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V Domenica dopo l' Epifania

Ultimo Aggiornamento: 07/02/2009 22:37
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07/02/2009 22:25
 
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MESSA VIGILIARE DELLA V DOMENICA DOPO L'EPIFANIA

VANGELO DELLA RISURREZIONE
Annuncio della Risurrezione del Signore Nostro Gesù Cristo secondo Giovanni 20, 1-8


Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette.
Cristo Signore è risorto! ®
Rendiamo grazie a Dio!

Letture Rito Ambrosiano
 
Is 60,13-14; Sal 86; Rm 9,21-26; Mt 15,21-28

 
LETTURA
Lettura del profeta Isaia 60, 13-14

In quei giorni. / Isaia disse: / «La gloria del Libano verrà a te, / con cipressi, olmi e abeti, / per abbellire il luogo del mio santuario, / per glorificare il luogo dove poggio i miei piedi. / Verranno a te in atteggiamento umile / i figli dei tuoi oppressori; / ti si getteranno proni alle piante dei piedi / quanti ti disprezzavano. / Ti chiameranno “Città del Signore”, / “Sion del Santo d’Israele”».

SALMO
Sal 86

Rit.: Verranno tutti i popoli alla città del Signore.
Sui monti santi egli l’ha fondata;
il Signore ama le porte di Sion
più di tutte le dimore di Giacobbe.
Di te si dicono cose gloriose, città di Dio! ®

Iscriverò Raab e Babilonia fra quelli che mi riconoscono;
ecco Filistea, Tiro ed Etiopia: là costui è nato.
Si dirà di Sion: «L’uno e l’altro in essa sono nati
e lui, l’Altissimo, la mantiene salda». ®

Il Signore registrerà nel libro dei popoli:
«Là costui è nato».
E danzando canteranno:
«Sono in te tutte le mie sorgenti». ®

EPISTOLA
Lettera di san Paolo apostolo ai Romani 9, 21-26

Fratelli, forse il vasaio non è padrone dell’argilla, per fare con la medesima pasta un vaso per uso nobile e uno per uso volgare? Anche Dio, volendo manifestare la sua ira e far conoscere la sua potenza, ha sopportato con grande magnanimità gente meritevole di collera, pronta per la perdizione. E questo, per far conoscere la ricchezza della sua gloria verso gente meritevole di misericordia, da lui predisposta alla gloria, cioè verso di noi, che egli ha chiamato non solo tra i Giudei ma anche tra i pagani. Esattamente come dice Osea: «Chiamerò mio popolo quello che non era mio popolo / e mia amata quella che non era l’amata. / E avverrà che, nel luogo stesso dove fu detto loro: / “Voi non siete mio popolo”, / là saranno chiamati figli del Dio vivente».

VANGELO
Lettura del Vangelo secondo Matteo 15, 21-28

In quel tempo. Partito di là, il Signore Gesù si ritirò verso la zona di Tiro e di Sidone. Ed ecco, una donna cananea, che veniva da quella regione, si mise a gridare: «Pietà di me, Signore, figlio di Davide! Mia figlia è molto tormentata da un demonio». Ma egli non le rivolse neppure una parola. Allora i suoi discepoli gli si avvicinarono e lo implorarono: «Esaudiscila, perché ci viene dietro gridando!». Egli rispose: «Non sono stato mandato se non alle pecore perdute della casa d’Israele». Ma quella si avvicinò e si prostrò dinanzi a lui, dicendo: «Signore, aiutami!». Ed egli rispose: «Non è bene prendere il pane dei figli e gettarlo ai cagnolini». «È vero, Signore – disse la donna –, eppure i cagnolini mangiano le briciole che cadono dalla tavola dei loro padroni». Allora Gesù le replicò: «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.
07/02/2009 22:37
 
