00 02/10/2011 21:17
guai a me se non evangelizzassi

1 - Incontrare il Signore per farlo conoscere

1a - Chiedere di vedere la “Luce” è il primo passo.

Il Signore risponde alla preghiera del disperato.

 

 Molti lo sgridavano per farlo tacere, ma egli gridava più forte:    «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».  Allora Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo»!. E chiamarono il cieco dicendogli : «Coraggio! Alzati, ti chiama!»  Egli, gettato via il mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.  Allora Gesù gli disse: «Che vuoi che io ti faccia?». E il cieco a lui:  «Rabbunì, che io riabbia la vista!».

E Gesù gli disse: «Và, la tua fede ti ha salvato». E subito riacquistò la vista e prese a seguirlo per la strada.        

                                                                         [Mc 10,48-52]

   
L
esperienza più significativa di Timeo Bartimeo fu quella di incontrare Gesù, allora la sua vita cambiò radicalmente. Da incredulo divenne credente e da cieco divenne vedente.Per incontrare il Signore non vi è una tecnica o un metodo e neanche un indirizzo a cui fare riferimento, eppure è possibile.  Una preziosa indicazione ci è però data dal passo appena letto. Come poteva Timeo, il cieco, intuire la bellezza se non la vedeva ?  Poteva immaginare lo splendore del sole di cui sentiva solo il calore ? Oppure poteva immaginare l’immensa volta stellata in una notte serena, lui che non sapeva nemmeno immaginare il proprio volto ? Ma il profumo, quello si lo sentiva! Da quello intuiva la delicatezza e la bellezza dei fiori. Ma un giorno l’esasperazione di non poter essere parte del mondo che lo circondava, lo spinse ad un atto di fede estrema. Il Signore che ascolta sempre le nostre preghiere, specialmente le più disperate, non è insensibile al grido dell’uomo e si china verso di Lui pietoso, pronto ad esaudire le sue richieste. “Che vuoi che io ti faccia ?”.    Non è possibile vedere Dio, perchè essendo Puro Spirito non è soggetto ai nostri sensi che sono stati sviluppati e progettati proprio per essere sensibili ad ogni fenomeno fisico che riguarda l’universo. Per cui, davanti a Dio, siamo come i ciechi di fronte alla luce, non potendo capire quello che i nostri sensi non riescono a percepire.Se non è possibile vedere Dio, è però possibile intuirlo.Egli infatti si mostra a noi continuamente mediante la sua creazione.  

Davvero stolti per natura tutti gli uomini che vivevano nell’ignoranza di Dio e dai beni visibili non riconobbero “Colui che è”, non riconobbero l’artefice, pur  considerandone le  opere. Ma o il fuoco o il vento o l’aria sottile o la volta stellata o l’acqua impetuosa o i luminari del cielo considerarono come dei, reggitori del mondo. Se, stupiti per la loro bellezza, li hanno presi per dei, pensino quanto è superiore il loro Signore perché li ha creati lo stesso autore della bellezza. Se sono colpiti dalla loro potenza e attività, pensino da ciò quanto è più potente colui che li ha formati. Difatti dalla grandezza e bellezza delle creature per analogia si conosce l’autore Tuttavia per costoro leggero è il rimprovero, perché essi forse s’ingannano  nella loro ricerca di Dio e nel voler trovarlo. Occupandosi delle sue opere, compiono indagini, ma si lasciano sedurre dall’apparenza, perché le cose vedute sono tanto belle.  [Sapienza 13,1-7]

