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Le questioni controverse; convinzione cattolica e protestante, verso la riconciliazione.

Ultimo Aggiornamento: 04/05/2011 15:53
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18/12/2008 09:12
 
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Le questioni controverse; convinzione cattolica e protestante, verso la riconciliazione.

"Lo scopo del dialogo ecumenico è di fare in modo che le divergenze non siano in contrasto con la fede apostolica e che quindi siano legittime o almeno tollerabili. La riconciliazione è un cammino per tappe verso la piena comunione nella fede…è pertanto importante constatare quale influenza esercitino le divergenze…sulle diverse forme di comunione." (Enchiridion Oecumenicum 4).

Riassumiamo qui, relativamente a questo argomento, gli studi del gruppo di Dombes.

Queste divergenze concernono quattro difficoltà; si tratta:

  • della "cooperazione" di Maria alla salvezza;

  • della verginità perpetua di Maria e del significato da dare all’espressione "fratelli e sorelle di Gesù" nel Nuovo Testamento;

  • dei due dogmi definiti dalla Chiesa cattolica: l’Immacolata concezione e l’Assunzione;

  • e, infine, dell’invocazione di Maria.

Uno dei punti principali del contenzioso concerne l’affermazione cattolica secondo la quale Maria ha "cooperato" alla salvezza dell’umanità.

Dal punto di vista protestante il termine "cooperazione" sembrerebbe attentare alla principale affermazione della Riforma protestante che riguarda la giustificazione per la fede in Cristo, unico Salvatore (solus Christus), indipendentemente dalle opere; "cioè farebbe pensare ad un ruolo di Maria indipendente da Cristo, tendendo così a far dipendere la storia della salvezza non soltanto da Dio ma anche dall’uomo"(Karl Barth). "La rivelazione e la riconciliazione sono indivisibilmente opera di Dio, compiuta perfettamente in Cristo, che la attua come Dio e come uomo. Ciò non significa che le opere non siano necessarie! Ma queste non sono mai altro che il frutto di una grazia che basta per tutto, la risposta riconoscente dell’uomo al dono perfetto che gli è accordato in Gesù Cristo"(Jean Bosc).

Giovanni Paolo II spiega invece che il "si" di Maria comporta "una perfetta cooperazione con ‘la grazia di Dio che previene e soccorre’ e una perfetta disponibilità all’azione dello Spirito santo"(Redemptoris Mater 13); questo è il vero senso del termine "cooperazione", molto caro alla tradizione cattolica.

Non vi è contraddizione tra la "cooperazione" in senso cattolico e la "risposta riconoscente dell’uomo al dono perfetto" affermata da parte protestante.

Il concilio Vaticano II ha intenzionalmente abbandonato il titolo di "corredentrice" perché lo ritiene un’espressione oggettivamente errata che potrebbe far pensare che il ruolo di Maria sia dello stesso ordine di quello di Cristo. Gesù, l’unico Mediatore, si avvale nella sua opera dei credenti come di strumenti, possiamo perciò dire di essere , gli uni per gli altri mediatori; tuttavia la convinzione ecumenica chiede a noi cattolici di evitare il titolo di "Maria mediatrice" quando possa essere causa di fraintendimento e chiede ai protestanti di ricordarsi, quando lo trovano in un testo ufficiale cattolico, che i loro fratelli cattolici non mettono in discussione l’unica mediazione di Cristo.

Maria, come madre, è sempre vicino a Gesù; ella è presente anche presso la croce, soffrendo profondamente e associandosi con animo materno al suo sacrificio(Cf. LG 58). Ella "coopera" rendendosi sempre disponibile e obbediente allo Spirito santo e partecipando in maniera attiva all’opera della grazia di Dio; infatti Egli che ci ha creato, fa attraverso di noi tutto quello che noi facciamo e non vuole farlo in altro modo(Alexandre Vinet).

Questa "cooperazione" di Maria è il frutto del Padre che guarda "l’umiltà della sua serva" (Lc 1,48). E’ il frutto della kenosi del Figlio che si è "spogliato" (Fil 2,6-8) per dare all’umanità la possibilità di rispondere il suo "si". E’ infine frutto dell’opera dello Spirito santo che ne dispone il cuore nel momento del fiat di Maria.

Un esempio di cooperazione suscitata dalla grazia della giustificazione è quella di cui parla Paolo quando osa dire di sé e dei suoi compagni: "Noi siamo i cooperatori (dal greco synergoy=sinergia) di Dio"(I Cor 3,8). Anche Lutero specifica che ciascuno di noi deve essere un Cristo per l’altro.

La cooperazione di Maria è anch’essa al servizio della salvezza operata da Cristo. Ella ha cooperato innanzitutto con la risposta della propria fede, mediante la propria obbedienza, la propria maternità, il proprio servizio che comprende anche il suo intervento, come durante le nozze di Cana.

Ci sembra che questa chiarificazione dottrinale sulla "cooperazione" di Maria risolva, anche se non completamente, buona parte delle divergenze su Maria, raggiungendo però un risultato sufficiente per esprimere una comunione nella fede.

[Modificato da maxis35 04/05/2011 15:53]
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