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un messaggio

Ultimo Aggiornamento: 08/02/2009 22:13
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04/02/2009 19:01
 
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Un messaggio dalla vedova Coletta
Riporto il post di Giuseppina Oro nel gruppo "Con Eluana, ma per la vita:
facciamo sentire la voce cristiana!"

Parla la vedova Coletta:
vi racconto Beppino ed Eluana

Ha chiamato ancora papà Beppino ieri mattina poco prima delle nove: «Ma
nemmeno l’hai accompagnata E­luana?», gli ha detto subito. Mar­gherita
Coletta è la vedova di Giu­seppe, carabiniere assassinato a Nasiriyah il 12
novembre 2003, nel­l’attentato che spazzò la base ita­liana "Maestrale",
carabiniere che non aveva mai ucciso e che sce­glieva le missioni all’estero
per aiu­tare i bimbi più indifesi, quelli col­piti dalla guerra. Lo faceva
per ri­trovare il sorriso di suo figlio Pao­lo, morto a sei anni stroncato
dal­la leucemia: «Quando capimmo che era finita e i medici ce lo spie­garono
chiaramente – racconta lei – facemmo interrompere la che­mioterapia».
Margherita in questi mesi è volata dalla Sicilia a Lecco per andare a
trovare Eluana, accompagnata da Beppino.

Spesso e a lungo l’ha ac­carezzata, l’ha baciata, le ha parla­to. E spesso
ha parlato col papà, scontrandosi anche duramente, ma senza che mai lui le
negasse il dialogo: in qualche modo for­se sono diventati amici. Ecco perché
ancora ieri mattina lei gli ha telefonato dicen­dogli: «Speravo che coi
gior­ni fossi rinsavito».

Cos’ha provato, Margherita, entrando nella stanza di E­luana?
La prima volta mi sono fermata sulla soglia della sua porta. Pen­savo di
essere più forte. Ho re­spirato a fondo, poi sono entra­ta. Quando l’ho
vista, abituata com’ero alle foto di lei ragazza, mi ha scosso, oggi è una
don­na. Ma poco dopo è diventa­to tutto così normale, come fossi a trovare
una persona in ospedale. Anzi, ho senti­to tanta dolcezza e nessun ribrezzo
o pena. Né ho visto alcun 'sacco di patate', co­me qualcuno descrisse
E­luana, ma una persona che è tutt’altro. Una persona.

La sensazione più bella?
Quando l’ho accarezzata. Con la sensazione netta, net­tissima, che lei
avvertisse le carezze. Certo è che pensavo d’andare a dare io a lei, inve­ce
ho ricevuto assai più di quanto le abbia dato.

Cosa?
La maggiore certezza nelle cose in cui credo. La con­sapevolezza che non si
può ridurre una persona alla sua forma fisica.

Papà Beppino la accom­pagnava in quella stan­za?
Sì. La prima volta che l’ho incontrato mi ave­va fatto molta tenerez­za:
pensavo a mio ma­rito Giuseppe, a quan­do è morto nostro fi­glio. E poi mi
sem­brava quasi di parla­re con mio padre: mi diceva «sei una bir­ba».

Adesso è cambiato qualcosa?
Rispetto comun­que Beppino e provo sempre grande affetto per lui. Ma non è
giusto quello che sta facendo. I figli non sono di nostra proprietà: ci sono
soltanto affida­ti. Ci prendiamo cura di loro, li aiu­tiamo, li assistiamo e
semmai li ac­compagniamo alla morte, prepa­randoli se deve accadere, anche
da piccoli. Ma lui non si rende conto di tutto questo, si sente incapace di
tornare indietro: credo sia so­prattutto lui in uno stato simile a quello
vegetativo. Quando si risveglierà da questo torpore si renderà conto e starà
male, tanto.

