il ricordo. Di tanti maestri ancor oggi ascoltiamo nei libri la voce, l’insegnamento. Il nostro presente porta la traccia di tanti che sono apparsi sulla scena della storia. Ma il tempo li ha inesorabilmente travolti. Resta il ricordo, restano le opere, restano i discepoli e i seguaci, ma loro sono inesorabilmente morti. Non così per Gesù: vivo non solo nella sua parola ancor oggi affascinante, vivo non solo nella comunità dei suoi discepoli, vivo, realmente vivo. Questo evento, la risurrezione, fa di Cristo una persona inclassificabile rispetto a tutti coloro che sono apparsi sulla scena della storia. Per questo non dobbiamo aspettarci nessun altro uomo risolutivo per la storia umana. Il nostro amore e la nostra dedizione a lui non possono tollerare confronti. Gesù è il Signore, l’unico Signore, proprio come dice o forse grida Tommaso: “Mio Signore e mio Dio”. Davanti a Lui mi prostrerò, mi inginocchierò; davanti ad ogni altro uomo, anche se rivestito di altissima dignità, resterò semplicemente in piedi. L'incontro con Tommaso, l’incredulo che tutti ci rappresenta, si conclude con una 'beatitudine' che ci riguarda. Beatitudine di coloro che senza aver visto - mentre Tommaso ha visto - crederanno. E' vero, i nostri occhi non hanno visto il Risorto, le nostre mani non l'hanno toccato. Eppure noi vediamo con gli occhi di coloro che hanno visto il Risorto, noi lo tocchiamo per mezzo delle mani che l'hanno toccato: io credo in Colui nel quale ha creduto Pietro e Giovanni, Maria di Magdala e Tommaso. E' grazie a questa catena di credenti che anche noi possiamo dire d'aver visto e toccato con mano. Noi crediamo grazie anche a coloro che prima di noi hanno creduto. Grazie anche all'incredulo Tommaso: il suo dito esitante che sfiora appena le ferite dell’uomo della croce, è il nostro dito.
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