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Conclusione e invio

Ultimo Aggiornamento: 30/12/2008 08:57
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30/12/2008 08:57
 
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IL Gruppo di Dombes ha studiato con serietà i punti di disaccordo tra le Chiese cristiane e li ha trattati preoccupandosi di alleggerirli dei diversi "malintesi", cercando di capire e di avvicinare il più possibile i punti di vista, per stabilire in quale misura essi fossero sufficientemente seri da toccare il "fondamento" della nostra fede comune.

Alla fine di questa profonda riflessione i membri del Gruppo sono giunti alla conclusione che le divergenze rilevate non debbano essere considerate più separatrici; essi affermano: "Al termine della nostra riflessione – storica, biblica e dottrinale – non troviamo più incompatibilità irriducibili, nonostante reali divergenze teologiche e pratiche. Quello che il simbolo di fede ci trasmette viene unanimemente accettato: insegna che Gesù "concepito per opera dello Spirito santo è nato dalla Vergine Maria". Abbiamo ricevuto anche la testimonianza della Scrittura. Abbiamo considerato Maria al cuore dello sviluppo di Cristo nel suo Corpo che è la Chiesa. Questa considerazione è legittima, giacché fondata sull’articolo di fede inserito nel Simbolo degli apostoli sotto il nome di "comunione dei santi".

Leggiamo dagli atti del XLVII (47°) Congresso Eucaristico Internazionale tenutosi in occasione del giubileo 2000 :

"È importante notare che il Gruppo [di Dombes] giunge a ritenere che Maria non rappresenta più una delle "differenze separatrici" (n. 326) tra le varie Chiese: ‘Constatiamo […] che queste divergenze non attentano alla nostra comunione in una stessa fede in Cristo. In realtà siamo convinti che le affermazioni riguardanti l'esistenza della Vergine - dal suo inizio alla fine - devono sempre essere ordinate all'intelligenza della persona di Cristo e della salvezza che Cristo ci ha apportato’ (n. 275)."

Il Gruppo fa delle proposte alle nostre rispettive Chiese affinché ci possiamo avvicinare reciprocamente conferendo a Maria il posto che le spetta nella fede cristiana.

Da parte dei cattolici ci deve essere più attenzione al giudizio, anche se sovente ancora molto severo, che la teologia protestante esprime a proposito della mariologia cattolica.

Il discernimento pastorale deve curare che l’evangelizzazione non si limiti alla sola relazione affettiva a Maria, ma ponga sempre al centro dell’annuncio Gesù, il Cristo Redentore; occorre integrare la teologia mariana nel mistero di Cristo e della Chiesa, precisando che la relazione tra Maria e lo Spirito Santo non è paragonabile all’unione dell’umanità e della divinità che coesistono in Gesù.

La predicazione anche quando si riferisce a Maria deve essere Cristocentrica, cioè fedele al principio di sant’Ireneo: è uno sguardo diritto su Cristo che contiene una necessaria evocazione mariana.

Da parte loro i protestanti devono riconoscere che i loro fratelli cattolici possono avere una devozione mariana, senza per questo dare origine a rotture nella comunione di fede, poi devono chiedersi se il loro frequente silenzio su Maria non sia pregiudizio alla loro relazione con Gesù Cristo; questa forma esagerata d’auto censura non rende giustizia né al posto che compete a Maria nella storia della salvezza, né alla posizione dei riformatori riguardo a Maria stessa (si ricordi come già scritto in articoli precedenti la devozione di Lutero per Maria).

Così i protestanti sono invitati a uscire dal loro riserbo e a restituire a Maria il suo vero posto nell’intelligenza della fede e nella preghiera della Chiesa.

La rilettura attenta delle scritture sarà fonte salutare per il discernimento sul ruolo di Maria nella storia della Salvezza.

Oggi il dialogo che si è instaurato tra cattolici e luterani su questo tema ha raggiunto eccezionali traguardi, anticipando le relazioni tra cattolici ed ortodossi che non anno ancora affrontato questo argomento.

Questo fu preparato e reso possibile dai dialoghi avvenuti tra le tutte le Chiese Cristiane (Anglicana, Ortodossa, Protestante, e Cattolica) negli anni 70.

Nel 1927 con il convegno della prima Conferenza Mondiale della Fede e dell’Ordine ebbe inizio l’attività della Dottrina Ecumenica. La conferenza giunse a concludere che "Dio ci riunirà .. (e)... anche se abbiamo motivi per giustificare l’inizio delle divisioni, non vogliamo che esse continuino".

La decisione del Concilio Vaticano II di inserire il testo su Maria nella Costituzione sulla Chiesa è un gesto di grande significato per la nostra riconciliazione ecumenica.

Nel 1964 il Papa Paolo VI e i patriarchi Ortodossi, parteciparono ad un incontro di importanza storica a Gerusalemme, si trattava del primo incontro delle due chiese, Ortodossa e Cattolica, dopo più di 500 anni. Nel 1966, l’arcivescovo di Canterbury, capo della Comunità Anglicana, fece visita a Papa Paolo VI, e nel 1967 il pontefice visitò i patriarchi Ortodossi in Turchia.

Alla chiusura del Concilio Vaticano II, fu stabilito un gruppo di lavoro comune tra il Vaticano e il Concilio Mondiale delle Chiese.

Ebbero così inizio numerosi dialoghi internazionali tra la Chiesa Cattolica ed i Protestanti.

L’Ecumenismo sta finalmente maturando ed il consolidamento delle chiese Cristiane progredisce con rapidità.

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