Lei che rapporto ha, Margherita, col papà di Eluana?
Ci siamo confrontati tante volte, ma è sempre stato cortese con me. È
convinto di quanto fa, for­se perché non vede più Eluana come lui la
vorrebbe. Ma a me pa­re evidente che in qualche modo sia stato plagiato da
tanta gente alla quale non interessa nulla di Eluana. E lui ora è
strumentaliz­zato, è finito in un vortice: ha an­che momenti nei quali io
credo vorrebbe tornare indietro, perché non pare convinto fino in fondo di
quanto sta facendo, ma non ne ha la forza.

Com’era trattata Eluana nella ca­sa di cura lecchese?
Come una regina. Le suore che le stanno accanto ogni giorno la cu­rano, la
lavano, la profumano, la portano a spasso sulla carrozzella. Addirittura la
depilano, perché E­luana come ogni ragazza non sop­portava d’avere peli
sulle gambe.

E come sta?
Lei è una donna. Una donna di trentotto anni: ha la mia stessa età. Ha il
ciclo mestruale come ogni donna. Apre gli occhi di giorno e li chiude la
notte. Respira benissimo e da sola, serenamente. Il suo cuo­re batte da
solo, tenace e forte. Ci sono momenti nei quali forse sor­ride e altri nei
quali forse socchiu­de gli occhi. Ma quanti sanno dav­vero che Eluana non è
attaccata a nessuna macchina? Quanti sanno che nella sua stanza non c’è un
macchinario, ma due orsacchiotti di peluche sul suo letto? Che non ha una
piaga da decubito? Che in di­ciassette anni non ha preso un an­tibiotico?

La notte scorsa hanno portato E­luana a morire: lei, Margherita, co­sa sta
provando?
Ho un pugnale dentro. Prego, spe­ro fino all’ultimo che lui si renda conto
di quel che sta facendo. Quanto sia sbagliato. Quanto non sia paterno.
Quanto non sia uma­no. Io so che lui soffre dentro di sé, e tanto.

Ci ha parlato appena ieri mattina: secondo lei cosa prova Beppino?
Non so come possa vivere con un peso addosso come questo: Elua­na da
diciassette anni è in quelle condizioni, ma lui fino a ieri mat­tina non si
era mai svegliato sa­pendo che sua figlia sta per mori­re.

Come mai, Margherita, lei e suo marito Giuseppe decideste d’in­terrompere la
chemioterapia a vo­stro figlio?
Paolo ne aveva fatti quattro cicli, ne mancavano due, ma ormai il male
a­veva invaso tutto il suo corpo e i medi­ci ci spiegarono be­ne la
situazione. I dolori e il vomito e tutte le devastazio­ni provocate dalla
chemio a quel pun­to sì che sarebbero stati accanimento terapeutico: così ci
fermammo, affi­dandoci e affidando Paoletto a Dio.

Perché invece con Eluana non ci sarebbe accanimento terapeutico?
Ma Eluana non ha una malattia, non è terminale, non ha un dolo­re, non ha un
macchinario nella stanza, non c’è nulla che possa far pensare ad un
accanimento per te­nerla in vita! È accudita, curata, a­mata. La si deve
solamente aiuta­re a mangiare! Beppino però sostiene che la mor­te di Eluana
servirà a liberarla... Liberarla da cosa? Come fa lui a sa­pere che lei è in
catene? Una per­sona che soffre lo si vede. Non lo capisco proprio cosa
voglia dire Beppino, cerco di sforzarmi, ma non ci arrivo.

Quella giovane donna da ieri è ri­coverata nella sezione maschile del
"Reparto Alhzeimer" della cli­nica udinese "La Quiete"...
Ma si rende conto?! È lì, da sola, con nessuno che la conosce, che l’ha
curata, che la ama, perché le suo­re di Lecco la amano: se sapesse ie­ri
sera ( lunedì, ndr) quando ho chiamato suor Rosangela come piangeva. Anzi,
mi permetta di rin­graziare proprio le suore della ca­sa di cura "Beato
Talamone" e tut­te le persone che per quindici an­ni hanno avuto quella tale
cura per Eluana.