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Commento al Vangelo dell’8 febbraio
La donna straniera
V Domenica dopo l’Epifania
Gv 20,1-8; Is 60,13-14; Rom 9,21-26; Mt 15,21-28
06.02.2009

di Giuseppe GRAMPA
Parroco di S. Giovanni in Laterano, Milano

Questa pagina evangelica è francamente imbarazzante. Gesù appare così legato alla sua condizione umana di figlio del popolo ebraico al punto da chiudere le orecchie alla domanda di aiuto di questa donna straniera che non aveva nelle vene il sangue di Abramo e che probabilmente neppure credeva al Dio unico di Abramo. Gesù sembra sordo alle richieste accorate di aiuto di questa donna per la sua figliuola malata, anzi devono essere i discepoli quasi a scuoterlo dalla sua indifferenza. Ma ancor più Gesù si rivolge a questa povera madre angosciata per la condizione della figlia con un termine che la nostra sensibilità giustamente rifiuta. Parla di questa donna straniera secondo la mentalità ebraica di allora che assimilava gli stranieri ai cani.
Il diminutivo “cagnolini” non toglie affatto la sensazione di sgradevole, inaccettabile disprezzo per gli stranieri che era proprio del mondo ebraico di allora. Potremmo dire che in nessuna altra pagina dei Vangeli Gesù ci appare ebreo, legato ad una mentalità che noi oggi rifiutiamo perché razzista. Una mentalità dura a morire e che purtroppo si manifesta ancora oggi. Questi ultimi giorni hanno conosciuto odiosi episodi di stupro ad opera di stranieri e il gesto criminale da parte di ragazzi italiani che mettono a fuoco un povero indiano senza fissa dimora, addormentato su una panchina della stazione. Quante persone discriminate, tenute ai margini, disprezzate perché non appartengono alla nostra cultura, non hanno la nostra religione, non hanno usi e costumi come i nostri.

Il cuore dell’uomo

Ma ecco la svolta: in questa donna straniera c’è una fede tenace, c’è un bisogno di salvezza che attende da Gesù risposta e che ottiene risposta: la guarigione della figlia. Che cosa ci insegna questa pagina? Anzitutto impariamo a non giudicare, a non escludere nessuno fermandoci agli elementi esteriori. Noi non conosciamo davvero il cuore dell’uomo e non possiamo farci giudici della sua coscienza. C’è nelle preghiere che seguono la consacrazione una espressione che mi colpisce sempre: appunto affidando i nostri morti al Signore si aggiunge “dei quali tu solo hai conosciuto la fede”. Noi possiamo cogliere indizi esteriori. Possiamo dire: quella persona è praticante, frequenta con assiduità la chiesa, ma non sempre praticare vuol dire aver fede. Quante persone hanno una esteriore pratica religiosa, anzi un ossequio per la Chiesa e i suoi riti ma poi hanno comportamenti decisamente estranei allo stile del credente. Dio solo conosce la fede che abita il cuore dell’uomo, solo lui può dire: Grande è la tua fede o donna. Lui solo, noi non possiamo farci giudici della coscienza altrui e catalogare sbrigativamente i credenti e i non credenti.

Non possiamo giudicare

Quante persone non hanno gesti esteriori di tipo religioso, non sono, come si dice, praticanti ma non possiamo per questo etichettarli come non credenti. Questo giudizio non ci è consentito. Passare dai comportamenti esteriori al segreto della coscienza non ci è lecito. Di nuovo: Dio solo scruta i cuori. Quanto preziosa la lezione del cardinale Martini: in ognuno di noi c’è un credente e un non credente, in ognuno di noi convivono certezze e dubbi, oscurità e chiarezze. Per questo dobbiamo essere sempre pronti a riconoscere ovunque i segni della fede. Ma se non dobbiamo farci giudici della fede o dell’incredulità dividendo gli uomini appunto in credenti e non credenti, non possiamo, allora, in nome della fede condannare, escludere, mettere al bando, peggio combattere e sopprimere, come tristemente è avvenuto. La fede non dovrà mai essere un criterio di divisione, separazione, conflitto; al contrario il rispetto per il segreto della coscienza dove appunto abita la fede e dove giunge solo lo sguardo di Dio e non quello dell’uomo, mi imporrà di rispettare ogni uomo, di riconoscerne la dignità. Sembra ovvio eppure ve n’è un gran bisogno, oggi.
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