           
I
l rigore scientifico, inteso come strumento di misura, che noi uomini applichiamo a tutti i fenomeni e a tutte le cose oggetto dei nostri sensi, mal si adatta allo studio di Dio. Tantissimi teologi si sono cimentati senza successo nel cercare di affermare la Verità e nel discutere le prerogative della Divinità. lo penso che il motivo sia molto semplice: si può misurare ciò che è costruito, ma non il costruttore. ll costruttore detta le regole e determina le leggi, definisce i parametri di lettura e di confronto. Ma i sistemi di misura sono relativi solo agli oggetti per i quali sono stati formati. La logica, che tutto analizza, chiarisce e spiega, è però impotente al mistero della vita e di Dio stesso. Gli scienziati di ingegneria genetica hanno impiegato quasi trent’anni a mappare il DNA della drosophila (moscerino del vino). Prima però ci sono voluti millenni di preparazione e studio. Di fronte alla complessità del DNA rimango stupefatto e penso : “ Ecco come opera il Sommo ArteficeDavanti a una primula sono stupito di tanta delicatezza. Osservando con quale coraggio la cincia difende la sua prole nel nido, anche davanti ad avversari più imponenti di lei, mi commuovo di tanta tenerezza. Il  rigore scientifico applicato alla ricerca di Dio mi ha portato con disperazione a convincermi che non esiste. Allora ho gridato a Lui : “Mostrati mio Dio !, non lasciarmi nell’angoscia !”.Solo allora Egli pietoso mi si è rivelato. Ora credo, ma non a motivo della mia logica o razionalità, bensì, per un’intuizione che Lui gratuitamente mi ha donato.             

1b - Decidere di seguire Gesù per conoscerlo, è il passo più importante.

La prima esperienza che fecero gli Apostoli fu quella di incontrare Gesù .

 Il giorno dopo Giovanni [il Battista] stava ancora là con due dei suoi discepoli  e, fissando lo sguardo su Gesù che passava, disse: «Ecco l’agnello di  Dio!».  E i due discepoli, sentendolo parlare così, seguirono Gesù.  Gesù allora si voltò e, vedendo che lo seguivano, disse: «Che  cercate?». Gli risposero: «Rabbì (che significa maestro), dove  abiti?».  Disse loro: «Venite e vedrete». Andarono dunque e videro dove abitava  e quel giorno si fermarono presso di lui;