Margherita, ma perché lei decise d’andare a trovarla?
Non lo so. Una sera ero a casa, ho visto la notizia al telegiornale e ne ho
avuto il desiderio. So di non valere nulla, ma ho cercato il nu­mero di
Beppino, perché volevo fargli sentire la mia vicinanza. L’ho chiamato, gli
ho spiegato chi ero e che sarei stata felice se avessi potuto incontrare
Eluana. Lui fu molto gentile, mi disse: «Signora, davanti al suo dolore
m’inchino e mi fa piacere se viene». Appena poi arrivai a Lecco, mi chiese
su­bito: «Margherita, tu da che par­te stai?».

Lei cosa gli rispose?
«Beppino, io non sto dalla parte di nessuno: sono venuta a trovare E­luana
come se tu fossi venuto a tro­vare un mio parente caro»: andai da lei non
per far cambiare idea a Beppino né per altro, solo perché mi era sembrato
giusto farlo.

Come mai lei ha accetta­to di raccontare tutto que­sto solamente adesso?
Beppino sa che io non a­vrei mai detto nulla e l’ha visto finora. Però è
giunto il momento di dare voce a Eluana.

Un’ultima domanda, Margherita: ha speran­ze per Eluana?
La prima volta andai a trovarla nel novem­bre scorso: le promisi che sarei
tornata per Natale e Beppino, certo e tranquillo, mi disse: «A Natale non ci
sarà più». Io le sussurrai nell’orec­chio sotto voce «non ti preoccupare, ci
rivedia­mo» e così poi è stato.
Pino Ciociola

Avvenire 4 febbraio 2009
05/02/2009 20:26
 
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17.43 - Beppino Englaro: "Mia figlia oggetto di violenza inaudita". "Quando Eluana non ci sarà più, rientrerò in una dimensione umana, perché finora ho vissuto in una dimensione disumana. Mia figlia è stata violentata, continuamente invasa nel suo corpo, oggetto di una violenza che lei avrebbe definito inaudita, inconcepibile e inaccettabile''. Lo ha detto Beppino Englaro, padre di Eluana.


TGCOM OGGI

Questo è il ringraziamento e l'apprezzamento per 17 anni di dedizione e cure prestate alla figlia, mentre lui girovagava per tribunali nella ricerca di soddisfare le proprie intenzioni


Beppino Englaro si confidò a tal punto da confessarmi,
in presenza di altre persone, che 'non era vero niente
che sua figlia avrebbe detto che, nel caso si fosse ridotta
un vegetale, avrebbe voluto morire'. In effetti, Beppino,
nella sua lunga confessione mi disse che alla fine,
si era inventato tutto perché non ce la faceva più
a vederla ridotta in quelle condizioni. Che non era più
in grado di sopportare la sofferenza e che in tutti questi
anni non aveva mai visto miglioramenti. Entro' anche
nel dettaglio spiegandomi che i danni celebrali erano
gravissimi e che l'unica soluzione ERA FARLA MORIRE


Da Salvatore Crisafulli al TGCOM
05/02/2009 23:25
 
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«Eluana come Terri?
Sarebbe una morte orribile»
Pubblichiamo, in esclusiva, la lettera scritta dal fratello di Terri Schiavo, la donna in stato vegetativo lasciata morire di fame e di sete negli Stati Uniti nel 2005.

Siamo angosciati dalle ultime, tragiche notizie su Eluana, di cui abbiamo seguito la vicenda sempre e da vicino. In questo momento ci sentiamo più che mai di dire che chiunque sostenga che la sua morte sarà «serena», che non soffrirà, sta mentendo.

