La verginità perpetua di Maria e i dogmi cattolici dell’Assunzione e dell’Immacolata concezione.
"L’ottobre dell’anno 1999 è stata posta una pietra miliare nel cammino della riconciliazione delle Chiese cristiane"; così è stato definito da papa Giovanni Paolo II il documento della dichiarazione congiunta , cattolico-luterana, sulla dottrina della giustificazione della fede, firmata ad Augsburg.
Altri punti controversi dovranno ancora essere risolti, prima del raggiungimento della comunione e dell’unità delle Chiese cristiane; a questo stanno dando un valido contributo gli studi condotti dal gruppo di Dombes da cui traiamo le preziose indicazioni che seguono.
Uno dei punti controversi riguarda la menzione dei fratelli e delle sorelle di Gesù nel Nuovo Testamento, vi sono alcune difficoltà della sua interpretazione che pur non comportando in alcun modo un attentato alla nostra fede comune in Cristo, contribuiscono ad alimentare il contenzioso.
L’uso nel Vangelo del termine greco adelphòs significa parente stretto, da cui fratello o cugino, inoltre come ancora nel linguaggio corrente ai tempi di Gesù il termine fratello era usato per designare un appartenente ad una stessa comunità; gli stessi membri del popolo di Dio erano chiamati fratelli. Per questo i cattolici ritengono che la Scrittura non contraddica l’affermazione della verginità perpetua di Maria.
Anche Calvino si esprime a favore della verginità perpetua di Maria: "Del resto, è assolutamente noto che in ebraico, con questa parola fratelli sono indicati tutti i cugini e i parenti".
I riformatori hanno sempre inteso il termine fratelli nel senso di cugini e hanno interpretato la verginità perpetua di Maria come una consacrazione particolare della madre di Gesù, immagine della Chiesa (cfr. anche cap. 3 per la posizione di Lutero). Tuttavia numerosi protestanti mediante la ricerca esegetica si sono situati nella posizione opposta.
Un altro punto riguarda i dogmi cattolici dell’Immacolata concezione e dell’Assunzione(1854 e 1950). Gli ortodossi proclamano Maria come "la tutta pura", non perché così concepita, ma perché ella non si è lasciata dominare dalla natura peccatrice per divina concessione.
Per quanto riguarda l’Assunzione la tradizione ortodossa preferisce parlare di "Dormizione", sebbene usi talvolta anche il termine di "Assunzione".
Gli ortodossi rifiutano i due dogmi soprattutto per come sono stati promulgati dalla Chiesa cattolica al di fuori della via conciliare.
Le Chiese della Riforma formulano invece obiezioni più fondamentali in rapporto alle dottrine dell’Assunzione e dell’Immacolata concezione. Essi riconoscono la santità di Maria nella comunione dei santi, ma non ritengono prudente arrivare fino all’affermazione della sua immacolata concezione e alla sua assunzione, ritenendo che non vi sia in merito una certezza scritturale.
La questione era già attuale nel medioevo, tanto che alcuni rifiutavano la concezione immacolata di Maria a motivo dell’universalità del peccato originale. Altri invece come Bonaventura e Duns Scoto la sostennero dando origine alla formulazione che la teologia occidentale farà propria.
Nel 1483, il papa Sisto IV affermò che questo punto della dottrina era libero e nessuna delle due posizioni dovesse essere qualificata eretica. I papi successivi si dimostrarono sempre più a favore della preservazione di Maria dal peccato originale. Particolare menzione in proposito merita il papa Alessandro VII(1661) dalle cui affermazioni prenderà in prestito alcune formulazioni la definizione del 1854 di Pio IX.
La questione dell’Assunzione non è stata caratterizzata da controversie tanto importanti come per l’Immacolata concezione, perché la sua definizione(1950) ha confermato in maniera solenne una devozione che già era presente accettata sia in occidente che in oriente.
Constatiamo che vi sono comunque importanti punti di consenso tra le tradizioni delle nostre diverse Chiese; esse si radicano sulla sovranità di Cristo, ricordando che Maria, come ogni creatura, ha avuto bisogno di essere salvata da suo Figlio e che l’immacolata concezione deve essere compresa come opera di Dio solo in riferimento al mistero dell’Incarnazione e alla grazia come iniziativa assoluta di Dio che ha preservato Maria da ogni colpa fin dal concepimento, per prepararla a diventare la madre di suo Figlio.
Al dialogo ecumenico spetta quindi esaminare in quale misura i due dogmi costituiscono non tanto delle "novità", come affermerebbero alcuni protestanti, ma delle interpretazioni di un dato della fede cristiana come pensano i cattolici.
Sarà questa l’occasione per i cattolici di mettere in atto il principio della "gerarchia delle verità" come è stato formulato dal concilio Vaticano II: "Nel dialogo ecumenico i teologi cattolici … si ricordino che esiste un ordine o "gerarchia" nelle verità della dottrina cattolica, essendo diverso il loro nesso col fondamento della fede cristiana" (UR, II). Per questo dovremo riconoscere alle dottrine dell’Immacolata concezione e dell’Assunzione un’importanza, non secondaria certo, ma subordinata rispetto al nucleo della fede cristiana (Simbolo degli apostoli: Trinità, Incarnazione, Resurrezione).