                                                                  [Gv 15,35-39]  
S
pesso ci troviamo a pensare a come sarebbe bello se capitasse anche a noi di sentirci indicare Gesù che passa ! Eppure egli passa ogni giorno accanto a noi discretamente, senza farsi notare, e noi non siamo capaci di vederlo. Eppure la prima esperienza che dobbiamo fare è quella di conoscere quel Gesù se vogliamo portarlo  anche agli altri.  Mettiamoci dunque in cammino alla ricerca di Gesù. Ma come è possibile, strada facendo, incontrare il Maestro (In Aramaico : rabbuni = dolce maestro). Potrei chiedere a chiunque: “Signore se sei tu, fatti conoscere !”.Potrei gridare : “Figlio di Davide, Signore, abbi pietà di me !”  Occorre annullarsi, farsi piccoli come il povero Timeo, occorre commuovere il Signore allora impietosito si fermerà a parlare proprio con noi. Il Signore non si fa conoscere se non ai suoi amici, è a loro che rivela nella confidenza la sua mitezza e bonarietà. Il Signore  parla solo cuore a cuore. Come vi immaginate che Egli possa essere ? Lo pensate sempre serio, impegnato, assorto, severo, pronto a dare giudizi ? Come immaginate vi possa guardare ? Lo immaginate che vi guardi dall’alto della sua regalità, magari perplesso, o forse crucciato, o anche sdegnato ? Ora immaginatelo che indica Timeo ai suoi apostoli e dice loro : «Chiamatelo, fatelo venire qui!. Certamente il suo tono è compassionevole, non è infastidito. Quante volte abbiamo paura di annoiare il Signore con tutte le nostre miserie quotidiane, quante volte facciamo fare silenzio anche agli altri per paura che infastidiscano Dio, eppure il nostro Dio, è il Padre Buono, sempre disponibile, più grande e misericordioso di quanto immaginiamo. Ama il perdono, rifiuta la vendetta, Egli è lento all’ira, ricco di grazia e di fedeltà ; perdona la colpa e la ribellione pur correggendo ed educando chi ama, pur non lasciando nulla di impunito. La sua punizione è come la correzione amorevole del papà che ama i propri figli. Non contesta, non tiene risentimento, ma tutto giustifica e perdona. E’ difficile scoprire un Dio che non si vede, un Dio che, rispettoso delle nostre decisioni raramente fa udire la sua voce; è più facile immaginarcelo a modo nostro, come noi pensiamo debba essere, peggio come noi vorremmo fosse. Ci costruiamo spesso Dio a nostra immagine e somiglianza ; razionale, logico ma alla nostra maniera. Ma la Sapienza di Dio non è la nostra sapienza. Vogliamo rapportare tutto alla razione umana, togliendo ciò che di misterioso vi è nel Divino. Ma facendo così non ci accorgiamo che pensiamo Dio in maniera diversa da quello che invece veramente è. Il nostro spirito, componente essenziale dell’uomo assieme al corpo e all’anima, ha bisogno soprattutto di speranza e non di ragionamenti spesso pesanti, oppressivi, noiosi e sbiaditi.Pensiamo spesso che la fede si debba raggiungere con dimostrazioni teologiche e speculazioni sofisticate , ma essa non è il frutto dello studio o dell’analisi, non è una tesi da dimostrare, semplicemente è dono di Dio. Molte volte ragionando su Gesù, siamo portati ai due estremi;. talvolta lo immaginiamo come un uomo eccezionale spiegando i suoi miracoli in termini solo umani, in maniera naturale, togliendo tutto ciò che di soprannaturale o inspiegabile. Come, cioè, se i suoi miracoli fossero solo frutto della devozione o addirittura invenzioni letterarie, per sottolineare alcuni insegnamenti del Vangelo stesso. Talvolta, invece, dimentichiamo completamente la sua umanità e ne parliamo come di un Dio trionfante, la cui vita umana è stata solo una doverosa rappresentazione cui il Signore non poteva sottrarsi (docetismo). Gesù è veramente Dio ed è veramente Uomo ! Come Uomo ha sofferto, come tale si è commosso, come tale ha condiviso le nostre esperienze di gioia e sofferenza fuorché nel peccato. Si è fatto carico anche dei nostri peccati se li è assunti per poterli giustificare davanti al Padre, pur non avendoli mai condivisi. Come Dio sempre mostra la sua misericordia e la sua compassione per le sue creature, le capisce, e partecipa ad ogni loro sentimento.              Se vogliamo essere trasformati in Cristo dobbiamo essere suoi  imitatori, allora anche i nostri fratelli lontani ritorneranno con fiducia alla casa del Padre: la Chiesa. Occorre pensare e parlare di Dio unicamente come ci ha insegnato a fare suo Figlio ; solo Lui lo conosce veramente. Occorre usare i modi, gli atteggiamenti ed il linguaggio di Gesù solo così potremo affermare: “Non sono più io che vivo ma è cristo che vive in me!”.               

1c - Conoscere Gesù è conoscere il Padre

    Gli disse Filippo: «Signore, mostraci il Padre e ci basta». Gli rispose Gesù: «Da tanto tempo sono con voi e tu non mi hai conosciuto, Filippo? Chi ha visto me ha visto il Padre. Come puoi dire: Mostraci il Padre? Non credi che io sono nel Padre e il Padre è in me? Le parole che io vi dico, non le dico da me; ma il Padre che è con me compie le sue opere. Credetemi: io sono nel Padre e il Padre è in me; se non altro, credetelo per le opere stesse.        

                                                                                  [Gv 14, 8-11]

L

a fede non è una conquista che uno può fare e nemmeno è come un oggetto che si possa passare da una mano all’altra. La fede è piuttosto un dono, una rivelazione gratuita, una grazia che il Signore mette a disposizione di tutti. Ma Filippo vuole una prova, non si accontenta di stare a fianco del Maestro. Gesù sembra rispondere “Guardami, osservami, vedi la mia gioia ? Se vedi la mia serenità, il mio amore, il mio volerti bene, tu hai visto il Padre ! Filippo apri i tuoi occhi e credi; chi ha visto me ha visto il Padre ! ”  Si tratta allora di fare noi il primo passo e desiderare di conoscere Gesù, e lui ci chiederà “Che vuoi che ti faccia ?” .  Saremo in grado di rispondere : “ Rabbuni [dolce maestro] che riabbia la vista !” ? Anche noi siamo spesso tentati di chiedere una prova che rafforzi la nostra fede. Se proveremo a fidarci di Dio  scopriremo che Egli non ci deluderà mai.  La fede infatti è un atto di completo e fiducioso abbandono a Dio e non il semplicistico credere che Egli esista.Oggi nessuno può definirsi ateo a tal punto da non credere all’esistenza di un Essere Superiore. Per cui l’aiutare il nostro prossimo non è quello di convincerlo dell’esistenza di Dio, ma è invece riuscire a comunicargli la vera essenza di Dio.I mussulmani usano più di un centinaio di aggettivi per definire la magnificenza e la misericordia di Dio, noi dovremmo usarne almeno due : Amore e Misericordia.           