Ciò che è successo alla nostra amata Terri durante la lenta e inimmaginabile agonia che l’ha portata a morire di fame e di sete è qualcosa che nessuno, mai, in nessun posto, dovrebbe sopportare. E nessuna famiglia dovrebbe mai assistere a un simile scempio.
La morte della nostra Terri, la sua terribile sofferenza, si sono come "attaccate" ai nostri occhi, ai nostri cuori, e non ci abbandoneranno mai.
 
Ed è proprio per la disumana natura di una morte così, per disidratazione, che quando a Terri sono stati tolti cibo e acqua è stato fatto a porte chiuse, nel segreto, senza che nessuno potesse vedere cosa le stava accadendo, in che modo orribile la si "lasciava morire".

Lo stesso avviene ora con Eluana: nessuno la vede, nessuno può vederla, vogliono che anche la sua sofferenza rimanga nascosta, lontano dagli occhi di chi potrebbe conoscerla. Se all’opinione pubblica americana fosse stato permesso di assistere alla tragica fine di Terri, le proteste e l’orrore della gente avrebbero invaso la Florida e il mondo intero. Ma ciò non è accaduto.

In questo momento possiamo solo pregare affinché il padre e la madre di Eluana si rendano conto dell’indescrivibile dolore che attende la loro figlia – e che attende anche loro –, prima che sia troppo tardi.
BOBBY SCHINDLER fratello di Terri Schiavo
http://www.avvenire.it/Commenti/BOBBY+SCHINDLER.htm
07/02/2009 01:23
 
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Quella tosse squassa le prime coscienze
 06 Febbraio 2009
Notte di domande a "La Quiete"
Quella tosse squassa le prime coscienze
Mettiamoci nei suoi panni: un viaggio allucinato e allucinante. Di notte, su un’ambulanza, lui e lei da soli, costretti dallo spazio angusto a una vicinanza che non era mai avvenuta prima, per ore uno in compagnia dell’altro, muti in due silen­zi diversi. Vicini, terribilmente vicini. Si so­no incontrati così, Eluana e il dottor Ama­to De Monte, e lui ne è uscito «devastato»: per l’aspetto di Eluana – si è detto e ha fat­to intuire lui stesso, ma senza spiegarsi mai troppo, lasciando vaghi i contorni della sua «devastazione» – o forse per qualcos’altro che in quel viaggio gli ha ingombrato l’a­nima come un fastidio sottile e insistente, che lui ha voluto scacciare ma ogni tanto ancora gli torna? Va, l’ambulanza, incrocia gocce di acqua e neve e i fari di altre vite viaggianti nella notte, ignare di quel carico di vita tra­sportato a morire, mentre Eluana dorme, perché questo fa di notte, da molti anni. Avrà vegliato, invece, il dottor De Monte, e quante volte avrà guardato quel sonno forse un po’ agitato dalla mancanza di un letto, sempre lo stesso da quindici anni, del tepore di una stanza, dei rumori e de­gli odori sempre uguali e rassicuranti, del­la carezza frequente di una suora? Poi è arrivata l’alba e un cancello si è inghiotti­to Eluana, nessuno l’ha più vista se non i volontari e il medico, ancora lui, tacitur­no con i giornalisti, scuro in volto, sempre frettoloso, anche la sera quando si allon­tana pedalando sulla bicicletta per le stra­de di Udine.

«Eluana è morta diciassette anni fa», ave­va detto in quell’alba di martedì scorso, la­sciando con sollievo l’ambulanza e quella strana compagna di viaggio che l’aveva de­vastato, lui, medico anestesista e rianima­tore che chissà quante ne deve aver viste in vita sua... Ma dopo una notte ne segue sempre un’altra, e un altro confronto con Eluana, che morta non è e quindi si agita... Passa la prima notte, la seconda andrà me­glio – si dice il medico – ma così non è, per­ché Eluana non pare più la stessa, poche ore fuori casa e qualcosa è già cambiato. Tossisce, Eluana. Tossisce?