2 -  Imparare a parlare con Dio come faceva Gesù.

2a - L’amicizia di Dio è l’unica ricchezza che dura in eterno.

Chi trova un amico trova un tesoro

      Ora così dice il Signore che ti ha creato, o Giacobbe,     che ti ha plasmato, o Israele:     «Non temere, perché io ti ho riscattato,     ti ho chiamato per nome: tu mi appartieni. (Isaia 43,1)    
A
vere un amico significa possedere qualcuno disponibile a condividere nel bene e nel male qualsiasi nostra esperienza. Non è necessario pregare un amico ; non occorre  nemmeno dover chiedere. La sensibilità di un vero amico non si lascerà desiderare, il suo aiuto disinteressato non si farà attendere. Ma dove poter trovare un amico siffatto ? Il miglior amico tante volte è deludente, talvolta si dimostra insensibile, e spesso occorre ricorrere al compromesso per raggiungere l’accordo. Il nostro vero amico è Dio. Egli, che sa tutto, non attende le nostre invocazioni per intervenire, Egli sa cosa sia giusto e quale sia il momento opportuno. Ma allora se Dio sa già di che cosa abbiamo bisogno prima ancora che glielo chiediamo a che cosa serve pregare ? Pregare è comunicare con Dio, è confidarsi con il proprio Papà. Gesù ci ha insegnato proprio a chiamarlo papà (Abba). Chi meglio di Lui, infatti, ci può capire e se occorre aiutare nella maniera più opportuna. Pregando , spieghiamo i nostri problemi, ci sfoghiamo con Chi veramente ci capisce senza bisogno di usare tante parole. Egli capisce anche i nostri silenzi. Ma Dio ascolta  tutte le nostre preghiere ? E’ certo che ogni nostra parola è ascoltata da Dio, come Egli risponda è invece  sorprendente. Talvolta si ha l’impressione di non essere ascoltati, ma poi ci rendiamo conto che nella sua saggezza Dio ha disposto le cose in maniera diversa e migliore di come noi avremmo desiderato.Il concetto di provvidenza è proprio una delle qualità che si applicano bene a Dio. Egli pensa a noi prima della nascita, durante la vita, nel momento della morte e dopo la morte stessa.      Ascoltatemi, o isole,  udite attentamente, nazioni lontane;      il Signore dal seno materno mi ha chiamato,     fino dal grembo di mia madre ha pronunziato      il mio nome.(Isaia 49,1)Noi siamo di fronte all’universo piccoli come i granelli di sabbia, ma davanti a Dio siamo importanti quanto l’intero universo, Egli ci conosce ad uno ad uno, e ci chiama per nome.           Al mio nascere tu mi hai raccolto,      dal grembo di mia madre sei tu il mio Dio. (Salmo 22,11)Noi apparteniamo a Lui, anche se spesso ce ne dimentichiamo, anche se ci ribelliamo, perchè il nostro Dio, è fedele e coerente, a differenza di noi che talvolta siamo ingrati ed  in contrasto addirittura con noi stessi.  Una voce dice: «Grida»     e io rispondo: «Che dovrò gridare?».     Ogni uomo è come l'erba     e tutta la sua gloria è come un fiore del campo. (Isaia 40,6)    