Sì, tossisce, e di una tosse che squassa i suoi (forti) polmoni ma forse di più l’udito e le coscienze di chi l’ascolta e non sa che fare. Tossisce, si scuo­te, quasi si strozza e intanto, proprio come farebbe ciascuno di noi, tende e tirarsi su, cerca aria, solleva le spalle ma non riesce. Dove sono quelle mani che a Lecco sape­vano sempre cosa fare? Perché non accor­re chi immediatamente compiva quel pic­colo gesto che dava sollievo? Eluana tossi­sce sempre più, una tosse che accenna ad essere ribellione di un corpo, che è richie­sta, che è grido. Una tosse che, beffarda, sembra fare il verso a chi dice 'Eluana è morta diciassette anni fa': no, un morto non si agita nel letto sconosciuto. Gli infermieri-volontari provano di tutto, ma appartengono all’équipe di De Monte, conoscono a memoria il protocollo per far­la morire, che ne sanno ora dei piccoli ge­sti che sono propri di una vita, di quella vita? Come si gestisce una «morta» che fa i capricci e nel solo modo che conosce pe­sta i piedi? Dovevano essere devastati an­che loro, l’altra notte, se alla fine si deci­dono a fare il fatidico numero di Lecco e con nuova umiltà chiedono al medico cu­rante di Eluana: come facevate a farla sta­re bene?

Il dottore deve aver provato a spie­gare come mai in quindici anni non era stato necessario aspirare il catarro (l’incu­bo dei disabili come lei), avrà indicato al collega le mosse da fare, ma il resto non poteva spiegarlo: accarezzatela, osservate il suo respiro e ascoltate il battito del suo cuore – si erano tanto raccomandati da Lecco quella notte lasciandola partire per Udine –, sono i tre elementi che vi porte­ranno ad amarla... Ma questo nel proto­collo non sta scritto e nessuno lo può in­segnare. Questo raccontano tra i sussurri dalla «Quiete», la casa di riposo in cui la notte è passata agitata un po’ per tutti. Inutile invece chiedere conferme alla cli­nica di Lecco: medici e suore hanno giu­rato silenzio e quella è gente che ha una so­la parola. Tacciono e pregano. Ma a Udine avevano giurato sul protocollo di morte, mentre quella tosse di vita «devasta» già le prime coscienze.
Lucia Bellaspiga
07/02/2009 11:57
 
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Post: 14
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Dalla parte della vita - Dalla parte di Eluana
Premettendo che sono al 100% dalla parte di Eluana , dunque dalla parte della vita  vorrei chiedere a voi tutti : perchè non c'è stata e non c'è nella Chiesa tutta la stessa dedizione e forza di lottare come per Eluana contro il divorzio , il traffico di organi , e tutte le povertà (specie quelle dei bambini innoccenti) che sottopongo degli esseri umani altrettanto indifesi a soprusi e sacrilegi bne peggiori di quelli che il mnedico con l'orecchino di Udine vuol fare a questa giovane donna ?? Ci può essere credibilità nella Chiesa ?? Quando verrà abrogata la legge sul divorzio attualmente in vigore ed a suo tempo promulgata anche con l'assenso o la vigliacca astensione di politici cattolici o presunti tali ?? Un saluto a tutti.


Mario
Mario961


Sursum Corda !
07/02/2009 23:40
 
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2009-02-07

Lo yogurt al caffé che le piaceva tanto

«Eluanina, tornerai come prima». La mamma spiava il risveglio
La macchina del tempo sembra essersi fermata: chi è oggi Eluana? Com’è diventata negli anni? Sarà invecchiata come tutti, peggio di tutti... Eppure continuiamo a chiamarla ragazza: chi ci riesce a dire donna? Ma il tempo è passato e quasi nessuno l’ha mai potuta vedere, entità senza volto, cristallizzata a tempi che furono, figura antica e sorridente, bella e solare, elegante e viva come ce la rappresentano decine di foto scattate vent’anni fa. Ma oggi? Nessuna immagine è mai uscita – comprensibilmente – dalla stanza in cui ha vissuto giorno per giorno tre lunghi lustri, così la domanda che prima o poi tutti si pongono è sempre la stessa: chi è oggi Eluana? Tanti i corpi devastati dallo stato vegetativo ( sono migliaia in Italia), basterebbe immaginarla come loro, calva, pelle e ossa, gambe atrofizzate, carni piagate, volto scavato, smorfia deforme. Basterebbe pensare alla gola squarciata dai medici per ficcarci un tubo e forzarla così a respirare. Si potrebbe a buon diritto credere sia attaccata ' alla spina', altrimenti morirebbe.

Nessuna immagine, nessun video, dicevamo. Se no si saprebbe chi è oggi Eluana: se si entrasse nella sua stanza nottetempo, mentre dorme, niente ci rivelerebbe la sua disabilità ( di giorno tradita dal suo sguardo incantato). Non pelle e ossa ma un corpo sano e florido, non membra rattrappite in posizione fetale ma la naturale postura del riposo, non piaghe ma una pelle freschissima, non ghigni di dolore ma un viso tranquillo e capelli nerissimi. Soprattutto nessuna sofferenza, nessuna spina, nessuna macchina, nessun tubo in gola: una giovane donna che dorme respirando lievemente, chiude gli occhi al sonno per riaprirli al risveglio del mattino, assimila il nutrimento e l’acqua, cresce e vive. Solo cibo e liquidi le vengono somministrati col sondino, come accade a migliaia di pazienti colpiti da diverse malattie ( pancreatite, tumori...): a loro nessuno si sognerebbe di negare il nutrimento.

Non c’è traccia di saliva sulle sue guance né di tubi che debbano aspirargliela, perché Eluana deglutisce, e ci fu un tempo in cui con pazienza senza fine sua mamma si ostinava a imboccarla... Erano ore passate ad accarezzarla, a metterle la crema sul viso, « quando ti sveglierai dovrai essere bella come prima » : racconti lontani affidati a chi la ricorda mentre con amore che cancella ogni fatica le faceva assaporare « lo yogurt al caffè che tanto ti piaceva » . Un poco andava giù, il resto sul cuscino, ma a una madre questo basta. E se non basta altri gesti nutrono il suo amore: portarle per anni vestiti leggeri o maglie pesanti ai cambi di stagione, spiando sempre un risveglio, aspettando « l’Eluanina che tornerà come prima » . Un sogno mai avverato, ma anche la prova di un amore che non rinuncia e mai avrebbe detto « Eluanina è morta tanti anni fa » . Oggi quella madre annientata dal dolore giganteggia nel rispetto di noi tutti, simbolo supremo di un amore che non demorde se l’amato non risponde. Da due anni non ha più la forza di accompagnare i silenzi di sua figlia, ma c’è chi ha continuato per lei, con carezze e con creme, persino col futile che piace a ogni donna e la rende più bella.

Perché se qualcuno tra i politici di recente ha chiamato Eluana una ' vita inutile', chi per anni l’ha curata le ha concesso persino il superfluo: in fondo è così che si vizia una figlia. Il giorno dell’ultimo Natale nella chiesa delle suore seduta sulla sua carrozzella anche Eluana era presente alla Messa. Un sogno mai avverato ma anche la prova di un amore che non rinuncia e mai avrebbe detto: è morta tanti anni fa.
08/02/2009 22:13
 
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  Segreteria Nazionale: Via degli Olmi, 62 - 00172 Roma -Tel. 06/2310407-8 Fax 06/2310409

E-mail: rns@rns-italia.it – Sito: www.rns-italia.it

" Io sono venuto perché abbiano la vita e l'abbiano in abbondanza" (Gv 10,10)

Avete inteso che fu detto agli antichi: Non uccidere; chi avrà ucciso sarà

sottoposto a giudizio. Ma io vi dico: Chiunque si adira con il proprio fratello, sarà

sottoposto a giudizio (Mt 5,21-22)

La vita dell’uomo è sacra perché è stata creata da Dio ed ha come scopo principale

quello di tornare a Dio. Solo Dio è il Signore della vita dal suo inizio alla sua fine;

nessuno, in nessuna circostanza, può rivendicare a sé il diritto di distruggere

direttamente un essere umano innocente (Catechismo Chiesa Cattolica n. 2258).