E’ vero che Dio ci ha creati fragili come il fiore del campo, ma ci ama e non cessa mai di pensare a noi, neanche dopo la nostra morte. Non devono esservi dubbi in proposito ; anche il messaggio contenuto nel Vangelo spiega che è stato preparato nei cieli un posto per ognuno di noi; questa convinzione ci deve confortare e rassicurare al tempo stesso. La speranza di ritrovare le persone care nella vita eterna, nel Regno dei Cieli, deve aiutarci a sopportare con fiducia il tempo del distacco, tutti siamo destinati a compiere questo passo, per cui vi è la certezza che ci ritroveremo tutti nuovamente. Leggiamo infatti nel Vangelo di  Giovanni al capitolo 14 che cosa afferma Gesù:

“Non sia turbato il vostro cuore. Abbiate fede in Dio e abbiate fede anche in me, Nella casa del Padre mio vi sono molti posti. Se no, ve l’avrei detto. Io vado a prepararvi un posto; quando sarò andato e vi avrò preparato un posto, ritornerò e vi prenderò con me, perché siate anche voi dove sono io. E del luogo dove io vado, voi conoscete la via” (Gv 14,1-4).

 

2b - La preghiera si impara camminando con Gesù.

Il Signore stesso ci ha insegnato a pregare.

       

  Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe  

  finito  uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare,   

 come anche  Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli».

 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:  Padre, sia santificato il tuo nome ,  venga il tuo regno;   dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,   e perdonaci i nostri peccati,  perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,  e non ci indurre in tentazione». (Luca 11,1-4)