LA PREGHIERA E' VITA

per questo, mossi dallo
Spirito Santo che è Signore e dà la Vita sentiamo il

bisogno di

PREGARE PER LA VITA DI ELUANA

PREGARE PER RIBADIRE IL SI ALLA VITA DI TUTTE LE

PERSONE SOFFERENTI

PREGARE PERCHE' LA VITA SIA RISPETTATA DALLE LEGGI

DELL'UOMO IN OGNI TEMPO E CONDIZIONE

Fratelli e sorelle carissimi/e, stiamo vivendo giorni carichi di dolore e costernazione

per quanto sta accadendo nella Clinica "La Quiete" di Udine. Eluana, per la quale

abbiamo trepidato e pregato già da tempo, sta per essere lasciata morire di sete e di

fame. Quest'ultimo è l'ennesimo attacco alla vita dei sofferenti, dei poveri e di chi non

ha "voce".

Vi invitiamo tutti ad una forte preghiera perché il Signore voglia illuminare quanti

hanno responsabilità civili e sanitarie ad adoperarsi perché venga impedito quello che

è un vero e proprio omicidio.

E’ giunto il momento di dichiararsi espressamente e decisamente contro ogni

tentativo di introdurre nel nostro Paese una legislazione eutanasica alla quale la

cultura e il giusto sentire del nostro popolo sono decisamente contrari. Sappiamo

bene che per quanto ci riguarda, la nostra forza è nella preghiera e nella parola di Dio

vissuta in profondità ed autenticità: questo può cambiare il mondo!

Segreteria Nazionale: Via degli Olmi, 62 - 00172 Roma -Tel. 06/2310407-8 Fax 06/2310409

E-mail: rns@rns-italia.it – Sito: www.rns-italia.it

Crediamo nel potere della preghiera fatta in comune e nel potere dello Spirito Santo.

Nulla è impossibile a Dio! Non perdiamo la speranza nella vita e accompagniamo

questo momento con la fede e la carità che derivano dalla preghiera accogliendo,

nella volontà di Dio, l'evolversi umano di tale vicenda triste e dolorosa.

Sentiamo doveroso però opporci, con le nostre armi spirituali e con il nostro grande

senso di responsabilità civile e morale, al diffondersi della cultura della morte: la vita

è sacra e va rispettata sempre!

Vi segnaliamo che spontaneamente già molti gruppi e comunità hanno organizzato

momenti di preghiera, di adorazione, veglie e quanto è nelle nostre possibilità per

chiedere ed ottenere dal Signore la salvezza per una persona inerme.

Nei roveti ardenti che vi invitiamo ad organizzare nei prossimi giorni, vi chiediamo

di elevare al Signore preghiere per Eluana ed anche per la sua famiglia, ma estendete

la preghiera per tutte le persone che vivono la stessa pena. Vi chiediamo di dar voce

al silenzio di Eluana con il vostro silenzio orante: i roveti ardenti (silenziosi) siano

ispirati dalla parola di Dio in premessa indicata, il tutto animato da idonei canti di

adorazione e di lode.

E' opportuno, inoltre, partecipare alle legittime manifestazioni pro-vita con stile civile

e corretto. Vi segnaliamo particolarmente le iniziative diocesane locali e quelle

dell'associazione "Scienza e Vita" alle quali vi chiediamo di aderire per quanto è

nelle vostre possibilità.

Don Guido Pietrogrande sdb

Consigliere Spirituale Nazionale

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