         
L
a preghiera è colloquio confidente ed amichevole con il Padre ; questo ci ha insegnato Gesù. Benediciamo il nome del Signore, Egli ci ha fatto a sua immagine e somiglianza perchè potessimo condividere con Lui la bellezza dell’esistenza. Vuole esserci Padre, di più vuole essere per noi il papà, santificare il Suo nome significa benedire e far benedire da tutti il Suo Nome.«Benedetto sei tu, Signore, Dio dei padri nostri, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto il tuo nome glorioso e santo, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto sei tu nel tuo tempio santo glorioso, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto sei tu nel trono del tuo regno, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto sei tu che penetri con lo sguardo gli abissi e siedi sui cherubini, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedetto sei tu nel firmamento del cielo, degno di lode e di gloria nei secoli. Benedite, opere tutte del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, angeli del Signore, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, cieli, il Signore, lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore, Benedite, acque tutte, che siete sopra i cieli, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, potenze tutte del Signore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, sole e luna, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, stelle del cielo, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, piogge e rugiade, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, o venti tutti, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, fuoco e calore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, freddo e caldo, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, rugiada e brina, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, gelo e freddo, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,Benedite, ghiacci e nevi, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, notti e giorni, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, luce e tenebre, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, folgori e nubi, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedica la terra il Signore,lo lodi e lo esalti nei secoli.Benedite, monti e colline, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, creature tutteche germinate sulla terra, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, sorgenti, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, mari e fiumi, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, mostri marinie quanto si muove nell'acqua, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli. Benedite, uccelli tutti dell'aria, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, animali tutti, selvaggi e domestici, ilSignore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, figli dell'uomo, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedica Israele il Signore,lo lodi e lo esalti nei secoli.Benedite, sacerdoti del Signore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, o servi del Signore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, spiriti e anime dei giusti, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, pii e umili di cuore, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli.Benedite, Anania, Azaria e Misaele, il Signore,lodatelo ed esaltatelo nei secoli,perché ci ha liberati dagl'inferi,e salvati dalla mano della morte,ci ha scampati di mezzo alla fiamma ardente, Lodate il Signore, perché egli è buono,perché la sua grazia dura sempre.Benedite, fedeli tutti, il Dio degli dei,lodatelo e celebratelo, perché la sua grazia dura sempre». (Daniele 3,52-) 
A
ttualizziamo sempre, in ogni istante della vita questo bellissimo poema, questa poesia, questa preghiera meravigliosa. Mentre guidiamo invitiamo in preghiera tutto quello che vediamo scorrere a benedire il Signore. Quante benedizioni allora cadranno come pioggia di primavera su di noi. Mentre lavoriamo facciamo benedire il Signore nel nostro pensiero ad ogni collega, superiore, collaboratore, allora il frutto del nostro lavoro sarà buono ed abbondante. Mentre ci distraiamo passeggiando in mezzo ai boschi e ai prati, nelle valli o sui monti, in riva al mare o nel cielo in volo, facciamo si che ogni creatura di Dio lo benedica, quanta pace e serenità allora ci sarà nella nostra anima.  Chiedere a Dio affinché venga il suo regno, significa speranza in un mondo di pace e di amore, questo è il regno di Dio di cui parla Gesù, un regno non di potere e di autorità, ma un mondo di amicizia di compassione, di solidarietà, dove tutti si considerino unicamente fratelli da stimare, amare e coinvolgere.Quando chiediamo a Dio di darci il nostro pane quotidiano, dovremmo pensare a noi non egoisticamente ma nel senso di un noi universale, noi uomini, noi povera umanità sempre tesa, sempre angosciata .Questa umanità insoddisfatta, arraffona , insofferente, sempre a compiangersi o a vantarsi, ma di cui il Signore ha infinita compassione. Dovremmo pensare non solo a ricevere questo pane, nutrimento del corpo, nutrimento dello spirito, ma dovremmo pensare anche a come distribuirlo, si perchè molti di noi scordano che ci è affidato il compito di fare partecipi anche gli altri di quanto ci viene elargito in abbondanza. Che non avvenga mai, che ci appropriamo di quello che è anche degli altri, che non avvenga mai che il nostro cuore diventi arido e incapace di vedere il bisogno degli altri. Non dobbiamo tenere per noi nemmeno la gioia che ci da Gesù con il suo amore, dobbiamo farla conoscere a tutti. La carità scacci da noi per sempre l’avarizia sia materiale che spirituale.Dovremmo dire “Perdona i nostri peccati” e fermarci qui se siamo incapaci di perdonare ! Recitando la preghiera per intero vi è il rischio di far ricadere su di noi la nostra stessa sentenza. Ma Gesù ci invita a continuare dicendo :  “come noi perdoniamo agli altri”. Ci assumiamo questa condizione tante volte a cuor leggero. Occorre imparare a perdonare.    Come giudica Gesù, così noi dovremmo giudicare, come perdona Gesù nello stesso modo dovremmo imparare a perdonare. Leggiamo da F. M. Dostoevskij, in “Delitto e castigo” come uno degli ubriaconi presenti nell’osteria immagina e racconta il giudizio universale ai suoi compagni :  “... e tutti giudicherà e perdonerà, i buoni e i cattivi, i saggi e i mansueti....E quando avrà finito con tutti, allora si rivolgerà anche a noi e dirà : “Venite” dirà , “voi pure ! Venite, ubriaconi, venite anche voi, deboli, venite voi, viziosi !” E noi usciremo tutti, senza vergognarci, e staremo dinanzi a lui. Ed egli ci dirà : “Porci siete ! Immagine di bestialità ; però venite anche voi !” E scuoteranno il capo i saggi, e scuoteranno il capo le persone assennate,  “Signore ! Perchè fai entrare anche costoro ?” Ed egli risponderà “Perchè li accolgo, o saggi, perchè li accolgo o voi ricchi di buon senso ? Perché non uno di loro se ne è mai creduto degno...” E ci tenderà le sue mani, e noi vi accosteremo le labbra, e piangeremo, e capiremo ! Tutti capiranno... anche Katerina Ivanovna ... anche lei capirà...Padre venga il tuo regno !”          Tutto giustifica il Signore, tutto comprende, tutto ama, tutto spera ! Anche noi ?Non lasciamoci cadere nella tentazione di sentirci migliori degli altri, di sentirci assennati, di sentirci giusti e saggi. Per questo chiediamo al Signore di consentire solo le tentazioni a cui sappiamo controbattere con sicurezza. La tentazione della vendetta, la tentazione del possesso, dell’egoismo, del potere, della calunnia, del pettegolezzo, sono le tentazioni che più ci dovrebbero mettere in allarme.  
[Modificato da maxis35 02/10/2011 21:20]